Avrei potuto, ma non ho voluto.
Avrei potuto farmi una foto sull’altalena del bagno 24 di Rimini, dove da 10 anni esatti ne montano una ogni estate (grazie all’iniziativa dell’Associazione “Rimini Sparita”), ma per la cover di questo numero ho preferito affidarmi all’Intelligenza Artificiale con un’immagine che più o meno rimanda alla sottoscritta.
Non ho voluto farlo perché, come spiegano gli organizzatori, “si tratta di un’operazione di rivisitazione storica, che non è pensata per il divertimento. Insomma, è un totem”.
Avrei voluto, ma non ho potuto.
Avrei tanto desiderato- io che dispongo di una quantità immensa di fotografie relative ad ogni occasione della mia vita- utilizzarne una di me bambina, ma non ne ho trovate. Il motivo è presto detto: si andava sull’altalena per il gusto di salire sopra la tavoletta di legno, dondolandosi in riva al mare con i piedi che sfioravano l’acqua e aumentando sempre più lo slancio, con gli occhi rivolti verso il cielo. E non per mettersi in posa ad uso fotografo.
Non ho potuto rinnegare i miei ricordi solo per farmi un selfie con un totem, così come fanno tutti (per la maggioranza adulti), avvicendandosi sull’altalena rivisitata a fini turistici.
Negli gli anni Sessanta (forse anche prima) e fino al 1991, ogni 150 metri della battigia sul mare della città di Fellini era piantata, con grossi pali metallici, un’altalena che consentiva di dondolare. Si aspettava il proprio turno senza litigare, tanto pochi metri più avanti (o indietro) si sarebbe trovata un’altalena libera … Oddio, io era difficile scendessi per almeno mezz’ora, fra un bagno e un altro, come ben sapevano i miei coetanei che, una volta riconosciutami, desistevano da ogni attesa e passavano ai bagni successivi.
Perché improvvisamente furono tolte? Qualcuno ora ipotizza che fossero pericolose, ma non è assolutamente vero: leggendo tutti i documenti e i giornali dell’epoca, si evidenzia che non si è mai verificato nessun infortunio grave. Semplicemente, le altalene erano diventate insostenibili per la manutenzione, essendo costruite in ferro e legno, e i bagnini fecero prima a toglierle. Erano passate di moda, si concluse.
Certo, le altalene, ma solo per i più piccoli, ora sono presenti nello spazio giochi riservato ai bambini, assieme a scivoli e altri giochi, di solito vicino al gabbiotto del bagnino, in “zona sicura” e controllabile.
A parte il fatto che questi spazi sono poco frequentati dalla maggioranza dei bimbi (adesso ci sono animatori e animatrici che, a orari fissi, hanno il compito di intrattenerli), purtroppo nessuno di loro conoscerà mai l’emozione, direi l’ebbrezza, di volare sempre più su. Con il mare sotto i piedi e il cielo sopra la testa.
Pertanto no: con un totem non ho nessuna intenzione di fare un selfie. Mi tengo i miei ricordi insostituibili e l’eccitazione di “salire sull’altalena in mare”.
P. S. Forse per la prima volta in sette anni non ho voluto aggiungere alcuna foto all’interno dell’Editoriale. La mente e la memoria di noi Over vale spesso più di mille immagini!
P. P. S. In questo numero diamo il benvenuto a un gigante del giornalismo italiano: il grande Luciano Ragno, che qui inaugura la sua rubrica “Leone ascendente giornalista”. Buona lettura!
Minnie Luongo