Le luci (e le storie) di Natale a Dyker Heights

Non si può andare a  NY durante le feste senza vedere le case illuminate di un quartiere di Brooklyn  diventato famoso in tutto il mondo

Dalla nostra corrispondente a New York

 Flavia Caroppo – giornalista

L’albero di Natale del Rockefeller Center vanta una carriera nel cinema (è stato protagonista di tanti film, incluso il secondo episodio del famoso sequel Mamma ho perso l’aereo), e quest’anno, per “merito” del Covid, anche uno show Tv in prima serata per trasmettere in diretta -e rispettando le regole del distanziamento sociale- il fatidico momento dell’accensione delle luci. Ma quando si parla di luci di Natale a New York, tutte le altre (Rockfeller incluso) scompaiono di fronte allo spettacolo delle case di Dyker Heights. L’evento è diventato ormai un’icona del Natale a New York, tanto che quest’anno è stato persino immortalato in una delle vetrine natalizie di Saks Fifth Avenue.

Sin dalla metà degli anni ’80, tra il giorno del Ringraziamento e la Befana (che qui chiamano Little Christmas, Piccolo Natale), i residenti di Dyker Heights, tranquillo quartiere per famiglie di Brooklyn (abitato per la maggior parte da  italo-americani) trasformano le loro case in display ad alto wattaggio e vengono visitati da oltre 300mila turisti provenienti da tutto il mondo.

Avete mai visto dei soldatini- giocattolo alti 7 metri? E un Babbo Natale grande come una casa a due piani? E avete idea di che luce fanno 30mila lampadine? Non potendo viaggiare fisicamente per ammirare questo spettacolo, Generazione Over 60 vuole farvi viaggiore con la fantasia, con l’aiuto di queste immagini e dei video che troverete nella nostra pagina Facebook.

Grande assente, dopo quasi 40 anni, lo spettacolo offerto dalla famiglia Polizzotto, che nel giardino davanti casa montava un Babbo Natale animato di quasi cinque metri, guardato a vista da un esercito di soldatini alti 9 metri (usciti dritti dritti dal balletto Lo Schiaccianoci), e persino una giostra rotante di cavalli bianchi. A ideare lo spettacolo offerto dai Polizzotto ci ha sempre pensato Geppetto, al secolo Lou Nasti, un BrooklynItaliano DOC noto in tutto il mondo per i giganteschi pupazzi animati che sapeva creare.

«Alfred Polizzotto è stato uno dei primi residenti di Dyker Heights a decorare il proprio giardino e la casa», racconta Lou Nasti. «Mi chiamò il giorno del Ringraziamento, era il 1988, e mi disse di avere appena saputo di essersi liberato -dopo una lunga battaglia- dal cancro, e che voleva festeggiare il Natale con uno spettacolare allestimento luminoso nel giardino davanti casa sua. “Lo voglio bello come quello di Lucy”, si raccomandò. “Anzi di più”», ricorda commosso Geppetto. Lucy è Lucia Spata, la proprietaria della casa dall’altra parte della strada, che è a tutti gli effetti considerata la pioniera delle luci di Dyker Heights avendo iniziato la tradizione nel 1986.

Dopo la morte di Alfred Polizzotto, nel 2001, sua moglie Florence continuò la tradizione in nome del marito, fino alla primavera del 2019, quando i due si sono ricongiunti nel mondo spirituale. Alla morte della madre, gli eredi decisero di vendere la proprietà, ma regalarono comunque ai visitatori di Dyker Heights un ultimo spettacolo. Un gran finale prima di dividersi l’eredità, luci natalizie incluse.

Chissà se il prezzo di vendita di casa Polizzatto includerà come “accessorio” avere come vicina (dirimpettaia) di casa la fondatrice della tradizione natalizia di Dyker Heights, Lucia Spata, che non ha nessuna intenzione di smettere di trasformare il suo giardino in un regno fatato ogni Natale. Anzi quest’anno, nonostante la pandemia, la peperina bionda Over 60 che tutti affettuosamente chiamano Signora Claus (ovvero la moglie di Babbo Natale, che qui si chiama Santa Claus), ha superato se stessa.

«I bambini ne hanno passate abbastanza quest’anno per colpa di questo maledetto virus», dice Lucy Spata con una nota di dolore e rabbia nella voce squillante. «Non hanno potuto vedere la parata del Ringraziamento, non possono stare con i nonni, con i cuginetti, non possono andare a scuola … Non potevo portargli via anche Babbo Natale, no? E anche i grandi. Tutti abbiamo bisogno di un po’ di felicità», dice.

Fedele al suo motto bigger is better (più grande è, meglio è) Lucy quest’anno non ha badato a spese, e alla sua collezione di 80 diverse figure animate, al soldatino dello schiaccianoci alto 5 metri e alle 30mila luci differenti, ha aggiunto un esercito di 30 nuovi soldatini, due enormi statue che sono state consegnate e installate con una gru, più un gigantesco Babbo Natale parlante.

Spata, che ha iniziato a decorare nel 1986 in memoria di sua madre, anche lei una patita delle decorazioni natalizie, ci tiene al suo titolo di “madrina” delle luci di Dyker Heights. «Sono felice di prendermi il merito perchè per tanti anni mi sono presa lamentele, denunce, e “malocchio”», ricorda. «Quando mi sono trasferita qui con mio marito questo quartiere era un mortorio. Io l’ho vivacizzato, poi tutti mi sono venuti dietro. Ora il nostro quartiere è famoso in tutto il mondo, abbiamo milioni di fan sui social media, per non contare le centinaia di migliaia di turisti che vengono di persona. E tutti restano a bocca aperta… sotto la mascherina», conclude ridendo.

Lucy non ha intenzione di smettere di decorare la sua casa, lo ha promesso al marito Angelo che l’ha lasciata per sempre nel 2019, dopo 49 bellissimi anni insieme. «Prima di andarsene Angelo mi ha fatto promettere che non avrei mai smesso di montare le luci di Natale. Anzi, dovevano essere sempre le più belle di tutti. E io, da donna italiana, le promesse le mantengo!». Se volete conoscere la Signora Babbo Natale, guardate la sua intervista su YouTube cliccando qui.

Tra decorazioni multicolori e cipressi decorativi trasformati in luccicanti bandiere italiane, c’è una casa che spicca tra le altre, è la gigantesca proprietà di Nick Taverniti, che sfoggia una scena di Natività, con tanto di fieno fresco e statue a grandezza naturale. 

Dopo essersi trasferita nel quartiere circa 50 anni fa, la famiglia Taverniti ha sempre decorato la casa per Natale. «Mio padre aveva un po’ di statue e luminarie. Ma niente di stravagante rispetto a quello che faccio io», racconta Nick Taverniti. «Ho preso il suo posto nel 1994, l’anno dopo la nascita di mia figlia. Da allora ho continuato ad aggiungere e aggiungere, e le decorazioni sono diventate sempre più grandi, anno dopo anno», ricorda.

Il padre di Taverniti appendeva delle grandi luci natalizie a forma di lacrima intorno alla casa e allestiva il presepe sul prato davanti. Le statue di plastica di Maria, Giuseppe, Gesù bambino, della mucca e dell’asino‚ avevano un buco alla base dove si infilava una lampadina che le illuminava dall’interno. Tutto li.

«Quest’anno ho dato nuova vita alla Natività», dice Nick, «ho sostituito i vecchi stampi di plastica con statue a grandezza naturale realizzate al laser, e ho aggiunto gli angeli, alcune pecore e i tre Re Magi. Si illuminano con dei led invisibili e sembrano veri da quanto sono perfetti. Però le staue vecchie non le ho buttate, le conserverò per sempre come il mio ricordo più caro di papà», continua commosso.

Nick spiega che ha scelto di concentrarsi sulla Natività, quest’anno, in onore di sua madre. «Il presepe è la scena che le piace di più. Lei è molto religiosa e in questo momento dobbiamo avere molta fede. Fede che tutto andrà meglio», esclama.

Nick Taverniti ha iniziato a decorare il primo fine settimana di novembre e, con l’aiuto delle sue due figlie, hanno impiegato tre settimane e un giorno.

«Non è una cosa facile da fare. Devi essere un mezzo ingegnere per capire come collegare tutte queste luci e le statue animate. Una volta avevo troppe cose collegate al contatore, e l’ho fatto saltare. Quindi ho pensato di collegarmi in garage. E così facendo ho bruciato la centralina, lasciando al buio le case di tutto l’isolato!», ricorda ridendo. «Oggi ho delle prolunghe “intelligenti” di oltre 30 metri che passano nel cortile, attraverso le finestre, sotto le porte … Insomma, è da impazzire», continua.

«Sto invecchiando, ma non chiederò mai aiuto a un’impresa. Addobbare la casa è sempre stata una tradizione di famiglia, e continuerò a farlo da solo, con l’aiuto delle mie figlie. Spero di riuscire a “contagiarle” con la mia passione, perchè -quando me ne sarò andato- saranno loro a dover tenere le luci di Natale puntate sul giardino di famiglia», conclude.

Vi state chiedendo quanto costi questa tradizione? Il New York Times ha fatto i conti in tasca ad uno dei proprietari, Frank Mangano. Si parla di oltre 7mila Euro, bolletta elettrica (tra i 600 e gli 800 euro) esclusa!

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