Disciplina basata sull’uso della musica come strumento educativo, riabilitativo o terapeutico, la musicoterapia agisce sugli stati d’animo e sulle emozioni, con effetti rilassanti o stimolanti
Di Rosa Mininno – psicoterapeuta, ambasciatrice della lettura per il centro del libro MiC (Ministero della Cultura), e presidente della Scuola Italiana di Biblioterapia
La musica è un linguaggio universale, utilizza gli stessi codici interpretativi dovunque, le note, il ritmo, l’armonia, la melodia, anche attraverso l’uso di strumenti diversi, e sull’onda di questi elementi può raggiungere contestualmente milioni di persone e suscitare emozioni diverse. Nei bambini, nei giovani, negli adulti, negli anziani.

Proprio questa sua caratteristica di universalità trasversale all’appartenenza di genere e all’età ha destato l’interesse di diversi studiosi che, attraverso le loro ricerche, hanno evidenziato come la musica sia in grado di stimolare processi di rilassamento psicofisiologico o di eccitazione. La musicoterapia è infatti un approccio al disagio psicologico, ai disturbi neurologici e comportamentali che utilizza non solo melodie, ma anche suoni ambientali e rumori, compreso il proprio corpo.
Quando ascoltiamo musica ad alto volume particolarmente eccitante sentiamo la nostra cassa toracica attraversata dalle onde sonore. Non è certo questa la musica adatta per rilassarsi.
Per un processo di decompressione emotiva abbiamo bisogno di abbandonarci, di rilassare il nostro corpo e la nostra mente, meglio ad occhi chiusi. Per fare questo la musica deve essere calma, piacevole, non deve risvegliare la nostra attenzione, ma al contrario attenuarla fino al rilassamento completo del nostro organismo e della nostra mente, spesso oppressa da un sovraccarico cognitivo ed emotivo.
La musicoterapia si applica singolarmente, ma anche in gruppo in un ambiente adeguato: in penombra, le persone sono preferibilmente distese perché questa postura consente il rilassamento del corpo come in uno stato di sospensione e per la mente è più facile lasciarsi andare.
Non solo musica, ma anche suoni ambientali vengono utilizzati: la risacca del mare, il fruscio del vento tra le chiome degli alberi, l’acqua di un ruscello che scorre, ad esempio.


La musicoterapia si colloca nell’ambito delle “ medicine complementari” con un approccio olistico: tutti gli aspetti dell’essere umano sono contemplati: psicologico, fisico, sociale, emotivo, anche spirituale. La Federazione Mondiale di Musicoterapia la definisce come l’uso della musica e degli elementi musicali – suono, ritmo, melodia e armonia- da parte di un musicoterapeuta esperto con l’obiettivo di stimolare reazioni di piacere e di rilassamento nella persona o nel gruppo.
Gli ambiti di applicazione sono quello psicoterapeutico e quello riabilitativo.
Le strutture cerebrali del lobo temporale e del lobo frontale sono stimolate da input sensoriali in merito all’attenzione, all’osservazione e all’apprendimento.
La musica scelta dal musicoterapeuta è adattata al paziente ed è questa l’abilità tecnico-professionale che è necessaria. Deve produrre piacere ed essere in grado di rimodulare i circuiti neurocerebrali a favore di una plasticità che il nostro cervello possiede naturalmente e che, a causa di patologie, traumi, sofferenze psicologiche ed emotive, risulta bloccata. Negli ultimi anni la neuroimaging applicata ai pazienti trattati con musicoterapia ha dimostrato la notevole efficacia di questo approccio.
Nei momenti bui, allora, abbandoniamoci alla musica: quest’arte possiamo tranquillamente “subirla”. A condizione che sia rilassante e ci procuri piacere.

Per approfondimenti:
♦ Musica tra neuroscienze, arte e terapia Rolando Benenzon Musica Practica Ed 2020
♦ Manuale di musicoterapia.
Teoria. Metodi e strumenti per la formazione Gerardo Manarolo Carocci ed. 2020
♦ Musicoterapia Pier Luigi Postacchini, Andrea Ricciotti, Massimo Borghesi Carocci Ed. 2014