Generazione F          A Milano un nuovo Poliambulatorio aperto a tutti

Un paio d’anni fa scrissi qui un Editoriale per dire “come un medico non deve effettuare una visita”. Lo spunto mi era stato offerto dopo essere uscita dallo studio di un noto specialista di una grande struttura (di cui non feci il nome per ovvi motivi) che in pratica mi aveva liquidato per il mio problema consigliandomi un antidolorifico (!), non senza aver premesso: “Quanti anni hai detto che hai? E alla tua età che cosa pretendi?”.  Lasciando stare il tu rivoltomi senza che fra noi ci fosse alcuna conoscenza né tantomeno amicizia, si degnò di guardarmi la parte interessata solo davanti al fatto che presi l’iniziativa di sdraiarmi sul lettino e spogliarmi.

Ora, sul rapporto medico- paziente ci sarebbe da scrivere più libri (nel mio piccolo tre anni fa ne scrissi uno anch’io (con il prezioso contributo della collega Paola Emilia Cicerone e la prefazione del professor Paolo Veronesi) intitolato “Ho vinto una biopsia” per raccontare della mia esperienza di paziente oncologica operata per un tumore al seno. Sia chiaro: mai generalizzare! Scrivendo di salute e di medicina frequento camici bianchi da una vita, e anche durante l’iter dell’intervento e della radioterapia successiva incontrai un paio (non di più) di autentici professionisti, pieni di passione per il loro faticoso lavoro, ma anche ricchi di sensibilità e attenzione per la persona che prendono in carico.

La confortevole sala d’attesa del Poliambulatorio della Fondazione ATM

Ecco perché, dovendo sottopormi a più esami (noi Over in particolare è bene che non tralasciamo tutte le visite di prevenzione nè i periodici controlli), un mesetto fa mi imbattei- è proprio il caso di dirlo- in una struttura che non conoscevo, e che ancora troppe poche persone conoscono, che mi colpì all’istante per vari motivi. Cominciando dalla pulizia super accurata di ogni ambiente (chiesi il permesso al dottor Massimo Campagnoli, Direttore Sanitario del Poliambulatorio, di vedere la camera di sterilizzazione…un ambiente che letteralmente abbaglia, non scherzo), dalla gentilezza degli impiegati alla reception, dai macchinari di ultima tecnologia presenti negli studi, e soprattutto dalla competenza dei vari specialisti, unita ad uno scrupoloso e reale desiderio di instaurare il corretto rapporto che deve esserci fra medico e pazienti.

Come si chiama e dove si trova questa realtà? E’ il Poliambulatorio della Fondazione ATM, in via Farini 9, a pochi metri da una fermata della Metropolitana lilla e da parecchie linee filotramviarie.

La cosa che ho scoperto e che necessita di essere divulgata è il fatto che le prestazioni del Poliambulatorio non sono riservate a dipendenti e pensionati ATM, oltre che ai loro familiari, ma anche a tutti i privati cittadini, con tariffe molto interessanti e con prenotazioni facilissime da effettuare (volendo anche con whatsapp), e con appuntamenti fissati davvero a pochi giorni dalla telefonata o dalla prenotazione fatta al banco.

Non basta: io e i colleghi giornalisti, grazie ad un particolare convenzione con l’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, possiamo usufruire di tutti i servizi di cui dispone la struttura con tariffe riservate a condizioni agevolate (almeno il 20% in meno rispetto alle tariffe dei privati, già molto convenienti).

Per i maligni che pensano la mia sia semplice piaggeria o interesse … sottolineo che non è così (e chi mi conosce sa che metto al primo posto competenza ed empatia). Se così non fosse, non starei prenotando tutte le visite qui, in via Farini 9, avvalendomi anche delle tariffe riservate a noi giornalisti. Né sarebbe scattata la decisione immediata di darci del tu, sia con Valentina che con Massimo. Altro che il professore che “non” mi visitò, dandomi innappropriatamente del tu e dimostrando di ignorare che significhi la relazione medico- paziente!

                                                                                                   Minnie Luongo

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