Tutto per la casa

Le cose e i desideri

Di Andrea Tomasini – giornalista scientifico

Foto dell’Autore

Ieri cercavo effetti bn sulle facciate dei palazzi romani tra San Giovanni, Tiburtina e Tuscolana. Giravo in vespa con le macchine fotografiche immaginando l’effetto che avrebbe potuto o dovuto fare dosando la luce e tagliando l’inquadratura, usando la pellicola. Lo facevo perché provo a impormi spazi di autonomia, rosicchiando dal sabato dei consueti tour (frutteria, macellaio, farmacia, supermercato…) fazzoletti di tempo. Il sabato è troppo breve, quasi un frullio d’ali, rispetto alla durata della domenica che non ho libera da anni – ce l’ha la badante- e per far quasi qualunque cosa devo chiedere il permesso. Per cui non faccio nulla. Vivo quindi una detenzione mentale che mi confina a corvée logistiche casalinghe, mi relega alla solitudine e a raschiare il fondo del barile delle emozioni. La solitudine del caregiver, si diceva… e anche le connesse malattie professionali, nel senso del ruolo svolto. Per carità, non mi sottraggo e proseguo. Però ogni tanto mi viene da dirlo…

Ieri, primo pomeriggio, ho fatto qualche scatto, idealmente valido, ma nei fatti so già che non mi andrà bene. Dipende dalla mia scarsa concentrazione. Per cui è stato un continuo fermarsi, guardare, immaginare, rifiutare e ripartire. Poi, mi pare ero nei pressi di piazza Tuscolo, vedo un’insegna sopra un negozietto a un’unica vetrina: “Tutto per la casa”.
M’è venuto spontaneo prendere per vero, alla lettera, l’insegna. Ho anche pensato ridendo se entrando avessi detto: “Vorrei un cartoccio di serenità, due sacchi di ordine, una busta di armonia, tre scatole di tempo – di quelle grandi, che purtroppo finisce subito. Non tema, si, sto in vespa, ma mi carico tutto… Ah, vorrei anche un po’ di affetto e chiacchiere e compagnia… so che ci sono confezioni combo… ma non so se si vendono a peso o a taglia… nel caso posso provare a vedere se c’è la mia misura?”.

Chissà il negoziante come avrebbe reagito. Spazientito o incredulo. Forse non pronto a cogliere i miei desideri. Non avrebbe capito l’umorismo… Oppure magari no, sarebbe passato da dietro al bancone e mi avrebbe abbracciato, dicendomi “fratello mio”. Oppure ancora mi avrebbe preso sul serio, offrendomi la sua competenza. Come spesso accade fastidiosamente nei negozi tipo ferramenta, tu chiedi una vite e ti investono di domande di rimando: “a taglio o a stella? Autofilettante? Che lunghezza? Per legno o per metallo…?”.  Sarebbe stato bellissimo se in questo caso, immedesimandosi e riconoscendo e allo stesso modo partecipando ai miei desiderata, il negoziante, che ha davvero tutto per la casa, mi avesse chiesto: “Che tipo di serenità? Quanti ne siete? Ordine… da includere tutte le stanze o anche ordine di sequenza di quotidianità? Armonia, sì certo, si vende in buste ma la taglia…in quanti la dovete condividere? Il tempo… non ho bisogno di specifiche: va a unità standard… Per quanto riguarda affetto, chiacchiere e compagnia, stiamo attendendo i nuovi arrivi, mi spiace non poterla accontentare”.

Non ho fatto l’esperimento, non ho verificato la situazione. Ma so dove sta il negozietto che ha tutto per la casa. Prima o poi entro e chiedo, magari quello che adesso manca sarà giunto. Anche perché qui è davvero un gran caos…

Lascia un commento