Riflessioni ai margini della morte di re Giorgio Armani

Perché i funerali diventano sempre più motivo per porre al centro se stessi invece della persona scomparsa?

Di Minnie Luongo – giornalista medico- scientifica

È morto Re Giorgio. Il 4 settembre, a 91 anni, è mancato un grande Over, famoso in tutto il mondo. Il NewYork Times gli ha immediatamente dedicato la copertina, con una sua foto di più anni fa.



Di lui è stato detto tutto, ma a noi piace ricordare un’intervista del 1984, quando lo stesso Armani delineò le sue tre regole, sintesi di una filosofia duratura e raffinata:
1) Conoscere profondamente se stessi e non camuffarsi , perché lo è stile autenticità, non maschera.
2) Saper scegliere il momento giusto per vestirsi in una certa maniera: il gusto è tanto questione di contesto quanto di gusto personale.
3) Non farsi mai portare in giro dal vestito, ma portare in giro il vestito .. . Infatti, vestire è un atto di espressione, non di sottomissione.

Nel film del 1980 “American Gigolò” gli abiti firmati Armani indossati da Richard Gere hanno rappresentato una rivoluzione nel guardaroba maschile, soprattutto per le giacche destrutturate, i tessuti fluidi e i colori neutri.
Julia Roberts al Golden Globe del 1990 con un completo da uomo grigio oversize di Armani.

Lo stesso giorno della morte di Giorgio Armani sui social avevo scritto alcune riflessioni che qui di seguito riassumo:

Sono perplessa. E amareggiata. Non ho mai capito gli applausi a un funerale (tutt’altra cosa i 24 minuti di applausi alla 82a Mostra del Cinema di Venezia per il cast del film dedicato alla bimba uccisa a Gaza), ma perché approfittare della scomparsa di Giorgio Armani per postare una foto CON lui? È esattamente ciò che si scontra con l’idea di sobrietà e di rigore propria di Armani. E invece tutti a cercare immagini scattate assieme, a riferire (per sentito dire) episodi della sua vita, a citare poesie, ricordi, addirittura brani- scritti o musicali- in cui si è fatto il suo nome. Mi chiedo: se il povero Rino Gaetano fosse sopravvissuto ai tantissimi personaggi famosi elencati nella sua celeberrima canzone, si sarebbe comportato così?


E allora un riconoscimento sincero alla classe di Mauro Cervia, il “veterinario dei vip”- come viene chiamato- per aver scritto sui social questo semplice post.

Lui che per anni, assieme ad Armani a Pantelleria, ha dedicato le proprie vacanze a sterilizzare tanti cani randagi. Lui che con un collega ha fondato Amoglianimali Onlus. Ricordate la fortunata campagna pubblicitaria in cui Re Giorgio diceva “Abbandonare gli animali non è di moda”? Ecco, era sua, lanciata e promossa da Armani in primis.
Onorata di averlo come amico (ci conosciamo da 40 anni) oltre che come Vet (pur essendo io tutto meno che una vip) e come collaboratore illustre di questa rivista (con la sua rubrica Amoglianimali, ndr). Armani avrebbe senz’altro apprezzato il commiato di Cervia. P.S. Luna è l’adorabile cagnolina del dott. Cervia, mancata meno di un mese fa.

Re Giorgio, oltre ad amarli, si prodigava concretamente per gli animali.


Davanti a una persona cara che muore sono sufficienti poche parole sentite e un breve inchino.

Lascia un commento