A tutti è capitato di accorgersi di avere una canzone in mente che si ripete all’infinito. Gli scienziati gli hanno dato perfino un nome: tarlo dell’orecchio. Ecco di che cosa si tratta, come liberarsene e… come trasformarlo in un argomento di conversazione
Dalla nostra corrispondente a New York
Flavia Caroppo – giornalista

Sarà capitato anche a voi, di avere una musica in testa, sentire una specie di orchestra suonare suonare suonare suonare…
Complimenti a chi di voi non sta continuando a leggere canticchiando nella testa: zum zum zum zum zum zum…
Fate parte di quel mero 10% della popolazione mondiale che non soffre di ear worm, ovvero tarlo dell’orecchio, come gli inglesi hanno battezzato quelle canzoncine (ritornelli o melodie) che si insinuano nella nostra mente e, a prescindere dalla nostra volontà, non riusciamo a scacciare (ovviamente se fate parte di una di quelle generazioni indicate da una lettera X, Y o Z, siete millenials, o non avete mai sentito questa canzone il vostro “tarlo” sarà diverso!).
E non pensiate che il fenomeno sia banale: negli ultimi 15 anni circa i ricercatori hanno iniziato a indagare su questo fenomeno da vari punti di vista e con diversi studi sperimentali, tanto da arrivare a dargli un nome scientifico (a me, però, piace più tarlo).
Che cos’è l’“immaginario musicale involontario” o INMI
Se volete la definizione che vi farà passare per cervelloni con i parenti e gli amici riuniti attorno alla tavola di Pasqua o al picnic di Pasquetta eccola qua: l’immaginario musicale involontario, a differenza dell’immaginario musicale volontario o delle allucinazioni musicali, è un fenomeno richiamato tramite meccanismi di recupero associativi e non pianificati ed è di natura involontariamente ripetitiva (imparate questa frase a memoria e l’ohhhh dei parenti è assicurato).
E se per caso c’è qualcuno che fa spallucce o sminuisce il vostro accurato piano per stimolare una conversazione intelligente (invece dei soliti pettegolezzi o discussioni familiari), aggiungete pure che uno studio pubblicato sul prestigioso giornale “Consciousness and Cognition” ha documentato scientificamente che i soggetti che affermano di avere spesso un motivetto in testa, trovandolo un po’ invadente, hanno una struttura del cervello diversa, con una quantità maggiore di materia grigia nelle aeree associate con i processi emozionali.
Il salvaschermo musicale del cervello
Dovete attirare l’attenzione dei più giovani (quelli delle generazioni con la lettera, insomma)?
Provate a spiegargli la cosa con le parole di Lauren Stewart, scienziata della Goldsmiths, University of London, dove ha fondato e dirige il programma Music, Mind, and Brain. Per la Stewart, il tarlo dell’orecchio (quello zum zum zum zum che, probabilmente, vi sta ancora risuonando in testa mentre leggete) è una sorta di “screensaver musicale che tiene la mente ‘preservata’, come fosse in stand-by, mentre siamo rilassati, dunque a un regime minimo di attività cerebrale e cognitiva”.
Ma quali caratteristiche una melodia deve avere per trasformarsi in tarlo? Anche a questo gli studiosi hanno dato una risposta, studiando un campione di ben 3800 persone.
Prima legge della canzone che ti passa per la testa: il tempo.
Gli earworm hanno un tempo più veloce rispetto ai brani non-earworm. L’idea che il nostro cervello ami ripetere all’infinito melodie allegre e ritmate (esatto, come zum zum zum zum zum, zum zum zum zum zum) è dovuta alla relazione che parrebbe esistere tra movimento e earworms: i tarli dell’orecchio infatti, nella maggior parte dei casi, iniziano quando siamo impegnati in movimenti periodici come camminare, correre, fare la doccia o lavarsi i denti (o quando, comodamente seduti, leggiamo questo articolo).
Seconda legge: melodie generiche.
I brani indicati come earworm tendono ad avere contorni (forme) melodici complessivi più generici rispetto alle canzoni non-earworm.
Un esempio? Moves Like Jagger dei Maroon 5, una delle canzoni più martellanti in assoluto (accipicchia, ora non me la toglierò dalla testa per tutto il giorno).
Ma oltre ad essere ritmate e avere una melodia generica, le INMI (immaginazioni musicali involontarie) hanno un altro elemento in comune.
Terza legge: schemi di intervallo insoliti.
I brani classificati come earworm tendono anche ad avere uno schema degli intervalli nuovo e spiazzante, fuori dalla media, come un numero maggiore di salti o un salto occasionale più grande di quanto ci si aspetterebbe nella “canzone pop media”.
Qualche esempio? La parte strumentale di My Sharona degli Knack e In The Mood di Glen Miller.
Ecco, per trovare il video ci sono cascata anch’io, ora il “ta da da, ta da da da da, ta da da, ta da da da da, ta da da, ta da da da da, ta da da, ta da da, ta da da da da” della Glen Miller orchestra ha sostituito lo zum zum zum di Canzonissima nel mio cervello. E nel vostro? Cliccate sui link qui sotto e poi mi direte!
La top 5 delle canzoni che ronzano in testa
Negli anni scorsi, i ricercatori dell’Università di Amsterdam e quelli del Museo della Scienza di Manchester, hanno voluto scoprire qual è il brano “ossessivo” più comune. Per farlo, hanno chiesto ad oltre 12mila persone di riconoscere al volo una serie di brani scelti tra circa 1000 hit uscite dal 1940 ad oggi.
La melodia più orecchiabile e riconoscibile degli ultimi 70 anni è, per gli intervistati, Wannabe, il singolo di debutto delle Spice Girls. Il brano del 1996, che ha venduto 7 milioni di copie, è stato riconosciuto dopo soli 2,3 secondi rispetto ai 5 o 7 secondi di altre canzoni. Nelle altre quattro posizioni della classifica ci sono anche Mambo N° 5 di Lou Bega, Eye Of The Tiger (l’indimenticabile colonna sonora di Rocky 3 cantata dai Survivor), Just Dance di Lady Gaga (che non poteva mancare), e Sos degli Abba.
Ma come togliersi il tarlo dall’orecchio (e dalla testa?)
Secondo un gruppo di ricercatori inglesi per togliersi dalla testa la canzone tormentone bisogna impegnare il cervello in una qualsiasi attività cognitiva (i sudoku, le parole crociate, i giochi di parole e i rebus sono i migliori antidoti allo zum zum zum zum). Oppure bisogna occupare la memoria a breve termine, risultato raggiungibile ripetendo una parola a caso per più volte o, incredibile ma vero, masticando un chewing gum (più facile che risolvere un Sudoku, almeno per me!).
Non basta? Ok, ecco allora altri 10 consigli per liberarsi dal tarlo:
- Ascolta la canzone fino alla fine.
- Cerca il testo della canzone e cantala
- Suona la canzone con uno strumento.
- Prova a tenere un ritmo diverso con le dita.
- Ascolta del “rumore bianco”. Anche se la canzone che ti è rimasta in testa non è generata fisicamente nel timpano, sono gli stessi neuroni ad essere coinvolti. Il rumore bianco può calmare quei neuroni.
- Ascolta la colonna sonora di un film. Solitamente sono brani lunghi che hanno uno sviluppo poco ripetitivo.
- Ascolta un’altra canzone. Prova un brano con un ritmo diverso o che appartiene a un altro genere musicale.
- Parla a voce molto alta.
- Prova a suonare la canzone al contrario nella tua testa!
- Canta molte canzoni diverse in una sorta di medley.
Io ne aggiungerei anche un altro… non leggere articoli che parlano del tarlo dell’orecchio!