Generazione F          Il rapporto più irrealizzabile e irrealizzato? Quello fra me e il denaro

Ignoro quanto costi un chilo di pane e tantomeno un litro di latte. Fino a una quindicina d’anni fa non avevo neppure capito che anch’io, facendo il lavoro di giornalista (essendo al contempo insegnante statale, tutto mi veniva trattenuto alla fonte), dovevo… pagare le tasse. Finché mi arrivarono non so quante cartelle esattoriali arretrate da pagare e, vergognandomi per la mia stupidità, mi presentai allo studio di quello che sarebbe diventato il mio commercialista, pregandolo di credere che non volevo imbrogliare nessuno, ma semplicemente non ne ero a conoscenza. La faccenda era talmente surreale che, a dispetto delle quasi due lauree conseguite, dei lavori “importanti” che svolgevo (fra cui preside e collaboratrice fissa del Corriere della Sera) e del fatto che vivessi e mi mantenessi da sola da quando avevo poco più di vent’anni, lui mi credette e- nonostante i tanti e tanti anni meno di me- mi “adottò”, svolgendo personalmente tutte le prime pratiche necessarie che, dopo avermele spiegate decine di volte, continuavo a non capire fino ad arrivare alla domanda che per poco lo fece svenire:”Va bene dottore, ma non ho ancora capito che cos’è l’Irpef”.

Questa sono io. Eppure lavoro da quando ho 17 anni, continuando poi per mantenermi all’Università, pago da sola affitti bollette e tutto il resto, ma non ho mai pensato che un conto corrente serve anche per depositare eventuali risparmi. Solo la parola risparmio mi ha sempre procurato una sorta di orticaria: dove li devo portare i soldi “in eccedenza” una volta lasciata questa terra, non avendo eredi né familiari?

Va da sé che per come sono fatta, non ho avuto alcun dubbio a rinunciare in toto alla cospicua eredità materna “per questioni di principio”. Ahimè, so anche che se tornassi ai miei 30 anni, farei lo stesso. Almeno temo.

Allo stesso modo- ma di questo non ho ancora capito il motivo- ho in pratica regalato una casa appena acquistata con un vantaggiosissimo mutuo riservato a dipendenti statali come me.

A questo punto si evincerebbe che sono stupida, superficiale o, quantomeno, con le mani bucate. No, sono ignorante nell’accezione latina. E non ho mai fatto più di tanto per cambiare. Se qualcuno è messo peggio di me cerco sempre di aiutarlo, la parola “prestito” per me non esiste. Se regalo, regalo.

E qui arriviamo al triste epilogo della storia. Ora, Over da un bel po’ e con l’editoria ridotta com’è ridotta per non parlare di tutto l’ambito del lavoro, mi ritrovo spesso con l’acqua alla gola per pagare affitto e altro. Come faccio a… farcela? Devo tantissimo ad alcuni amici e amiche che vengono in mio soccorso quando, prima che glielo dica, capiscono come sono messa.

Magari qualcuno si chiederà come ho speso i soldi guadagnati. Facile rispondere: in regali (un tempo credevo che fossero un modo per farmi voler bene, ma qui si aprirebbe un capitolo doloroso) e in viaggi. Stop. Sono anacronisticamente rimasta all’epoca di “Chi ha di più paga per gli altri”. Non mi pento, mi sento solo stupida- sempre e sempre- e, a mano a mano che l’età avanza, mi accorgo di quanto i vituperati e mai avuti risparmi servirebbero. Eccome!

Il denaro ed io siamo due entità che s’incontrano tutti i santi giorni, ma non riescono a dialogare. Fine delle confessioni più intime e spudorate. Peggio che vada, andrò con Holly all’angolo della strada. Sono certa che lei, al contrario di me, saprà risparmiare quanto ricevuto in offerta.

                                                                                      Minnie Luongo

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