Presepe o Babbo Natale?

Viaggiando in Lombardia, alla scoperta delle tradizioni natalizie, in primis con i presepi di carta di Crevenna, frazione di Erba (CO)

Gli Erranti

E’ dicembre, e ovunque si vada è facile imbattersi in un villaggio di Babbo Natale: per tutto il mese l’omone vestito di rosso, con la sua folta barba bianca, è impegnato a farsi fotografare con bambini sulle ginocchia e adulti alle prese con tutto quello possa produrre un selfie (chissà se gli pagano gli straordinari e il lavoro notturno). Anche se la nostra tradizione mette al primo posto il presepe, ed è di quello che parleremo, non prima di aver dedicato un breve excursus al mito di Santa Claus. Un mito in realtà un poco confuso: si dice che il primo a fare regali sia stato San Nicola (Santa Claus appunto) che incontrando tre fanciulli poveri e affamati donò loro tre mele, trasformatesi miracolosamente in oro durante la notte. Comincia così la tradizione cristiana dei regali, eppure anche gli antichi romani usavano scambiarsi doni intorno alle festività dedicate al Solstizio d’Inverno.  E ancora oggi a Lecco il 6 dicembre si festeggia San Nicolò con dei dolci a forma di mela. Una vecchia filastrocca per bambini (in dialetto) ricorda che:

San Nicolò (6 dicembre patrono di Lecco) porta le mele

Sant’Ambrogio (7 dicembre patrono di Milano) le fa cuocere

La Madonna (8 dicembre l’Immacolata) le pela

Il Bambin Gesù (25 dicembre Natale) le mangia

Ci sono molte altre storie e leggende che si collegano tra loro; lasciamo scegliere a voi quella che preferite. Ricordiamo solo che il vestito di San Nicola/Babbo Natale anticamente era verde e lungo fino ai piedi, poi nel 1931 divenne rosso grazie all’illustratore Haddon Sundblom che mise insieme i suoi ricordi di San Nicola e il personaggio dello “spirito del Natale presente“ descritto da Charles Dickens nel suo Canto di Natale (ed è l’immagine utilizzata nella pubblicità di una nota bibita gasata americana).

Ma noi ci siamo imbattuti in una nuova versione del generoso Babbo grazie al Gruppo Culturale La Martesana di Erba: in un libretto antecedente al 1920 si narra di un signore di nome Anno (vestito di rosso con barba bianca, potrebbe aver ispirato l’immagine attuale) che vive in cima alla montagna da dove osserva i bambini buoni, ai quali a Natale porterà i giocattoli da lui fabbricati. Alla fine di dicembre il buon vecchio Anno muore, per rinascere col primo di gennaio e riprendere il proprio lavoro.

E non dimentichiamo una “collega” al femminile dei vari San Nicola e Babbo Natale: ci riferiamo a Santa Lucia che si festeggia il 13 dicembre, con una delle più diffuse tradizioni legate ai doni in Europa e in Italia. La Santa è spesso rappresentata da una fanciulla alla guida di un carro trainato da un asinello, in memoria della leggenda di una carovana trainata da asinelli carichi di sacchi di grano regalati per combattere la carestia. Questa distribuzione avvenne in gran segreto la notte tra il 12 e il 13 dicembre, così si pensò che fosse stata una grazia della martire e con il trascorrere del tempo si consolidò l’usanza di fare regali in quest’occasione.

La Santa è festeggiata anche in Scandinavia, e soprattutto in Svezia, con varie processioni in cui le ragazze sono inghirlandate da corone di candele accese, mentre in Puglia in questa ricorrenza si preparano piccoli taralli dolci ricoperti di glassa chiamati “occhi di Santa Lucia“, e in Sicilia la “cuccia di Santa Lucia“, un dolce al cucchiaio a base di grano bollito e ricotta o crema di latte e canditi.

Per tornare ai villaggi di Babbo Natale, abbiamo cercato di capire quale messaggio ci sia dietro: il denominatore comune delle diverse leggende è il dono, anche se al giorno d’oggi dietro il donare si cela spesso un’offerta puramente commerciale.

Per questo, stanchi dei villaggi di Babbo Natale siamo partiti alla ricerca di Presepi, riconosciuti dall’UNESCO come patrimonio immateriale della cultura italiana. Scoprendo due realtà che nascono dalla storia del presepe cominciata proprio ottocento anni fa per volere di San Francesco a Greccio, in provincia di Rieti: qui il Santo fece realizzare un presepe modellato sul racconto dell’evangelista Luca – lo conosciamo dalla descrizione che ne ha lasciato il suo biografo Tommaso da Celano- da cui ha avuto origine la tradizione diffusa in tutta Italia. Quelli di cui vi vogliamo parlare sono i presepi di carta di Francesco Londonio, esposti fino al 7  gennaio presso la villa Ceriani (via Ugo Foscolo 23) a Crevenna, frazione di Erba.

La mostra è promossa dal circolo culturale La Martesana nel terzo centenario della nascita del pittore milanese (1723-2023) specialista nella produzione di presepi dipinti su carta. Una produzione all’epoca assai diffusa: chi non aveva possibilità di acquistare le statuine di ceramica e legno si procurava fogli di carta con le figure del presepe da ritagliare e incollare poi su legno.  In mostra si possono ammirare una serie di disegni con soggetti pastorali, oltre a vari presepi realizzati su carta, libri antichi e altri oggetti legati alla tradizione natalizia.

Tra cui spicca nell’ala sinistra della villa, l’ormai famoso presepe che esattamente vent’anni fa gli Artigiani del Presepe guidati da Angelo Garolfi iniziò ad animare con gli ingegnosi movimenti meccanici da loro ideati. Si tratta di oltre trenta quadri scenici in movimento che rappresentano il paesaggio e le abitazioni della Brianza di cento anni fa, il lavoro nei campi e nelle stalle, le prime attività industriali e i mestieri della tradizione, i momenti di festa e di svago. In questo contesto la Natività è inserita in una casa contadina, ma soffermatevi anche sulla filanda in miniatura che ospita due macchinari per la lavorazione del filato di seta di ispirazione leonardesca, opere composte da migliaia di pezzi e realizzate con grande perizia dagli artigiani.

Un motivo in più per visitare questa realtà a un’ora da Milano all’ombra delle Prealpi Lombarde, affacciata sui laghi di Pusiano e Alserio: i presepi valgono sicuramente una deviazione

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