E’ ciò che ha fatto Marcella Pedone, prima fotografa freelance italiana, scomparsa alla bella età di 103 anni. A ricordarla è stato soprattutto il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano
Di Paola Emilia Cicerone – giornalista scientifica

E’ stata la prima fotografa freelance italiana, e con le sue immagini ha raccontato l’Italia che cambiava ma anche la natura e la bellezza delle Dolomiti. Parliamo di Marcella Pedone, scomparsa l’11 gennaio scorso alla bella età di 103 anni. A ricordarla è stato soprattutto il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia di Milano, cui Pedone ha donato qualche ano fa la sua collezione di oltre 170.000 scatti e i suoi strumenti di lavoro, le macchine fotografiche ma anche cavalletti, obiettivi microfoni e proiettori . (info /www.museoscienza.org/it/collezioni/marcella-pedone)
“Una collezione che permette di osservare in dettaglio come era fatta la ‘bottega viaggiante’ di una fotografa documentarista freelance nel secondo dopoguerra e rimanda a una tradizione del Museo, che sin dalle origini accosta agli ambiti produttivi industriali su larga scala la ricostruzione di botteghe artigiane in diversi settori”, spiegano i responsabili del museo.
Quella di Marcella Pedone è la storia di una pioniera che ha saputo affermarsi in un settore all’epoca completamente maschile lottando contro pregiudizi e stereotipi. E che ha percorso l’Italia con la sua roulotte, avvicinando pescatori e contadini oppure avventurandosi in fabbriche e miniere per raccontare un mondo che oggi ci sembra lontanissimo, anche se fa parte del passato di molti di noi.

“Con la sua vita personale e professionale, Marcella Pedone ha anticipato di decenni principi che si sono consolidati nella nostra società: libertà, autonomia, competenza e passione”, ricorda Fiorenzo Galli, direttore generale del Museo. “E sono valori che emergono nella sua ultima mostra temporanea Dolomiti Trasfigurate, tenutasi nel 2021 al Museo: uno straordinario regalo culturale”.

Nata nel 1919 a Roma, Marcella Pedone comincia a formarsi professionalmente nel dopoguerra in Germania, lavorando per conto di case produttrici di apparecchi fotografici e pellicole (Rolleiflex e Ferrania) e tenendo conferenze foto-cinematografiche sull’Italia nel circuito delle Università popolari tedesche. Un lavoro che le regala una certa notorietà e la collaborazione con la Bavaria, la più importante agenzia fotografica tedesca. Rientrata in Italia avvia una collaborazione con Ferrania, che le affida la sperimentazione e la promozione della sua pellicola a colori, fotografica e cinematografica. E’ in quegli anni che Pedone percorre il paese raccontando tradizioni e mestieri spesso in via di sparizione e documentando la trasformazione dell’Italia da società agricola e arcaica a moderna realtà industriale. Un percorso ricchissimo che viene interrotto dal fallimento di Ferrania. Pedone non si scoraggia e decide di intraprendere una carriera autonoma, ritagliandosi uno spazio nel settore dell’editoria divulgativa e scolastica: la banca di immagini da lei creata viene utilizzata da importanti case editrici come Loescher e De Agostini.

Il lavoro della fotografa è stato a lungo misconosciuto: non solo perché si trattava di una donna ma anche perché la fotografia destinata all’ambito editoriale ha sempre avuto un ruolo subalterno rispetto ad ambiti più prestigiosi, come la fotografia pubblicitaria. Solo di recente la sua opera ha attirato l’attenzione del mondo accademico: dal 2017 è attivo un progetto di ricerca dell’Università degli Studi di Padova, con la collaborazione del Museo, che ha portato alla pubblicazione di una monografia dedicata, mentre nel 2018 la collezione è stata oggetto di una tesi di laurea triennale sulla conservazione degli archivi fotografici, presso la Facoltà di Scienze e Tecnologie dell’Università degli Studi di Milano. Nel 2021 poi il Museo della Scienza ha offerto al grande pubblico l’opportunità di esplorare l’aspetto meno noto del lavoro di Marcella Pedone, ospitando la mostra Dolomiti Trasfigurate, dedicato al mondo reale e immaginario dei Monti Pallidi. Si tratta di scatti in cui la fotografa, attraverso una personalissima tecnica che le consente di sovrapporre una sull’altra due o più pellicole a colori, riesce a fondere tra loro paesaggi e ritratti, svelando identità inaspettate che attingono dalle leggende di quelle terre ( qui un breve video in cui l’autrice racconta la mostra https://video.sky.it/news/spettacolo/video/dolomiti-trasfigurate-la-mostra-di-marcella-pedone-686244 )
