Perchè qualcuno ha paura di successo e fama? Un tema su cui si è dibattuto a lungo e che continua ad appassionare, con conclusioni spesso opposte
Di Paola Emilia Cicerone – giornalista scientifica

Il successo e la fama fanno paura? A giudicare dagli aforismi dedicati al tema, sembra che spesso sia così. E’ soprattutto la tradizione popolare che invita alla prudenza, sottolineando i rischi impliciti nella scalata al successo: chi troppo vuole nulla stringe, ammonisce un proverbio celebre invitando alla moderazione, e un altro detto popolare ricorda che buona fama presto è perduta, senza dimenticare chi si loda s’imbroda, eterno ammonimento a chi fosse tentato di trasformarsi in PR di se stesso. Fa eccezione, ma è una rarità, Fra Modesto non fu mai priore, esplicito invito a rivendicare i propri meriti per raggiungere l’obiettivo desiderato. Anche se forse la citazione più nota è Chi troppo in alto sal, cade sovente precipitevolissimevolmente, spesso citato come proverbio, anche se in realtà è un verso di “La Celidora ovvero Il governo di Malmantile”, un’opera burlesca pubblicata del 1734 da Andrea Casotti.
Il tema si è inevitabilmente dibattuto da tempi antichissimi. Nella Roma antica la Fama è una divinità dalle mille bocche destinata ad amplificare ogni voce – così per esempio nel virgiliano fama volat – e quindi anche il successo. Di cui oggi è più o meno un sinonimo, anche se a rigor di termini il successo dovrebbe implicare il raggiungimento di un qualche risultato – si tratti del premio Nobel o di un torneo sportivo di quartiere – mentre la fama è non di rado effimera. Tanto che si può avere una pessima fama – o fama di essere un pessimo soggetto – mentre al successo tendiamo comunque ad attribuire un connotato positivo. Anche i pensatori classici si sono occupati del tema, sia pur meno di quanto si potrebbe supporre. Troviamo però un’inattesa riflessione di Virgilio sugli effetti positivi dei propri trionfi, Il successo li incoraggia: essi possono poiché pensano di potere. Mentre per lo storico Tacito Il desiderio di gloria è l’ultima aspirazione di cui riescono a liberarsi anche gli uomini più saggi, elo spirito critico di Marziale ricorda che Non mi piace l’uomo che sperpera la sua vita per la fama; datemi l’uomo la cui vita crea la sua fama. Difficile poi estrapolare una citazione dall’opera di Shakespeare, dato che molte tragedie ruotano proprio intorno alla fragilità effimera del successo, di quella gloria che è come scrive il Bardo nell’”Enrico VI” come un cerchio nell’acqua, che non cessa mai di allargarsi, finché, a furia di spandersi, si sperde nel nulla.
In tempi più vicini a noi lo sguardo sulla gloria si fa più ironico e disincantato. Anche perché i mezzi di comunicazione di massa ne hanno trasformato la natura: secondo la celebre frase di Andy Warhol, In futuro tutti saranno famosi per quindici minuti.

Una battuta profetica – secondo alcuni da attribuire al fotografo Nat Finkelstein, che l’avrebbe pronunciata appunto in un dialogo con Warhol – visto che risale a metà degli anni ’60, ben prima dell’esplosione della cultura di massa e dell’invenzione di internet e dei social. Ma già per Oscar Wilde Al mondo c’è una sola cosa peggiore dell’essere chiacchierati, ed è il non essere chiacchierati, mentre una che di notorietà se ne intende, la scrittrice Erica Jong, avverte che Avere fama significa che milioni di persone hanno un’idea sbagliata di chi tu sia.
A volte si tratta di fare delle scelte: Devi prendere una decisione. Vuoi essere un grande attore o solo avere un nome famoso? chiese Lawrence Olivier a un giovane Richard Burton, all’epoca impegnato nelle riprese del kolossal Cleopatra.

Più sobriamente Winston Churchill osservava che Il successo non è mai definitivo, il fallimento non è mai fatale; quello che conta è il coraggio di continuare. E’ la saggezza di un uomo che definiva il suo maggior successo il fatto di aver convinto sua moglie a sposarlo. Ma forse la considerazione più valida resta quella di Henry David Thoreau: C’è un solo tipo di successo: quello di fare della propria vita ciò che si desidera.
