Sanremo, amore mio (?)

Lo si ama o lo si odia, niente mezze misure. Poche manifestazioni come il Festival di Sanremo dividono gli italiani, indipendentemente dall’età e dai gusti musicali

Di Alessandro Paola Schiavi – giornalista e direttore artistico teatrale

Raffaella Carrà nel 2001 con un giovanissimo Eminem.

Non sarà scontato scrivere di Sanremo durante quella che è già stata eletta dai social come la “settimana santa dell’Ariston”? In realtà questa espressione è stato coniata già da un po’ di anni, ma Sanremo, a onor del vero, conta anche una gran fetta di detrattori, odiatori dichiarati (Vittorio Feltri docet) e veri e propri haters sui social. Eppure, dite pure quello che volete, anche le edizioni più stroncate sono riuscite a vincere la gara dello share. Sono milioni di italiani alla fine che guardano e commentano il Festival dalla prima serata all’ultima gran finale.

Ma perché si ama così tanto il Festival di Sanremo? Quest’anno addirittura le giornate cadono nella settimana di San Valentino, motivo in più per amare il Festival della canzone italiana giunto alla sua 75esima edizione, con la direzione artistica di Carlo Conti, il quale è già riuscito nel compito di saper far parlare di sé e dei suoi ospiti. Nel bene e nel male. Il Festival della canzone Italiana è sempre più multigenerazionale e sembra avere il potere di non invecchiare ma, anzi, di rinnovarsi.

Sicuramente l’ultimo quinquennio con Amadeus, anch’esso amato e odiato, ha portato grandi innovazioni: una sorta di ritorno al passato, non inspiegabile dato  che noi italiani abbiamo una certa propensione per indulgere alla nostalgia. Ecco forse il motivo per il quale, più trascorrono gli anni e più pare non si possa fare a meno di ricordare i momenti per il quale abbiamo tanto amato in particolare alcune edizioni del Festival.

In molti di noi probabilmente gioca anche il desiderio di assaporare nuove situazioni cult, quali furono in passato il Super Pippo nazionale che evita finti tentati suicidi, o Raimondo Vianello che liquida Madonna incurante del pubblico delirante, dando vita ad una gag non studiata a tavolino e ancora oggi unica.

1998: Raimondo Vianello con Madonna.

Potremmo andare avanti ore e ore a citare momenti indimenticati e indimenticabili, soprattutto nelle edizioni di Pippo Baudo che ci ha insegnato a restare impassibili dinanzi a qualsiasi evento, anche quando qualcuno riesce a salire sul palco urlando che il Festival è tutto pilotato, o ancora meglio alla regina della nostra TV Raffaella Carrà (la prima donna a condurlo però fu Loretta Goggi) che prese per mano il controverso Eminem come se fosse un suo nipotino, dopo la bufera che lo travolse perché non considerato esattamente come il prototipo di cantante e performer visto di buon occhio dal pubblico dell’Ariston che per tanti anni è stato considerato troppo bigotto per una kermesse con ospiti di questa portata.

In attesa dunque di nuove polemiche, ma – ci auguriamo- anche di bella musica, aspettiamo il countdown al giorno della finale, sicuri che molti del pubblico non aspettano altro che assistere in presa diretta a qualcosa o qualcuno di cui forse si parlerà ancora fra dieci o venti anni. 

Come recita lo slogan inventato da Pippo Baudo, “perché Sanremo è Sanremo”, lasciamo allora che continuino le danze. Talvolta sono sufficienti cinque giorni all’anno per entrare nella storia del costume italiano e pertanto non sbagliamo certo ad essere convinti che gli irriducibili affezionati della kermesse canora italiana anche questo 2025 resteranno incollati davanti alla TV, che piaccia o meno ammetterlo. Per ognuno di loro sì, Sanremo è amore mio.

Sanremo 2008 con Chiambretti e Pippo Baudo, quest’ultimo alla sua tredicesima(e ultima) presentazione del Festival. quando comparvero sul palco 12 “cloni” del Pippo Nazionale.

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