Non ricordo di aver passato un solo Natale con mio padre né tantomeno con mia madre, entrambi sempre in altre faccende affaccendati. Il che mi ha regalato feste trascorse ogni anno in case diverse, con persone differenti che avevano rituali e modi propri di festeggiare: sono state esperienze preziose per me, a volte buffe e insolite, non di rado a casa di amici di amici che non avrei più rivisto. E forse proprio queste esperienze mi hanno donato la capacità di adattarmi alle situazioni più disparate e di coltivare il desiderio di conoscere “gli altri”.
Non si pensi a me come a una sorta di orfanella, tutt’altro! I nonni con i quali vivevo- decisamente non tradizionalisti- quando si avvicinava il Natale si informavano: ”Quest’anno dove vai e con chi lo passi?”. Devo ringraziarli: in questo modo non ho conosciuto la noia o l’obbligo di ritrovarmi una volta l’anno con parenti insopportabili (come sentivo dire a molte mie amiche) e di dover recitare una sorta di personaggio all’interno di quella che, inspiegabilmente per un giorno, si doveva trasformare in una famiglia felice da “Mulino Bianco”.

Non che io non avessi parenti (tutt’altro), ma il destino ha voluto che io fossi una “bambina/adolescente viaggiante” durante il periodo natalizio. Ed è per questo, ritengo, che non soffro di solitudine se trascorro (come quest’ultimo, e così anche l’anno scorso) il giorno del 25 dicembre in compagnia del mio cane. Anzi, credo sia una cosa bellissima: spacchettare i doni che ancora non si sono aperti, guardare serie Tv ben poco natalizie (ebbene sì, amo guardare tutto ciò che è cruento e ha a che vedere col sangue), fare una passeggiata con Holly (proprio come pochi giorni fa) e sedermi a un elegante bar del centro per un aperitivo e poi- cosa cui pochi crederebbero- aver voglia improvvisamente di andare alla messa delle 19 vicino casa (dove in tanti anni non avevo mai messo piede) per scoprire che so a memoria ancora tutte le parole delle preghiere e rendermi conto che, invece, qualcosa è cambiato, come il gesto di pace in tempo di Covid oppure la modalità di dispensare l’ostia consacrata direttamente nelle mani e non in bocca.

Detto così, sembrerebbe che non ami addobbi, abeti o presepi: al contrario, nutro per tutto ciò un’autentica passione e quando viaggiavo spesso per lavoro, mi preoccupavo sempre di tornare a casa con qualcosa da appendere al mio albero: così ho decorazioni acquistate perfino in Cina, Russia, Lettonia…
Quanto ai festeggiamenti, anche questi li amo molto, anche se non necessariamente il giorno di Natale. Per esempio, ho uno splendido ricordo di una vigilia di pochi anni fa trascorsa a Milano con Chiara: aperitivo a pochi centimetri dalle guglie del Duomo, poi cinema, poi sontuosa cena a casa mia, con tavola apparecchiata al meglio, quindi apertura di pacchi e pacchetti sotto l’albero.

La tavola imbadita con cura per una vigilia indimenticabile con l’amica Chiara

Il giorno dopo? La mia amica prendeva il treno per raggiungere la famiglia e io mi abbandonavo a un sonno ristoratore durato praticamente dalla mattina alla sera. Splendido Natale, forse per molti leggermente controcorrente….

Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare.
“Natale”, Giuseppe Ungaretti (scritta il 26 dicembre 1916)

Stavo per dimenticare: auguri di Buon Anno a tutti! N. B. Anche il Babbo Natale seduto al bar sotto casa è un po’ controcorrente… O no?
Minnie Luongo

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