Com’è cambiata in 65 anni l’immagine, e non solo, del sogno di molte noi bambine over 60
Di Paola Emilia Cicerone – giornalista scientifica
A volte bisogna aspettare sessant’anni per ricevere un regalo molto desiderato: me ne sono resa conto l’altro giorno, prendendo in mano la Barbie che mi è stata regalata all’inaugurazione della mostra Barbie A cultural Icon exibition,dedicata alla famosa bambola e arrivata a Milano dove rimarrà, negli spazi di Next Exibiton in via Paolo Sarpi 6/8, fino al 19 gennaio (info e biglietti www.ticketone.it/artist/barbie-cultural-icon-exhibition/).


Occasione della mostra, per cui Milano è la prima tappa europea, i sessantacinque anni della bambola creata nel 1959 da Ruth Handler, che le ha dato il nome di sua figlia Barbara: in mostra si può vedere anche il primo modello, insieme all’edizione creata per l’anniversario. In altri termini, la Barbie ha solo due anni meno di me. E anche se da bambina preferivo i pelouche alle bambole, era inevitabile che la creazione della Mattel diventasse, per me come per le mie coetanee, un oggetto di desiderio. Che è rimasto tale per le generazioni future, a giudicare dall’entusiasmo delle signore che hanno partecipato all’inaugurazione, emozionate davanti alle vetrinette rosa tra ricordi, nostalgie e rimpianti.

Beh, rimpianti: i miei genitori non erano avari di doni ma una bambola frivola e modaiola, con proporzioni fisiche tali da mandare in crisi qualunque bambina goffa e tondetta, non era la loro idea di regalo. Nonostante le mie richieste quindi la desiderata Barbie non arrivò mai. Non che avessero torto, perché le proporzioni della bambola prodotta dalla Mattel, in particolare di quella originale, sono totalmente irrealistiche: è stato calcolato che meno di una donna su centomila può sfoggiare un fisico del genere, e a prezzo di seri problemi di salute. E ci sono anche studi che mostrano come possedere una Barbie equivalga, specie per le bambine più piccole, a desiderare di somigliarle. (https://www.researchgate.net/publication/7210496_Does_Barbie_Make_Girls_Want_to_Be_Thin_The_Effect_of_Experimental_Exposure_to_Images_of_Dolls_on_the_Body_Image_of_5-_to_8-Year-Old_Girls )
Anche se negli anni le cose sono cambiate. Per rendersene conto, vale la pena di percorrere le sale di questa deliziosa mostra che racconta i cambiamenti apportati alla bambola nel corso degli anni, ma al tempo stesso un pezzo di storia della moda e di evoluzione della società, in particolare per quanto riguarda il ruolo della donna. Le 250 bambole esposte, pezzi originali e da collezione, molti provenienti da raccolte private, mostrano come è cambiata la moda, in un gioco di specchi che vede le bambole impersonare famose top model e al tempo stesso gli stilisti ispirarsi al loro look. Se visivamente le Barbie più belle sono le edizioni speciali realizzate da artisti e creatori di moda, i giocattoli pensati dalla Mattel per le bambine vere riecheggiano anno dopo anno il mutare dei costumi, e se le prime Barbie in carriera sono hostess o infermiere col passare degli anni arrivano Barbie pilota o chirurga, o comunque impegnate – nonostante le mise a volte improbabili – in professioni prestigiose. C’è anche una Barbie candidata alla presidenza – degli Stati Uniti, ovviamente – e nella sala che celebra la donna nello spazio, accanto alla prima Barbie astronauta datata 1965, c’è quella dedicata a Samantha Cristoforetti E poi compaiono le Barbie “role model”, con scelte a volte improbabili che vedono la primatologa Jane Goodall accanto a influencer come l’Estetista Cinica.

Ma negli anni la bambola è cambiata anche nel fisico. Se le prime Barbie sono bionde e decisamente caucasiche, nel 1968 entra in scena una Barbie con la pelle scura e nel 1980 la prima Barbie dichiaratamente afro, seguita da altre versioni etniche. Oggi ci sono 175 varianti, che includono diverse etnie ma anche una struttura fisica più realistica – denominata curvy, formosa –e bambole in carrozzina, senza capelli e dotate di protesi: non poteva mancare in questa mostra italiana una Barbie Bebe Vio. Un’immagine confortante anche se, come ha osservato la collega che mi accompagnava, resta il tabù dell’età: quando potremo vedere una Barbie Over? Intanto, resta il piacere di visitare la mostra immergendosi nel rosa e nella bellezza degli ambiti e delle ambientazioni, ricordando che non stiamo guardando dei modelli da imitare: le bambole, inclusa la Barbie, sono fatte della stessa materia di cui sono fatti i sogni. E quella che mi è stata donata è destinata a far felice qualche bambina.
