Spesso perché non conoscono altra forma di dialogo. Ma anche loro, forse più di altri, hanno bisogno di silenzio
Di Antonio Giuseppe Malafarina – giornalista e blogger
La nostra variegata concezione di persona disabile non è estranea alla convinzione che alcune di loro siano moleste perché alzano facilmente la voce, disturbano, fanno chiasso a sproposito e non sanno stare in mezzo alla gente. Questo riguarda prevalentemente il nostro pensare sulle persone con un disturbo psichico, che temiamo fortemente. Oppure temiamo i bambini iperattivi, quelli con i cosiddetti disturbi da deficit dell’attenzione/iperattività (Adhd – attention deficit hyperactivity disorder) perché con la loro sfrenata smania di fare disturbano. Rovescio quindi la questione perché quella dello strillare è una faccenda che rientra nell’ambito del trattamento delle persone con disabilità, di cui abbiamo già parlato dicendo che l’urlo è una forma di comunicazione da rispettare. Solitamente le persone con disabilità strillano perché non conoscono altra forma di dialogo, tutto qui. La domanda da farsi, allora, è questa: le persone disabili sanno stare in silenzio? Spesso le vediamo impegnate nelle proteste e, nella nostra pregiudizievole visuale di persone urlanti, tante volte le immaginiamo esagitate, come non sapessero fare altro.

I disabili, come tutti, hanno bisogno di silenzio. Anzi, forse ne hanno bisogno più di altri. Per le persone autistiche, per esempio, le buone regole dell’accessibilità prevedono che i luoghi atti a ospitarle siano dotati di ambienti dove possano trovare il loro equilibrio, dunque ambienti silenziosi. Le persone che non sentono sono agevolate dall’uso delle protesi che, però, possono stancare l’orecchio. Così ci sono persone sorde che deliberatamente tolgono l’apparecchio per restare un po’ in silenzio con loro stesse. È una scelta data dalla necessità psico-fisica di separarsi dal bombardamento acustico cui sono sottoposte. La sovraesposizione sonora è un fenomeno che riguarda un po’ tutti, perché è lecito pensare che ognuno ogni tanto abbia voglia di separarsi dal cosiddetto stress della vita moderna. La pratica del silenzio, perciò, è un’esigenza che abbraccia persone con disabilità ben diverse. Non ultime le persone con disagio psichico, che anch’esse abbisognano di luoghi dove ritrovare i propri equilibri mentali grazie alla quiete sonora.
Ci sono poi persone che sono prigioniere del silenzio, cioè che vivono una relazione di tale disagio rispetto all’ambiente circostante da non riuscire a comunicare. È il caso del mutismo selettivo, cioè quel disturbo che colpisce prevalentemente i bambini in risposta a un forte stato emotivo legato all’ansia. Queste persone non riescono a parlare, pur volendolo fare, in ambienti pubblici. Queste persone stanno in silenzio loro malgrado, non vorrebbero starci ma lo fanno.
Alla domanda, pertanto, se le persone disabili sanno stare in silenzio la risposta è che ci sono coloro che desiderano starci e altri che desiderano fuggire dal silenzio. E questo riguarda tutti. Il silenzio ci affascina e ci terrorizza. Ci attrae e ci imprigiona. E quando ci imprigiona certe volte l’unica maniera per uscirne è strillare.