Chiedimi se sono felice

Coloro che si svegliano ogni mattina con un compito da svolgere e una missione da adempiere sono le persone più felici. Non importa quale sia questo compito, o se la missione sia piccola, piccolissima. Solo con la determinazione di vivere ogni giorno al massimo possiamo scrivere il diario dorato della nostra vita”.

Di Flavia Caroppo – giornalista, corrispondente da New York

La frase nell’illustrazione qui sopra (“rubata” dal blog di Francesco Galgani, grazie!) e la citazione sotto il titolo, non sono mie ma del mio Sensei, che non è un vezzeggiativo dato al mio nuovo fidanzato… In Giapponese Sensei significa maestro, e questo maestro si chiama Daisaku Ikeda. Classe 1928, Ikeda è un membro a pieno diritto della Generazione Over60.

Ikeda/Sensei, terzo presidente della Soka Gakkai e fondatore/presidente della Soka Gakkai Internazionale (SGI) è un filosofo buddista, un educatore, un costruttore di pace, uno scrittore e un poeta ma, soprattutto, è la persona che ha insegnato a me e ad altre 12 milioni di persone in tutto il mondo (oltre 100mila solo in Italia) ad essere felici. Perchè essere felici si può, si deve. E non un lontano domani, ma proprio qui, oggi, esattamente dove sono, e dov’è ciascuno di voi.

Daisaku Ikeda, fondatore e presidente della SGI [© Seikyo Shimbun]

E ora un pizzico di storia, per chi non avesse mai sentito parlare della SGI e non avesse mai ascoltato attraverso una finestra aperta o al di là del muro che vi separa dai vicini, il suono di una campanella seguito dall’armonioso canto del mantra Nam-Myoho-Renge-Kyo! Non è difficile, provate a leggere ad alta voce: Nammiò-o renghe chiò, Nammiò-o renghe chiò, Nammiò-o renghe chiò!
La Soka Gakkai International (SGI) è una ONG accreditata presso l’ONU, che ha tra gli scopi quello di portare la pace nel mondo attraverso attività educative, culturali e spirituali. Si tratta di un’organizzazione laica buddista che si basa sull’insegnamento di un monaco giapponese del XIII secolo, Nichiren Daishonin, il quale a sua volta si basava sugli scritti del Budda Shakyamuni, fondatore della dottrina buddista, più conosciuto con il nome di Siddharta. Nichiren “scoprì” che tra i vari sutra (insegnamenti), lasciati dal primo Budda (“illuminato” in sanscrito) ce n’è uno in particolare, il Sutra del Loto, che rivela come ogni essere umano può far emergere dalle profondità di se stesso la Buddità, ovvero quella forza vitale universale, quell’illimitata energia positiva che porta verso uno stato di felicità.

Tranquilli, la lezione di storia delle religioni è finita! Se siete arrivati a leggere sin qui, fate ancora uno sforzo: ora arriva la parte dove vi racconto i fatti miei. Se vi ho incuriosito, però, vi suggerisco di leggere Felicità in questo mondo, e di dare un’occhiata al sito della SGI Italia.

Il Centro Ikeda per la Pace, sede Milanese dell’SGI Italia

Allora, vi ho promesso i fatti miei o, come si direbbe in termini buddisti, “la mia esperienza”. Eccola qua.
Mi avvicino al buddismo circa dieci anni fa, dopo la fine di una lunga relazione.
Comincio a praticare, ovvero a recitare Nam Myoho Renge Kyo, su invito di un amico, e con me iniziano altri due amici. Chi più chi meno, in quel momento avevamo tutti una serie di profonda insoddisfazione esistenziale (tradotto in termini buddisti: l’oscurità). Riunirsi ogni settimana e recitare insieme parole per noi senza senso (oltre al mantra, il rituale prevede anche delle preghiere più lunghe, ovviamente in giapponese), poi ascoltare i racconti degli altri membri che sembravano quasi felici degli ostacoli che si trovavano ad affrontare (“Mah, sarà!”, pensavo…), era un “prezzo” equo da pagare per poi uscire insieme a mangiare una pizza o cibo cinese.
“Questo buddismo è basato sulle prove concrete”, mi ripetevano gli altri membri. “La fede si solidifica proprio grazie alla realizzazione dei tuoi desideri. Chiedi quello che vuoi, una cosa impossibile, poi recita Nam Myoho Renge Kyo e vedrai che la otterrai”.
Non ho mai creduto ai miracoli, ma ho sempre inseguito (e realizzato) i miei sogni, tranne uno, vivere a New York, che avevo chiuso nel cassetto di quelli irrealizzabili.
Però, a quel punto, il fidanzato amava un’altra, mio padre, purtroppo, non c’era più e anche il lavoro cominciava a starmi stretto. La faccio breve, mi licenzio, riesco ad ottenere un visto di lavoro per gli Stati Uniti (altro beneficio quasi impossibile da ottenere), e meno di un anno dopo atterro a New York. E tutti vissero felici e contenti? Certo che no!

Un aereo atterra all’aeroporto JFK di New York

Provo a riassumere quel che è accaduto poi. Cerco di avviare un business, raccontare l’Italia, la sua cultura e le tradizioni di famiglia attraverso il cibo. L’idea ha successo ma i costi sono altissimi. Dopo poco più di un anno non ho più soldi, non ho un lavoro, e devo pagare un affitto di 4mila dollari al mese. Felice non è la parola esatta per definire il mio stato d’animo in quei mesi. Disperata, forse? Terrorizzata? Un po’ tutto e anche di più. Ma dov’era quella felicità che mi era stata garantita? Sì ok, avevo realizzato un sogno ma si era trasformato in un incubo!
La voglia di mollare era tanta, ma invece di darmi per vinta ho insistito, se ero arrivata fin qui c’era una ragione, avevo una “missione” da compiere e nulla poteva fermarmi. Dovevo saltare sull’ostacolo e superarlo, non lasciarmi schiacciare da esso. Iniziai a recitare Nam Myoho Renge Kyo ancora più intensamente, chiedevo quella “prova tangibile”, quel beneficio nella mia vita quotidiana che mi avrebbe permesso di dimostrare a me stessa la forza della mia fede e al mondo la validità del buddismo.

Anche qui facciamo un riassunto. Sono a meno di un mese dallo sfratto: una situazione impossibile da risolvere, e quindi decido che, forse, solo con la mia fede posso realizzare l’impossibile. Recito Nam Myoho Renge Kyo per ore, partecipo alle attività della SGI e cerco di non darmi per vinta. Ed è proprio durante la riunione del mio gruppo di preghiera che vengo a sapere che si è liberata una casa ad affitto controllato (meno della metà di quello che pagavo io), proprio a 100 metri dal mio costosissimo appartamento. Faccio la domanda, ma venire accettata era quasi impossibile, mi dicono. “Quasi” era più che sufficiente per credere che avrei ottenuto l’appartamento, che ovviamente è stato mio il giorno prima che scadesse l’affitto dall’altra parte.

Roberto Baggio, uno dei più noti buddisti italiani, ricorda la sua “prima volta” con il Nam Myoho Renge Kyo, il 1° gennaio 1988.

E ora ci voleva un lavoro. Quante possibilità pensate che ci fossero che un mio vecchio collaboratore, un ragazzo geniale che con me come caporedattore aveva iniziato la carriera di giornalista (poi abbandonata per creare software di successo), stesse aprendo la sede americana della sua azienda italiana e cercasse qualcuno sul posto? Una su un milione? Beh è quello che è accaduto, ovviamente! E ora viene il “e visse felice e contenta”, direte. Calma, il peggio (per me il meglio) deve ancora arrivare.

Ovviamente, dopo tutti questi benefici, la vita mi regala più o meno 5 anni di abbonamento alla “palestra delle avversità”, e mi mette davanti una serie di ostacoli per rafforzare ancora di più la mia fede e avere benefici ancora più grandi. Solo per citarne alcuni: un dentista che sbaglia e mi fa finire in ospedale con il serio rischio di lasciarci le penne, una rogna legale, e il fisco italiano che mi chiede decine di migliaia di euro.

Ma io sono ancora qua, come canta il grande Vasco Rossi. Un gruppo di amiche/sorelle sono diventate la mia famiglia d’elezione, col fisco ho risolto (ovvero pago) e alle immagini delle stanze d’ospedale sto sostituendo i panorami che mi godo dalle finestre della mia casa in montagna, seduta davanti al camino mentre Bruno, il mio cane, mi sommerge d’amore. E se mi chiedete se sono felice, vi rispondo di sì.

Orlando Bloon è una delle tante star di Hollywood che praticano il buddismo di Nichiren e sono membri dell’SGI.

Mi sembra quasi di sentire i vostri pensieri (che sono esattamente i miei quando per la prima volta mi avvicinai al buddismo): “Ma è davvero possibile essere felici in questa vita?”. Oppure “Con tutti gli acciacchi e i casini che ho, dovrei credere che basta ripetere di seguito 5 parole strane, in una lingua che non capisco, per far scomparire i problemi?”. O ancora: “E come funzionerebbe (se poi davvero esiste) questa formula della felicità? Mi basta suonare la campana, ripetere il mantra e poi vinco alla lotteria? Mi ricrescono i capelli? Trovo il partner della mia vita? Un lavoro fantastico, la casa dei miei sogni? Le rughe scompaiono e tutto il resto si rassoda?”.

Niente di tutto questo, oppure si avvererà tutto, chissà. Ma poco importa, perché qualunque cosa accada, posso dirlo con certezza, recitando Nam Myoho Renge Kyo sarete felici del risultato. So che la mia formula magica, quella chiave che apre la serratura dell’universo che è rinchiuso dentro ciascuno di noi, vi darà l’energia per affrontare e superare tutti gli ostacoli che vi appariranno davanti. E che diventerete felici, assolutamente felici, non importa quale “sfiga” vi piomberà addosso.

Sembra un po’ troppo facile per essere vero eh? Avete bisogno di una prova concreta nella vostra vita? E allora non vi resta che provare. Il momento migliore per cominciare è proprio qui e adesso. Tutto quello che dovete fare è ripetere: Nammiò-o renghe chiò, Nammiò-o renghe chiò, Nammiò-o renghe chiò…

La famosa cantante Tina Turner recita Nam-Myoho-Renghe-Kyo. Non male come insegnante, se volete esercitarvi!

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