Quel “6 orizzontale, 8 caselle” inseguito dal cervello che vuole rimanere giovane

Un doveroso omaggio a una compagna fedele da oltre 90 anni

Di Luciano Ragno – giornalista

  Quei quadratini bianchi e neri che viaggiano assieme a una matita e una gomma. In gioventù l’attesa di un treno che non arriva e la compagnia in un pomeriggio pieno di noia.

 E un giorno, quando i capelli imbiancano, diventano amici.  Quelli che ti sono venuti a trovare ma non hanno suonato il campanello. Che ti hanno parlato e tu hai risposto. Questa volta nel silenzio. E scopri che le ore sono andate via in un attimo. Ed è tempo di accendere la Tv perché c’è il TG. O di andare a tavola.

 Sono le parole incrociate che cancellano la solitudine. E mantengono giovane il cervello.

Sì, perché sono amiche della mente. Parola del prof. Renato Dulbecco, Nobel della Medicina per la mappatura del genoma umano.

Renato Dulbecco, premio Nobel per la Medicina nel 1975

   Metà anni ’80. Una mattina nel salotto del Nobel, a La Jolla, in California, in riva a un Pacifico che brilla come il mare di casa nostra. Forse per questo alla via hanno imposto il nome Capri. Un lungo colloquio. L’intervista per il “ Messaggero” è sui progressi della Scienza, soprattutto nella cura della Salute. E la sua vita da scienziato.

 Poi, quasi in chiusura, la domanda che ho sempre in mente e sempre in cerca di una risposta chiara, preoccupato di quando, vecchio, forse non potrò conservare la mia grande voglia di conoscere:

       Professore, come si mantiene giovane il cervello? Ogni volta che ai suoi colleghi pongo la domanda mi rispondono: vita regolare, no al fumo, occhio all’alcol, senza eccessi. Ma c’è un segreto?

Renato  Dulbecco non risponde. Si alza e va al pianoforte. Suona Chopin.  “La musica, quella ricerca della melodia e quel riconcorre le note fanno fare al cervello una ginnastica che il resto del corpo raggiunge in palestra. Sudando. E nello stesso tempo lo tranquillizza”.

     Professore, è un mio sogno sedere davanti a quel pianoforte ma non ho avuto il tempo di studiare musica. E allora, il giorno che lascerò la professione di giornalista, come inviterò il mio cervello a fare ginnastica?

  “Chieda aiuto ai quadratini bianchi e neri. Una pagina al giorno delle parole incrociate. La ricerca di una risposta, andando a cercarla in un ricordo di scuola, in una notizia di un giornale o sentita alla radio, in un libro letto tanto tempo fa . Il cervello insegue quella parola, l’afferra e la propone alla matita. Tante volte di seguito. E’ la ginnastica dei neuroni. Non è la risposta giusta? C’è la gomma in aiuto. Altro tentativo, altro inseguimento del cervello alla risposta di quel’6 orizzontale, otto caselle’ ”.

   Professore, poi c’è la soddisfazione di aver riempito ‘6 orizzontale, otto caselle…

 “Proprio così, l’appagamento, è un ‘farmaco’ che la mente gradisce molto Ovviamente la persona avanti con gli anni non deve dimentica altri grandi amici del cervello: vita regolare, sana alimentazione e movimento”.

Sono passati tanti anni.  Renato Dulbecco aveva ragione. Studiosi dell’ “Albert  Einstein College of Medicine“ di New York hanno condotto uno studio che conferma il ruolo dell’enigmistica nel mantenimento della giovinezza del cervello. Per cinque anni hanno seguito cinquecento anziani. La conclusione è veramente sorprendente: chi risolve quattro volte a settimana un cruciverba ha un rischio quasi dimezzato di ammalarsi di demenza senile rispetto a chi si dedica a questo tipo di attività una volta a settimana o più raramente.

   Non è il solo studio. Ce ne sono diversi come quello dei ricercatori della “University of Exeter Medical School” e del “King’s College London”. Hanno sottoposto 17 mila over 50 a dei test cognitivi, riscontrando migliori performance nelle persone che si dedicano regolarmente all’enigmistica, tanto che le loro funzioni cerebrali risultano 10 anni più giovani rispetto all’età anagrafica.

 Quante conferme negli anni delle sagge parole del Nobel Dulbecco. Le ho sempre tenute a mente e un giorno, quando gli stimoli della professione del giornalista che racconta il mondo andando a vedere di persona sono diventati il passato, ho invitato il mio cervello all’inseguimento di quei quadratini in bianco e nero. E ancora li inseguo per dare la risposta al “6 orizzontale , 8 caselle”.

   E la giornata trascorre.  Come dice Paolo Conte in “Sotto le stelle del Jazz”:

                         “ Nel tempo fatto di attimi

                            e Settimane  Enigmistiche”.

Quando è nato il cruciverba

Dopo tanti elogi all’enigmistica, a chi dare il merito della scoperta? Un salto indietro: il cruciverba, che si chiamava crossword, fu inventato (anche se i pareri sono discordi) agli inizi del secolo scorso da Athur Wynne, curatore della sezione enigmistica del “Fun”, supplemento domenicale del “New York World”.

  In Italia invece è il 1932, esattamente il 23 gennaio, quando in edicola arriva la “Settimana Enigmistica”- fondata dall’ingegner Giorgio Sisini – composta da 16 pagine, al prezzo di 50 centesimi di lire e con in prima pagina l’immagine dell’attrice messicana Lupe Vélez. Viene pertanto pubblicata da oltre 90 anni, con le sole interruzioni dei numeri 607 e 694, rispettivamente del 1943 e del 1945, entrambe a causa degli eventi bellici in corso.

Oggi la veste tipografica della rivista prevede 48 pagine. L’ultimo restyling risale al 1995, quando fu introdotto il colore per alcuni giochi. In copertina viene sempre ospitato un cruciverba con l’immagine di un personaggio appartenente al mondo dello spettacolo, della musica, del cinema, del teatro, dello sport. Attualmente la Settimana Enigmistica, che esce ogni giovedì, costa 2,80 € (l’abbonamento annuale è di 93 €).

Una curiosità: il personaggio raffigurato è di sesso maschile sui numeri pari, femminile invece sui numeri dispari. Altra curiosità: anche la frase di presentazione è legata all’alternanza tra numeri pari e dispari, e può quindi essere “La rivista che vanta innumerevoli tentativi d’imitazione!”, oppure “La rivista di enigmistica prima per fondazione e per diffusione”.

Il primo numero de La Settimana Enigmistica, 23 gennaio 1932

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