Tre persone, tre generazioni, per festeggiare assieme l’Assunzione di Maria
Di Andrea Tomasini – giornalista scientifico

Quest’anno siamo in tre. Tra poco ci raggiunge mio figlio. L’anziana genitrice indossa un abito coloratissimo, optical. La convinsi io ad acquistarlo a Spoleto. Forse l’ultimo abito che si è comprata. Era il 2018, credo, e lo prese da Nerina, a Spoleto – luogo di eleganza e amicizia che nel cupio dissolvi della città ora non c’è più. “Ma non è troppo colorato per me?” . “Ma che dici, Luciana…” mi dava manforte Silvio, amico da una vita e agevolatore dell’incontro tra la mia maman e il mio papà.
Tutti quei colori… e lei è cieca, ha disfagia che la funesta, bronchiectasie che rendono complesso respirare… Le giornate sono costellate di adempimenti. Lei dice che è stanca. Io anche sono affaticato e malinconico – pensando a chi non c’è… Ma stanco no.
“…Ma noi ci siamo, e questo è importante – dico all’anziana genitrice abbracciandola- quanti ferragosto assieme abbiamo fatto…”
“Vero – risponde- dell’anno scorso non mi ricordo…”
Io sì. “Eravamo noi due e c’era perfuso un mondo d’amore…”
“Beh, quest’anno viene Emiliano…”
Vero. Mia figlia sta in vacanza a Londra ed Emiliano è qui perché lavora…
Ho cucinato cose che hanno significato per noi. Le origini spoletine danno il nome a questo giorno: festa dell’Assunta, perché il Duomo è a lei dedicato e mia nonna materna si chiamava Assunta. Si convergeva a Spoleto per festeggiarla da ovunque si fosse… grandi tavolate, tartufi estivi per condire la pasta, crostini di fegatini di pollo e un secondo di carne. Io ho fatto della pecora stufata – ha cotto 4 ore. Il resto, come da tradizione.
Dolce malinconia. Ci siamo e siamo felici e ce lo diciamo. Chi manca… eh, se ci si crede allora chi manca sa di mancare e sa anche quanto.
Da noi che siamo in tre buona festa dell’Assunta a tutti.