Solitudini

Dire o tacere per proteggere il recesso?

Di Andrea Tomasini – giornalista scientifico



Non riesco con certezza a venire a capo di una cosa. Immaginiamo un accusato, una persona ingiustamente additata e considerabile “il responsabile”. Immaginiamo che questa persona però si sia voluta prendere tutte le colpe – anche quelle più pesanti, che non erano le sue- perché mancavano le parole per dire le cose come stavano E immaginiamo ancora che sia stanco, tanto stanco di come le cose vanno e per questo sia preda di dubbi – che faccio come se fossero i miei perché sono io che ne sto narrando.



Ci vuole più forza di carattere a dire qualcosa che gli altri non sanno, rivelando così il vero carattere dell’altro personaggio, obbligando con il suo racconto gli altri a una formulazione del giudizio dolorosa, perché a valle di anni e anni di errata percezione e accuse verso chi si considerava imputato e colpevole -scrollandosi di dosso anni e anni di amarezze…

Oppure occorre più forza e carattere a non rivelare la verità e rinunciare allo ristabilimento del giusto: tacere perché i fatti finalmente raccontati potrebbero peggiorare lo stato delle cose sull’immediato, dare dolore a chi non si è mai interrogato e che magari soffre comunque per quello che crede sia accaduto, anche se sbaglia nel distribuire responsabilità e imputazioni?



Ristabilire il corretto stato delle cose temo non risarcirebbe delle sofferenze patite e inflitte abitando l’apparenza delle cose, dando per scontato un unico senso delle vicende.
Non restituirebbe la dignità calpestata a chi ha scelto sinora di tacere, perché ormai forse è troppo tardi per tutti.
Non indurrebbe la persona, che ha nascosto le cose che ha compiuto e la macchina del fango che ha montato, a una tardiva resipiscienza. Se non lo ha fatto lei da sola, lei che ora passa per la parte debole…

Un escamotage narrativo potrebbe esser lasciare documentazione, “da aprirsi solo la mia morte”. Ma questa soluzione è così tardo 800centesca e – comunque in ogni caso tutti resterebbero soli, senza poter chiedere spiegazioni. Ammesso ve ne siano.

Credo che l’unica sia risolversi a pensare a un’altra storia, senza colpi di scena post-mortem e meno impegnativa eticamente.

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