Il cibo? E’ forse l’unica realtà indagabile da tutti e 5 i nostri sensi
di Giovanni Paolo Magistri – biologo
È noto che possediamo cinque sensi più un sesto che è la conseguenza della sommatoria dei cinque; secondo la scienza moderna sono da considerarsi sensi anche la propriocezione, ovvero la consapevolezza del sé, la termocezione, che distingue le variazioni di temperatura, la nocicezione deputata alla percezione del dolore, la percezione viscerale che consente di indagare lo stato di salute degli organi interni del nostro corpo.
Personalmente sono dell’idea che la percezione viscerale sia in ultima analisi riconducibile alla nocicezione, che la termocezione sia attribuibile al senso del tatto e che la propriocezione altro non sia ciò che chiamiamo sesto senso.
Che ne facciamo di questi sensi? Fondamentalmente indaghiamo la realtà che ci circonda interagendo con essa, utilizzando più o meno i cinque sensi secondo necessità.
Credo si possa convenire che una realtà sia maggiormente in grado di arricchirci, suscitare consapevolezza, apportare ulteriori interrogativi, essere motore di vita, qualora sia indagabile dai cinque sensi; se non altro per completezza di sensazioni.
Ora, proviamo a porci la seguente domanda: quale realtà sia indagabile contemporaneamente dai cinque sensi.
Le arti, la musica, la pittura, la scultura, la prosa sono tra le manifestazioni umane maggiormente riconosciute in grado di permeare i meandri profondi della nostra psiche suscitando passioni, dolore, fantasia, amore, ricordi, ma sorprendentemente non sono vagliabili contemporaneamente dai cinque sensi.
Se assisto all’esecuzione di un brano musicale vedo i movimenti degli orchestrali, sento l’armonia dell’esecuzione anche nelle sue pause, tasto il vibrato degli strumenti; ma la musica non possiede gusto e odore; se non per immaginazione.
La visione degli antichi filosofi greci riguardo la realtà, sostanzialmente composta da quattro elementi primari- terra, acqua, aria e fuoco- non è oggi più sostenibile, ma è comunque altrettanto vero non si discosti, macroscopicamente parlando, da una sua più attuale interpretazione e tornando all’interrogativo “quale realtà sia indagabile contemporaneamente dai cinque sensi” ci si trova di fronte ad una risposta, che in tutta onestà avrei preferito non fosse, univoca: il cibo.
Del cibo percepiamo forma, cromaticità, la diversità del sapore, il profumo, la consistenza e i vibrati provocati nel compiere atti, come ad esempio, la sua masticazione.
Proviamo a definire, in modo scientificamente accettabile e condivisibile socialmente, cosa intendiamo per cibo; la normativa europea in fatto di igiene alimentare ha adottato la seguente dicitura: qualsiasi sostanza o prodotto trasformato, parzialmente trasformato o non trasformato, destinato ad essere ingerito o di cui si prevede ragionevolmente possa essere ingerito da esseri umani.
La ragione di questa definizione sta nel fatto che gli esseri umani, essendo parte del mondo dei viventi, hanno certamente intrinseca la necessità di assumere cibo, ma come tutti gli esseri viventi si differenziano per tipologia e modalità di assunzione ed è interessante constatare come tutta la materia naturale sia praticamente cibo per le innumerevoli e differenti forme di vita.
Ora, se tutta la materia naturale è fondamentalmente cibo, si può conseguentemente e ragionevolmente affermare che tutto ciò che non è materia naturale non sia vagliabile direttamente dai cinque sensi.
Sembrerebbe di no!
Il bacio ad esempio, inteso come esternazione di affettività tra innamorati, certamente non è collocabile tra gli aspetti propriamente materiali della nostra esistenza, ma sorprendentemente è forse l’unica realtà non materiale vagliabile dai cinque sensi ed è altrettanto sorprendente rilevare come l’essere innamorati conduca spesso all’appagamento dell’appetito.
La conoscenza popolare è ricca di “detti” che attribuiscono all’appagamento dell’appetto frasi quali “vive di solo amore”, “l’amore nasce per appetito, dura per fame e muore per sazietà”.
Ma anche l’amore inteso come sentimento di fratellanza fra popoli è stato sancito utilizzando il cibo a simbolo di completa condivisione sensoriale; come è avvenuto con Cristo nell’ultima cena con i suoi discepoli.