Come nella vita, anche nello sport preferisci essere un perdente o un vincente?

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A cura della Redazione

Ormai fa parte del linguaggio comune: si vede subito che quello è un perdente! O, al contrario: è evidente che sia un vincente! Ma ci siamo mai chiesti che cosa intendiamo con queste espressioni?

Per il nostro coach Paolo Barbera, non bisogna pensare si parli solo di sport: “Le persone migliori, coloro che davvero riescono a diventare vincenti non sono persone eccezionali dal punto di vista dell’intelligenza, delle capacità o del talento. Sono persone che credono davvero in se stesse e che si prendono tutte le responsabilità per successi e fallimenti della vita”.

Il primo passo per essere vincenti sta proprio nel prendere coscienza definitivamente che ogni persona è in grado di forgiare la propria vita. Questo significa che il pensiero positivo, la fiducia nei propri mezzi, il credere in se stessi possono portare ad ottenere il successo. Ma per capire a fondo qual è la differenza tra un vincente e un perdente, dobbiamo analizzare che cosa succede in caso di un insuccesso o di un fallimento. Il vincente, sorprendentemente, si prende tutte le responsabilità del fallimento, analizza che cosa è andato storto e cerca di fare meglio la volta successiva. Mentre il perdente non prova neppure per un attimo a farsi un esame di coscienza.

Se ciò vale per l’esistenza in genere, altrettanto lo è per lo sport, come qui di seguito ci spiega lo stesso Barbera.

Chi è Paolo Barbera

Il coach Paolo Barbera, Coordinatore Federale Triathlon e Direttore tecnico di TRI60

Coordinatore Federale di Triathlon, Ironman Certified Coach.

Fondatore di Active Kids, un centro medico specializzato nell’educazione alimentare e nella programmazione e gestione dell’allenamento sportivo.

Direttore Tecnico di TRI60, un training center dedicato a ciclismo, triathlon, corsa e nuoto. Maratoneta e Multi Ironman finisher, collabora con le più prestigiose riviste di settore su temi di allenamento, educazione alimentare e preparazione fisica.

Nel corso degli ultimi anni ha accompagnato tante persone in un percorso che li ha portati dall’essere sedentari e con problemi di peso e salute a persone sane, attive e in forma.

Tri60 Advanced Training; tel. 02-83906360

https: //www.tri60.it

Con il passare degli anni il numero degli atleti che ho seguito e la quantità di programmi di allenamento studiati hanno raggiunto una dimensione importante. Questo che potrebbe sembrare un traguardo, in realtà per come intendo lo sport e la vita è semplicemente un nuovo punto di partenza. Il più grande insegnamento che ho tratto da questi anni di lavoro condiviso con tanti atleti mi ha fatto modificare il sistema di lavoro. Se all’inizio ero convinto che la qualità principale di un allenatore fosse quella di preparare piani di allenamento accurati e personalizzati, adesso ho capito che quella è solo una parte e a volte insufficiente del lavoro. Non basta perché a volte un atleta in gara anche se preparato nel modo migliore non raggiunge il risultato sperato e soprattutto, cosa ancor più difficile da comprendere, non riesce ad esprimere una prestazione pari al suo valore. Perché?

Abbiamo già più volte affrontato temi legati alla motivazione, all’ansia da prestazione e a tanti degli aspetti psicologici vicini al mondo dello sport e non solo. Quello che mi interessa affrontare è l’influenza che ha sui tuoi risultati sportivi l’approccio mentale con cui affronti la tua vita quotidiana e quindi anche l’allenamento e la gara. Questo può fare la differenza più di tanti allenamenti che fanno parte della tua tabella.

♦ Il primo step è partire dall’obiettivo. La scelta dell’obiettivo agonistico più importante è il miglior punto di partenza per la stagione. L’obiettivo deve essere tanto ambizioso da stimolarti ma sempre alla tua portata per aiutarti a mantenere alte motivazione e concentrazione a mano a mano che l’obiettivo si avvicina. Ciò è irrinunciabile anche se hai appena iniziato ad allenarti dopo anni di sedentarietà. Non importa il livello in termini assoluti dell’obiettivo: è fondamentale il significato che ha per te avere una meta precisa da raggiungere. Come ogni viaggio richiede pianificazione e organizzazione. Non appena cominci a fare questo sei già ad un livello superiore rispetto alla media delle persone.

♦ Porti un obiettivo significa anche prendersi una responsabilità. Questo è il secondo step. Responsabilità soprattutto verso se stessi e l’impegno che abbiamo preso. Alla fine della stagione dovrai fare un bilancio tra l’impegno profuso e i risultati raggiunti. Se sei all’inizio di un percorso sportivo l’impegno è la componente più rilevante che puoi mettere in gioco non potendo contare su esperienza e agonismo. Quindi inizia a dare il 100% delle tue possibilità e vedrai che i risultati ripagheranno il tuo sforzo. Oggi però la responsabilità di un obiettivo può essere anche pubblica.  Vivendo in un mondo sempre più social e interconnesso sei a volte esposto al giudizio di altri atleti e di altre persone che vedono e valutano quello che fai quotidianamente. Di questo aspetto devi prendere gli effetti positivi. Impara a focalizzare la tua attenzione su quello che fai e su quello che vuoi fare. Chi si dedica troppo a vedere e valutare quanto fanno gli altri finirà con il perdere la concentrazione sugli obiettivi personali più importanti, sempre che li abbia. Tu non lo farai. Dedica le tue energie all’impegno quotidiano e alla tua crescita personale senza perdere tempo a guardare cosa fanno gli altri e perché.

♦Il terzo elemento su cui l’approccio mentale fa la differenza è la gestione del risultato negativo. L’insuccesso fa parte della nostra quotidianità soprattutto per chi ama confrontarsi con il mondo delle gare sportive. Non sempre riuscirai a raggiungere i tuoi obiettivi o i risultati attesi in gara o in allenamento. E allora? Questo non deve alterare la tua motivazione. Gli errori e gli insuccessi sono dei momenti di crescita importanti. Hai capito bene. Sono rare le occasioni in cui possiamo imparare qualcosa. L’insuccesso è proprio una di queste. Se hai un approccio negativo non farai altro che cercare una serie di scuse e di colpevoli al di fuori di te. Ci sono e ci possono essere fattori esterni umani e ambientali negativi, è vero. Ma se hai un approccio positivo devi prenderti le responsabilità di quanto accaduto, cercando di capire che cosa è successo e perché. Lo scopo è di evitare che un risultato negativo possa verificarsi nuovamente. Questo riguarda anche il mio lavoro. Se dopo averti allenato per mesi i risultati non sono in linea con le aspettative sono il primo a cercare di capire non di chi sia la colpa ma quale può essere il mio contributo per fare in modo che questo non accada più. Guarda avanti. Pensa a nuove idee e nuove soluzioni per affrontare il resto della stagione. Dedicare il tempo alla distribuzione delle colpe è uno sport che non i ha mai appassionato. Ti allontana dagli obiettivi di lungo periodo e ti aiuta a creare degli alibi e delle giustificazioni personali che non sono altro che ostacoli suo tuo percorso.

Un altro tassello importante del tuo approccio all’attività sportiva riguarda le relazioni personali. Non devi mai dimenticare che ogni risultato sportivo a livello amatoriale o professionistico è sempre un risultato di un team di persone che ha contribuito a raggiungerlo. Anche se sei un amatore e non hai una squadra al tuo servizio hai comunque intorno delle persone che ti supportano quotidianamente.  L’approccio miope e perdente ti porta a prenderti tutti i meriti dei successi e come abbiamo visto di scaricare su altri le cause di eventuali insuccessi. L’approccio che ti garantirà il successo nel lungo periodo è quello della condivisione. Devi essere riconoscente verso chi segue i tuoi allenamenti quotidianamente (anche se qui non sono imparziale), verso i tuoi amici e compagni che condividono con te la fatica e l’impegno dell’allenamento quotidiano e la tua famiglia che ti supporta e a volte sopporta tutte le tue iniziative sportive a cui spesso finisci con il dedicare tanto tempo. Solo così potrai creare intorno a te un ambiente positivo e collaborativo che continuerà a accompagnarti con entusiasmo verso nuovi e sempre più ambiziosi obiettivi”.

 

Ecco qui enunciato un decalogo delle differenze tra “vincenti” e “perdenti”, stilato da Pasquale Altini, esperto in Orientamento al lavoro, bilancio di competenze e career Counseling:

DIECI DIFFERENZE TRA UN VINCENTE ED UN PERDENTE:

1) Quando un vincente sbaglia, dice: “Ho sbagliato”.

     Un perdente dice: “E’ stata colpa mia“.

2) Un vincente attribuisce i suoi successi alla buona sorte, anche quando non sono dipesi da essa.

    Un perdente attribuisce le sue sconfitte alla cattiva sorte, anche quando questa non c’entra affatto.

3) Un vincente lavora più sodo di un perdente, eppure dispone di più tempo.

    Un perdente ha sempre “troppo da fare”, per stare dietro ai suoi insuccessi.

4) Un vincente affronta i problemi.

    Un perdente ci gira attorno.

5) Un vincente dice che gli dispiace, e smette.

    Un perdente dice che gli dispiace, e rifà lo stesso errore.

6) Un vincente sa per che cosa vale la pena di lottare e quando scendere a compromessi.

    Un perdente scende a compromessi su ciò che non dovrebbe, e non combatte per le cose per cui vale la pena lottare; ogni giorno dovrebbe rappresentare una battaglia per la vita, ed è molto importante che si combatta per ciò che è importante e non si perda tempo per questioni secondarie.

7) Un vincente dice: “Sono capace, ma non quanto sarebbe necessario”; inoltre alza lo sguardo per vedere dove sta andando.

    Un perdente dice: “Non sono peggiore di tanti altri”; inoltre guarda in basso verso quelli che non hanno raggiunto la sua condizione.

8) Un vincente rispetta quelli che sono più colti ed esperti di lui e cerca di imparare da loro.

    Un perdente mostra risentimento verso quelli che sono più preparati di lui e cerca di denigrarli.

9) Un vincente si responsabilizza anche per ciò che va al di là dei suoi doveri.

     Un perdente dice: “Il mio lavoro si ferma quì”.

10) Un vincente dice: “Deve esserci anche qualche modo migliore per fare questa cosa”.

     Un perdente dice: “Perché cambiare? Si è sempre fatto così”.

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