E’ il caso di Bruno Belletti, docente e dirigente scolastico, che ha sempre affiancato alla sua attività anche quella di poeta. Ecco la sua ultima opera, in cui si esorta la generazione dei più giovani a “ritornare tra gli umani a tutto tondo”
Di Paola Emilia Cicerone – giornalista scientifica

Per chi segue Generazione Over 60 e conosce già le poesie di Bruno Belletti, sarà una piacevole sorpresa incontrare questo volume ( Se non avessi i sogni www.amazon.it/Se-non-avessi-sogni-Risonanze/dp/B0D3Z7PGGL/) che ne raccoglie un buon numero quasi in ordine sparso, lasciando al lettore il piacere di costruire un proprio percorso, approfondendo la vena più intima del poeta ma anche la sua capacità di riflettere sull’attualità o di tratteggiare una situazione in pochi versi.
Per tutta la vita Belletti è stato un uomo di scuola, prima come docente e dirigente scolastico in istituti superiori statali e ora come preside di un istituto privato. Ma a questo percorso ha affiancato la sua attività di poeta, scrivendo su varie riviste e sul suo blog personale.

Incurante del fatto che, come scrive nell’introduzione Paola Maldotti, oggi il contesto scolastico non sia precisamente aperto alla poesia. L’autore vive la lirica come necessaria, indispensabile – come i sogni cui fa riferimento il titolo della raccolta – a dare significato alla vita anche quando sembra che non ne abbia. Alternando diversi registri, perché l’autore ha la capacità di scrivere poesia di occasione, legata a un evento o a una ricorrenza, ma anche di seguire le emozioni e la fantasia.
E così buona parte delle liriche è dedicata all’amore: “Sono perché sento il pulsare degli abbracci”, scrive Belletti in Ontologia e ancora in Saliscendi, in versi che ricordano gli haiku giapponesi – un modello stilistico che gli è particolarmente congeniale – “alterno emozioni e mi sovviene il sapor della vita”. Non mancano note amare, come nelle riflessioni sullo scorrere del tempo o il rimpianto per le occasioni perdute, raccontati in versi che sembrano aspettare un corredo di note musicali per trasformarsi in malinconiche ballate. L’autore scrive da “palombaro dell’animo umano” – così lo definisce Maldotti – che può contare su anni di letture attente: così ci sono echi dei versi di Quasimodo nella poesia a lui dedicata, e altrove – come quando i ricordi dei cari defunti sono descritti “vivi come rondini dormienti in attesa dei tepori” – si intuisce una lunga familiarità con la poesia classica.

Ma a darci una scossa sono i versi dedicati all’attualità – come le poesie sulla guerra – in cui l’attenzione all’etica è esortazione all’impegno civile, ma anche satira, come in Generazione web dove l’autore invita i più giovani a “ritornare tra gli umani a tutto tondo”. “Riscopri veemenze di giovani assalti e lascia che un pugno sferrato all’autunno ridesti sorprese di favole nuove” scrive Belletti in Ascensione, anche se poi nella lirica dedicata ad Alda Merini descrive la sua penna come “debole fionda”. Ma accanto al pessimismo compare anche, in Aspettativa, l’attesa di“nuove sgargianti primavere di festa “.