Silenzi e rumori della società digitale

Quando il mondo cambia, cambiano non solo i suoni, ma anche la loro assenza.

Di Doris Zaccaria – giornalista e formatrice

Corrono come pazzi, i loro ritmi sono forsennati. La loro furia è determinata dai nostri desideri, dalle ferree regole del mercato, dal nostro attuale stile di vita che pare riprendere le parole di una celebre (ancorché non certo nuova) canzone: I want it all, and i want it now.

Per strada è tutto uno sbattere di sportelli, scorrere di portelloni, suono di clacson, sgommate per ripartire in tutta fretta: sono i rumori di un esercito di corrieri.

Certo, ci sono anche quelli in moto, pure quelli in bici: decisamente i meno chiassosi, anzi a volte il loro silenzioso e metodico pedalare è pure un pericolo per malcapitati passanti che rischiano di venire travolti dalla corsa alla consegna.

Dall’altra parte, ecco che alcune vie diventano più vuote, più desolate e senza rumore: sono le serrande che chiudono. Alcuni commercianti non ce la fanno a competere, non hanno gli strumenti o le risorse per ribattere all’infinita disponibilità della rete. Mica tutti: c’è chi prima poteva vendere nel paesino e nel quartiere e adesso col suo e-commerce può essere visibile in tutta Italia, forse anche in tutto il mondo.

Quando il mondo cambia, cambiano non solo i suoni, ma anche la loro assenza.

Chi si sarebbe immaginato, per esempio, di uscire a cena per non proferire una parola? Eppure, capita continuamente di vedere coppie e gruppi di amici che non si parlano, presi dalla consultazione del proprio smartphone. Ogni tanto alzano la testa dallo schermo per commentare quello che stanno guardando, ma la conversazione rischia di arenarsi di nuovo: troppo forte è la lusinga dei feed che si aggiornano in continuazione, delle notizie che si susseguono incessantemente.

Quando la vita in società diventa troppo complicata, la tentazione di isolarsi si fa più forte. In un mondo iperconnesso, può persino passar la voglia di parlare.

Chissà quali sono, i rumori e silenzi di chi sceglie il silenzio selettivo o chi, addirittura, diventa un hikikomori: con questo termine giapponese si designano le persone, soprattutto giovanissime,  che hanno scelto di ritirarsi dalla vita sociale, spesso cercando livelli estremi di isolamento e confinamento. Nel 2018 un’approfondita inchiesta dell’Espresso (https://espresso.repubblica.it/visioni/cultura/2018/10/19/news/fuga-dalla-parola-1.328000 ) si intitolava, significativamente: “I nostri ragazzi in fuga dalla parola”.

Si stima che oggi in Italia ci siano circa 100 000 hikikomori, ma molti di più sono quelli che mostrano difficoltà a relazionarsi e a parlare in presenza. Una grande ondata di silenzio sembra abbattersi su una parte delle nuove generazioni. Proprio quelle che nella vulgata comune, in qualità di “native digitali” avrebbero dovuto trarre beneficio dall’infinità di strumenti presenti in rete.

Non mancano, del resto, tanti giovani entusiasti del digitale non potrebbero vivere senza postare foto e video, chattare e vedere gli amici online.

Ma il cambiamento della società non riguarda solo i giovani, anzi. Nel mondo di oggi si sta operando l’ennesima cesura: da un lato chi non potrebbe più vivere senza la gratificazione provocata da un like sui propri post e appena riceve una notifica deve controllare immediatamente di cosa si tratti. Sull’altro versante, chi ha dei dubbi (più o meno forti) su questo nuovo mondo e cerca un rapporto meno pervasivo col digitale. Può accadere che i rappresentanti di queste due categorie si scontrino: immaginiamoli a bordo di un treno. Avremo persone che per non perdere chiamate, messaggi e notifiche preferiranno lasciare alta la suoneria del cellulare. Non mancheranno quelli che decidono di dedicarsi a estenuanti videochiamate, oppure scattarsi innumerevoli selfies (Clic! Clic! fa il cellulare adoperato come macchina fotografica ). Con buona pace di chi, magari, per educazione preferisce restare in silenzio e non disturbare i compagni di viaggio.

Molte volte anche a me è capitato di pensare: ma quanto era bello quando si viaggiava in tranquillità, tutt’al più col sottofondo di un più moderato chiacchiericcio.

Ma è inutile, lo sappiamo, rimpiangere i tempi andati: che avevano anche loro grossi pregi e grossi difetti, va ricordato. Senz’altro, c’erano altri silenzi, c’erano altri rumori. Certo, questo discorso vale solo se pensiamo al nostro mondo umano e mutevole. La Natura, negli spazi che ancora le concediamo di abitare, canta da millenni la stessa canzone.

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