«Il Prix Italia? Mai sentito: cos’è?»

L’edizione numero 74 di quest’anno si tiene a Bari: comincia il 4 e termina l’8 ottobre.

 Di Amelia Belloni Sonzogni  –  scrittrice

Era questa la reazione di coloro che, vent’anni fa, mi chiedevano di che cosa mi stessi occupando, e ai quali rispondevo che stavo scrivendo un libro sulla storia del Prix Italia. Non era un argomento in linea con i miei abituali: ero passata, in effetti, da biografie di uomini politici e associazioni di ambiente lombardo tra Otto e Novecento, ad un soggetto poliedrico, di respiro internazionale, difficile da inquadrare, ancor più complicato da spiegare e raccontare.

Lo stesso Premio Italia (successivamente Prix) aveva difficoltà a descriversi. Dal 1948, anno in cui nacque, si arrivò alla metà degli anni ’60 per prendere la decisione di affidare a Sergio Zavoli la realizzazione di un documentario (irreperibile all’epoca della mia ricerca) che spiegasse al pubblico l’organizzazione del concorso. Infatti, una delle problematiche più rilevanti per il Premio era come conservare e archiviare la propria eterogenea documentazione: al concorso partecipavano testi, spartiti musicali, sceneggiature, registrazioni, pellicole, videotape che riproducevano le opere in gara. Cosa aveva la dignità di durare?

Sergio Zavoli (1923- 2020)

Dovendo io fare i conti con la disponibilità delle fonti esistenti, nella quasi totale assenza all’epoca di materiale audiovisivo archiviato e disponibile, mi trovai a consultare e utilizzare i verbali delle riunioni dei soci e i testi delle relazioni presentate ai convegni. Illustrai così i molteplici e mutevoli tratti distintivi di una associazione fra enti solo radiofonici in un primo tempo, e poi anche televisivi, e in seguito di “web”, che organizzavano un premio annuale per la propria produzione ispirata da una filosofia dell’eccellenza: la ricerca della qualità associata alla divulgazione della cultura.

La qualità, cos’è? Diceva Italo Calvino: «1. Leggerezza 2. Velocità 3. Esattezza 4. Visibilità 5. Molteplicità 6. Coerenza».

Cultura e qualità di rete. Storia del Prix Italia (1948 – 2008): questo il titolo del mio lavoro, condotto di concerto con il prof. Carlo Sartori, all’epoca Segretario del Prix Italia, poi uscito a mia totale cura in occasione del sessantesimo compleanno della manifestazione.

Cercai di individuarne la linea editoriale. Mi sembrò che il Prix Italia potesse ricordare per certi aspetti – specie per quelli inerenti all’esercizio della professione – il Rotary International. Lo immaginai come una sorta di diplomazia dell’etere e provai a spiegarmi come mai un fenomeno mediatico nato nel secondo dopoguerra e ancora in vita, avesse avuto a lungo come uno dei tratti distintivi l’essere così poco popolare (e il termine non è scelto a caso).

Per rispondere alla domanda iniziale, se lo dovessi associare ad una immagine significativa e calzante direi un caleidoscopio.

Il Prix Italia è un concorso internazionale per radio, tv e web nato nel 1948 e tenutosi da allora, storicamente in settembre, ogni anno in una sede diversa: simile a un carro di Tespi in giro per la penisola, diviso fra lo spirito itinerante e l’aspirazione ad avere una sede fissa, possibilmente prestigiosa, che era stata immaginata a Venezia, ed è stata per qualche anno a Torino.

Al concorso possono partecipare i broadcaster associati. Oggi sono 83 in rappresentanza di 50 paesi del mondo. Alla prima riunione informale a Venezia presero parte Gran Bretagna, Svizzera, Austria, Francia e Italia, patria d’origine della prima idea del Prix; l’intento era quello di radunare il meglio della cultura europea sul fondamento comune di un taglio culturale che non aveva bisogno di essere tradotto in affermazioni perché identificato in un legame tra uomini di lettere al di sopra di vincoli internazionali; a questa concezione il Prix Italia è rimasto a lungo abbarbicato.

L’incontro costitutivo si svolse a Capri nel settembre 1948, in forma di conferenza radiofonica tra i rappresentanti più accreditati dei principali organismi europei: una cinquantina di uomini attempati che cercavano di redimere la radio dalle colpe della propaganda bellica, di evitare la contrapposizione ideologica (nel 1948…), di fare della radio un mezzo di diffusione della cultura mettendo in gara non gli autori ma gli organismi radiofonici con una intenzione europeista non semplice da sostenere nel «vuoto di Europa» del momento. Idea fondante era quella di utilizzare i nuovi media per fini da cui divergevano per intrinseca natura, divergenza di cui non si era al momento pienamente consapevoli.

Nelle intenzioni dei fondatori era presente la volontà dichiarata di costruire una casa comune sovranazionale, utilizzando i mattoni della comunicazione di massa e il cemento nobile di una cultura di stampo prevalentemente latino-francese, iscritta in un orizzonte di valori umanistici, in gran parte condivisa dall’organo deliberante dell’associazione. Ad essa si affiancò la costante preoccupazione di far circolare la reciproca conoscenza attraverso le opere, cui era legato un determinante aspetto economico, relativo allo scambio e alla trasmissione via etere delle produzioni. 

Il fatto che al concorso erano presentate «opere» e non prodotti la dice lunga sulla natura dell’iniziativa e sul conflitto tra qualità e popolarità che continuarono ad essere viste come difficilmente conciliabili. Con il tempo e l’avvento della televisione prima e del web poi, la prospettiva mutò.

Leggo che quest’anno – per la prima volta – la manifestazione sarà aperta anche al grande pubblico: per la settimana successiva all’evento, su RaiPlay, saranno visibili i prodotti selezionati dalle giurie. È una novità di assoluto rilievo che avvicina un pubblico, comunque selezionato dalla tecnologia e dalla capacità di utilizzo, a produzioni e prodotti di difficile reperibilità.

Tema di questa edizione, tema quanto mai rilevante, è la sostenibilità, raffigurata con un ulivo: simbolo della regione ospitante ma anche di tenacia e profondo radicamento. Tema di grande interesse di cui sarà interessante leggere descrizioni e declinazioni; speriamo non resti lettera morta.

Ai link di seguito si può leggere una presentazione più articolata del libro e del suo contenuto:

https://ameliabellonisonzo.wixsite.com/iohosempreparlato/una-presentazione-mancata

https://ameliabellonisonzo.wixsite.com/iohosempreparlato/rileggendo-il-prix-italia

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