Avanzi di valore

Qualche consiglio per rielaborare con creatività i famosi “avanzi delle feste”

Di Michela Romano

Finiti i festeggiamenti? No, siamo ancora tutti nel mezzo dei giorni più pieni di leccornie dell’anno vecchio e di quello nuovo e le occasioni per stare insieme corrispondono a grandi abbuffate, dopo spese in cui spesso ci siamo fatti prendere un po’troppo la mano, vuoi dall’edonismo del palato che dal bisogno di accontentare i gusti più disparati degli ospiti. Sacchetti enormi, dispense e frigoriferi traboccanti, in pochi giorni si trasformano in una parola, spesso usata al plurale: avanzi. E’ così triste vedere grandi piatti – i cui momenti di gloria sono nelle tavole imbandite della Vigilia, Natale, Santo Stefano, San Silvestro, il primo dell’anno – appoggiati in miseri contenitori, massacrati al microonde e serviti frettolosamente a bocche annoiate.

Per chi non accetta questa fine ingloriosa del cibo che è una grande risorsa e lo è in uno stato di materia prima, ma molto di  più lo diventa quando si sono spese ore ed energie per elaborarlo, cucinarlo, trasformarlo in un piatto di tradizione o di grande impatto per una ricca tavola, c’è una via per dare valore a tanto sforzo: rielaborare con creatività, creando nuove consistenze ed abbinamenti.

Ad esempio, come vi immaginereste di accostare il cappone (rivisitato)?

Nel più atteso dei giorni di festa, il Natale, non mancano mai dei secondi di carne, siano carni bianche o rosse, farcite e a lunghe cotture, che trattengono in cucina tutti – gli appassionati, gli esperti e quelli meno inclini-. I provetti cuochi restano un po’ imprigionati nelle cucine, forse oltre il tempo programmato, con una piacevole sensazione di perdersi per sottrarsi in modo giustificato da qualche frenetica e ingiustificata corsa all’inutile e futile.

Dopo tante amorevoli pratiche di cucina, quando il piatto passa alla tavola, qualcosa avanza sempre, poco o tanto.

E perciò che fare? E’ prezioso, ed è peccato sprecare. Inizia così un’altra piacevole fase, quella di ripensare a che cosa diventerà dopo un po’ di frigorifero: Lasciate passare giusto quelle quarantotto ore dove regnano i buoni propositi post abbuffata.

Non importa se l’avanzo è poco o tanto, va sempre bene.

Con un buon frullatore, si deve solo tritare tutto finemente ed emulsionare con burro o ghee, qualche ombra di Porto, Brandy o Cognac ed ecco un pregiatissimo paté, pronto da spalmare su fette speciali, ricavate da un avanzo tipico della tavola di Natale. Quale?

Udite, udite! Il panettone. Sì, proprio quello. Tagliato con fette piatte e messo a tostare in pentola antiaderente (attenzione a non bruciarlo); utilizzato in modo inconsueto, tolto dalla lista dei dolci, è un modo per apprezzare ancora di più la parte aromatica dei canditi e la pastosa dolcezza delle uvette.

In pochi minuti sono pronti dei crostini speciali per un aperitivo a base di Vermouth e di nuovi cin cin: ai preziosi avanzi e che cappone e panettone. Che si esprimano insieme!

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