Ricordi di vacanze invernali solitarie, tuttavia amate, di me ragazzina. E subito emozioni e ricordi mi riportano al Monte Amiata, la meta scelta da mio padre
Di Paola Emilia Cicerone – giornalista scientifica

Ci sono immagini che hanno il potere di riportarti indietro nel tempo: per me sono quelle della pagina Facebook dell’Hotel Le Macinaie, sul monte Amiata, (le trovate qui https://www.facebook.com/MACINAIE). Sono bastati davvero pochi istanti per tornare ai profumi e alle emozioni delle mie scorribande infantili, in quelle vacanze invernali di oltre mezzo secolo fa.
Le vacanze sulla neve devono essere state l’escamotage di mio padre per rendere meno vuote le sue vacanze di vedovo con una ragazzina da gestire. La meta prescelta- all’epoca abitavamo a Roma – fu il Monte Amiata (http://www.webamiata.it) non troppo lontano e in qualche modo legato alla storia della mia famiglia. Stiamo parlando di una montagna atipica, in realtà un vulcano spento, collocato tra le province di Siena e Grosseto: per gli etruschi era una terra sacra, una specie di casalingo Olimpo. Certo si tratta di un luogo che sembra emanare una strana energia, che si traduce a livello fisico in emissioni di vapore geotermico, e a livello spirituale nel fiorire di esperienze mistiche, tra cui val la pena di ricordare quella di Davide Lazzaretti, il visionario “profeta dell’Amiata” scomunicato e ucciso dai carabinieri nel 1878, mentre oggi alle pendici della montagna è possibile visitare un suggestivo centro tibetano.
In realtà il progetto di mio padre aveva qualche controindicazione. Io ero una ragazzina solitaria – che si sarebbe poi trasformata, visto che quelle vacanze andarono avanti per diversi anni, in un’adolescente scontrosa – né lui era tipo da incoraggiare socialità o chiacchiere con altri villeggianti. Per le mie escursioni in montagna, dunque, non avevo particolari compagnie. E mio padre detestava la neve e la montagna, per cui ogni mattina sbarcava me e il mio slittino ai margini di un prato innevato e risaliva velocemente in macchina, motore e riscaldamento accesi, a leggere il giornale in attesa che mi stufassi di prendere freddo.

Devo aggiungere di non essere mai stata attratta dagli sport invernali (non che qualcuno mi abbia mai proposto di mettermi un paio di sci ai piedi). Lo slittino, un modello di legno vecchio stile, era la scusa per fare un po’ di movimento, qualche scivolata tranquilla…ma quello che amavo soprattutto fare era passeggiare nella faggeta che costeggia le piste, a Pian delle Macinaie o a Prato della Contessa, arrivando qualche volta fino alla croce che sovrasta la vetta, a 1700 metri di altitudine.

All’epoca non era ancora stato inventato il Forest Bathing, la pratica di benessere basata sull’immersione in un ambiente naturale di cui la ricerca conferma gli effetti benefici, ma io facevo certamente qualcosa del genere. Esploravo con cautela i dintorni, nella segreta speranza di incontrare qualche animale selvatico o almeno di intravederne le tracce. Mai successo, ma per essere contenta mi bastavano le foglie coperte di neve, un ruscello gelato e l’odore del freddo, o la meraviglia di un ghiacciolo da assaggiare. Non ricordo quanto durassero quelle passeggiate, ma non poco, perché si partiva dopo colazione e si tornava in albergo per pranzo.

Felice all’idea di togliermi pantaloni e calzamaglia che mi irritavano la pelle, di un pasto caldo e di un po’ di relax. Prima che la giornata proseguisse con una passeggiata in paese (ossia a Castel del Piano, dove si trovava il nostro albergo), con la neve che scricchiolava sotto i piedi e il profumo dei camini accesi. E a volte con la gradita compagnia di Pelé, il meraviglioso setter irlandese dell’albergo, che mi permetteva per qualche giorno di cullarmi nell’illusione di avere un cane. Una routine tranquilla interrotta solo da qualche gita nei paesi vicini, e dai preparativi per un cenone di San Silvestro inutilmente pomposo che mi costringeva a indossare una parvenza di abito elegante. Erano vacanze molto tranquille, un po’ noiose, punteggiate da letture e forse da un vecchio film proiettato nella sgangherata sala di paese, eppure per anni sono state per me “la montagna”, la gioia di incontrare la neve e di respirare l’inverno. Le montagne vere, le Dolomiti, le ho poi incontrate un’estate molti anni dopo. E le amo molto, anche se il Monte Amiata occuperà sempre un posto speciale nel mio cuore.