Nel 1957 il testo della canzone presentata a Sanremo ( e arrivata quarta) delineava così il sogno di chi si definiva amante della natura… Da allora molte cose sono cambiate e, soprattutto, abbiamo dovuto prendere coscienza di che cosa sia davvero la natura e dei danni che noi essere umani le abbiamo arrecato. Anche questo Editoriale di maggio ho preferito “passare”, affidandolo alle sapienti considerazioni della nostra collaboratrice Amelia Belloni Sonzogni, che ringrazio di cuore per l’impegno e la passione che riesce sempre a trasmettere con i suoi scritti.
«Viviamo in mezzo a lei, e le siamo stranieri» (Goethe)
di Amelia Belloni Sonzogni

… e spesso le siamo nemici, nonostante fiumi di inchiostro, lacrime (di coccodrillo) e buone intenzioni che lastricano la via per l’inferno e dell’inferno, quello in cui finiremo tutti, da vivi, come in questi giorni le popolazioni dell’Emilia-Romagna e non solo; è di pochi giorni fa la notizia dell’esondazione del Po nel cuneese e oltre il livello di guardia a Torino. Il Po, lo stesso che è stato filmato in secca per tutto l’inverno. E non è finita perché ci si aspettano frane e smottamenti di un terreno imbevuto di tutta l’acqua che non riesce più ad assorbire. Sempre che noi, alla svelta, non si rinsavisca, o almeno ci si provi.
Lei, la Natura, è stata fin troppo paziente a sopportare una maggioranza umana incurante e devastatrice che invece di rispettare, accudire, assecondare e intervenire per correggere senza deturpare ha infierito, senza criterio, con la supponenza arrogante tipica dell’ignoranza piena di sé. Eppure non mancano filosofi, letterati, studiosi, naturalisti, persino santi che si sono spesi con parole e opere nel tentativo di spiegare e convincere che è meglio, onesto, morale vivere secondo natura, come ammonivano gli stoici, cioè – per loro – vivere secondo ragione, quella dell’uomo virtuoso che riconosce l’armonia dell’universo e vi si adegua.
Ci pensa ancora qualcuno a vivere in armonia con la natura?
E i credenti, ci pensano a vivere in armonia con il creato, il creato da Dio?
Ci vuol tempo per educare le generazioni, si dirà. Certo, perché non ne abbiamo avuto, finora? Sono belli, generosi, attivi i ragazzi sporchi di fango che in questi giorni lo spalano, esattamente come quelli del 1966 a Firenze, o prima – e anche dopo – in occasione delle cicliche alluvioni del Polesine e di tutte le altre che hanno distrutto vite e ambiente.
Apro parentesi: ma non c’era anche un esercito una volta? Un reparto chiamato genio pionieri, pontieri e ferrovieri? Dov’è? Non c’è più? Chiudo parentesi.
Si adoperano tutti, giovani e adulti, per salvare vite e cose; siamo tutti (o tanti) impegnati a mandare soccorsi, versando denaro o spedendo generi di prima necessità o accogliendo animali, ma mi chiedo: quanto nell’atteggiamento quotidiano, nella consapevolezza della maggioranza di tutti noi, me per prima, è stato agito per contrastare, evitare, regolare?
Non chiediamoci ipocritamente: «Ma noi, cosa ne potevamo?»
Ne potevamo e ne possiamo eccome: facendo ognuno la nostra parte ogni giorno, con il nostro stile di vita, per un comune obiettivo.
Quanto negli stili di vita, nei comportamenti comuni, soprattutto in quelli che hanno a che vedere con interessi economici, resta ancora di immorale? Se tutti facessimo la nostra parte, cambiando il nostro stile di vita, forse faremmo del bene a noi stessi (visto che ci si continua a considerare il centro del mondo), al pianeta, alla natura: animali e vegetali.
Ho catturato da un servizio del TG1 Rai questa immagine, che a mio parere mostra, esemplifica e assume valore “omni-animal-comprensivo”:

Tratte in salvo dall’alluvione. (Analisi logica libera….)
La proprietaria dell’allevamento di questi riproduttori lamentava la perdita di 4000 esemplari. Sono numeri. E non si fa come gli etologi che pronunciandolo trasformano il numero in nome, il nome in individuo. Sono numeri con una paletta sul becco, installata per evitare che beccando provochino danni economici. Sono solo guadagno.
Quando l’ho visto, non ci ho più visto.
In Emilia-Romagna ci sono, gli allevamenti intensivi. Ci sono ovunque. E, nonostante i tanti interventi per mettere in salvo gli animali, sarà stata un’ecatombe di cui forse non sapremo mai nulla di preciso, anche perché le voci che dicono la verità, quelle che raccontano e dimostrano la realtà nella convinzione «che la tematica ambientale, la giustizia ambientale e umana e animale [siano] interconnesse» (Sabrina Giannini, post FB, 22 maggio 2023), rischiano periodicamente una censura indiretta con la mancanza di budget o il mancato rinnovo dei contratti.
Non so dire meglio di lei: «È sempre questione di giustizia e comportamenti immorali. Giustizia sociale, giustizia ambientale e oggi possiamo anche dire giustizia per quei miliardi di animali che torturiamo, per i selvatici che abbiamo cancellato dal pianeta. In molti non torneranno più. Ma possiamo ancora salvare il poco rimasto. E il Pianeta è più potente di noi, piccoli frammenti arroganti della galassia, e saprà rigenerarsi. Magari dopo migliaia di anni. Ma il pianeta resisterà» (Sabrina Giannini, post FB, 25 aprile 2023).
Non so dire meglio di Carl Safina: «Ogni corvo sa che la terra è un paese solo» (Al di là delle parole, p.257).
Non so dire meglio della natura che si mostra nelle immagini della cronaca.
N. B. In questo numero troverete alcuni articoli, tratti dal nostro archivio- ossia comparsi in numeri passati di “Generazione Over60”- che magari vi sono sfuggiti e che ci è parso giusto riproporre per parlare al meglio di natura. Buona lettura!
Minnie Luongo