I sogni son desideri?

Conviene sempre rivolgersi ad un esperto

Di Federico Maderno – scrittore  

   Poco dopo le ore 15 di un giorno di aprile del 2022, un uomo sui trentacinque anni, alto ed elegantemente vestito, varcò la soglia dello studio medico del Dottor Zandonà, eminente neurologo e specialista dei disturbi del sonno.

   Il tizio attese nella sala d’aspetto per quasi venti minuti, senza trovare la calma sufficiente per prendere posto in una delle sedie che arredavano la stanza, e dunque passeggiò nervosamente tutto il tempo sopra quei pochi metri quadrati di pavimento dei quali certo imparò a memoria ogni singola marezzatura del marmo.

   Quando finalmente un’assistente lo ammise alla presenza del luminare, l’uomo ebbe una piccola titubanza, e una contrazione delle labbra ne rivelò l’intima incertezza che ancora lo tormentava sull’opportunità di quell’incontro.

   Il Dottor Zandonà era seduto dietro la sua scrivania, ancora intento a trascrivere sul computer gli elementi salienti relativi ad una visita precedente. Si trattava di un cinquantenne dall’aspetto giovanile ed energico, al quale le incipienti brizzolature delle basette e dei baffi, unitamente ad occhiali dalla montatura robusta, conferivano un’aria di rassicurante autorevolezza.

   Guardò il nuovo arrivato da sopra le lenti da presbite, socchiuse leggermente gli occhi, abbozzò un saluto con il capo e finalmente gli fece cenno di accomodarsi su una poltroncina imbottita.

   Il paziente dovette attendere ancora qualche minuto e non mancò di esprimere un nuovo e più marcato nervosismo, evidenziato dal tormentare con le dita i bottoni della sua giacca a doppio petto.

   – E dunque! – disse improvvisamente il Dottore, con tale vigore da far sobbalzare il giovane e da fargli immediatamente terminare ogni contatto con i poveri bottoni.

   – E dunque…? – riuscì solo a rispondere il tipo elegante.

   – Sì, intendo: qual è il suo problema?

   – Ah, in quel senso! Vede, Dottore, io sono, come dire…? Io sono…

   – Lo dica con parole sue, senza timore.

   – Ecco, insomma…  da un po’ di tempo succede che quando io vado a dormire…

   – Coraggio, mi racconti.

   – Succede che in piena notte, io mi alzo…

   – Soffre di insonnia?

   – Tutt’altro. Mi addormento come tocco il cuscino con la testa. Ma dopo… lascio il letto senza svegliarmi, e poi…

   – Tutto qui? E’ un semplice caso di sonnambulismo, mi pare.

– Sì, ma Dottore… mi sono reso conto che durante questo stato di incoscienza, io… esco di casa.

   Il neurologo non sembrava particolarmente impressionato. Probabilmente, era un modo per far capire al nuovo cliente che nella sua esperienza professionale era incappato in ben altre stranezze. Aveva congiunto le mani davanti al viso, come in una silenziosa preghiera, e ascoltava lo sfogo del paziente.

   – Vada avanti – disse.

   – Ebbene, ho la certezza che in quelle ore lascio la mia abitazione e torno solo dopo molto tempo.

   – Ne è certo?

   – Senza il minimo dubbio. Sa come l’ho capito, all’inizio? Prima che scoprissi dell’altro, intendo…

   – Mi dica.

   – A causa della stanchezza che mi sento addosso quando poi mi risveglio. Come se nemmeno fossi andato a coricarmi.

   – Lo immagino – annuì il neurologo. – Del resto… so bene cosa vuol dire passare le notti senza potersi stendere un po’ nel proprio letto. Con il mio turno di notte in ospedale, sono due mesi che non riposo.

   – Mi fa piacere che lei possa comprendere. Mi fa francamente piacere.

   – E mi dica: si è reso conto di quale sia la sua attività notturna?

   – Credo… anzi sono ormai sicuro di aver attraversato a piedi tutta la città.

   – Tutta la città?! Lei percorre da sonnambulo un tragitto di qualche chilometro?

   – Esattamente. E questo, regolarmente tutte le notti… da un po’ di tempo a questa parte.

   – Interessante. E… ha capito dove si reca, tutte le notti?

  – Si tratta di un appartamento – dichiarò il paziente con voce più flebile. Un appartamento, sia ben chiaro, del quale io non conoscevo prima nemmeno l’esistenza.

   – Questo è davvero singolare. Continui!

  – Ebbene… in questo appartamento accadono cose che rendono questa storia incredibile. Così che se io non fossi sicuro di quello che dico, mi darei del folle da solo.

   –  Addirittura!

  –  Ecco, Dottore, ora le spiego… – principiò l’uomo. Ma si fermò immediatamente, preso da un pensiero che evidentemente lo assillava maggiormente. – Io, però, mi chiedevo se una persona come me, uno nelle mie condizioni….

   – Sì?

   – Insomma, io vorrei sapere se una persona affetta da sonnambulismo possa essere considerata responsabile di quello che fa durante la sua condizione… Ossia se il suo stato di incoscienza…

   – Ah, è questo che la tormenta? – esclamò il Medico sorridendo. – Assolutamente no! Guardi, ci sono fior di sentenze di tribunale che hanno fatto giurisprudenza e le posso assicurare che anche per casi terribilmente complicati, perfino casi di omicidio… Oh, lei non avrà mica ammazzato qualcuno, durante le sue uscite!

   –  Ah, questo no, no di certo! Lo escludo categoricamente. Anzi…

   – E dunque, stia sereno! – commentò il neurologo, improvvisamente molto curioso. – Avanti mi racconti…

   – In buona sostanza, lei mi assicura che da un punto di vista legale…

   – Ma stia tranquillo, le ho detto! Pensiamo all’aspetto clinico, piuttosto.

–  Va bene – acconsentì l’uomo, visibilmente più rassicurato. –  Allora… io alla fine mi sono reso conto, e questo badi bene da piccoli indizi che di volta in volta sono riuscito a cogliere, dopo che mi ritrovavo al mattino nella mia stanza… e anche da alcuni riscontri oggettivi…

   – Riscontri oggettivi?

   – Sì. Per esempio, un mese fa incontro un mio amico che fa la guardia notturna…

   – E allora…?

   – Bene, quello mi fa: “Ma che avevi per la testa questa notte, alle due, che non mi hai nemmeno salutato?”

   – Oh bella!

   – Ha capito, Dottore? E poi mi dice: “Del resto, cosa ci facevi alle due di notte a cinque isolati da casa? Avrai mica qualche bel giro di donnine?” Sa, Dottore, io sono scapolo…

   – Ho capito – commentò il Medico annuendo con convinzione. –  E lei, naturalmente, è caduto dalle nuvole…

   – Può immaginare! Così, ho preso qualche precauzione. Immagini che ho perfino pregato un mio carissimo amico di pedinarmi, di seguirmi quando avessi lasciato il mio appartamento nel pieno della notte…

   – Spero che non le sia venuta la pessima idea di farsi svegliare dal suo amico, perché potrebbe essere pericolosissimo…

   – Per la carità! Lo so che non si deve fare. In ogni caso, grazie a questo amico e anche tramite altri espedienti…

Fu colto da una nuova, improvvisa incertezza:

   – Ma Dottore, è proprio sicuro che poi io non debba rispondere di quello che ho fatto… fatto senza rendermi conto, intendiamoci.

   – Ancora? Ma se le ho detto che il suo stato di inconsapevolezza la rende del tutto irresponsabile! Non perseguibile, ha capito?

  – E va bene, allora. Ebbene Dottore… io in tutte queste notti… mi sono recato immancabilmente presso l’abitazione di una certa signora…

   – Oh, ohhh. Oh, caspita!

   – Eh, sì. E siccome io mi sono recato da quella signora, seppure in stato di incoscienza, ma come se fossi stato assolutamente desto… Intendo dire che mi sono vestito regolarmente in maniera anche elegante e mi sono comportato con la mia solita galanteria…

   – Immagino. Il comportamento è sostanzialmente coerente con la propria personalità, nei casi di sonnambulismo. Vada avanti…

   – Voglio dire che con questa donna… Insomma, a quanto risulta, io con questa signora ho regolarmente intrattenuto una relazione tutt’altro che platonica.

   – Ah, incredibile. Sempre senza rendersene conto…?

   – Sempre del tutto ignaro. Considerata la situazione, lei sostiene ancora che io non potrei essere accusato di un reato?

   – Assolutamente no, gliel’ho detto. Del resto… la signora in questione è stata consenziente, immagino.

   – Ah, di questo sono certo!

   – Insomma, per capirci, la signora non si fa pregare.

– Oh, se è per quello… Lei è francamente entusiasta.

   – E dunque! Se non c’è alcun tipo di violenza…

   – Ecco, ma c’è dell’altro…

   – Ancora!? – esclamò il neurologo, ulteriormente stupito.

   – Un piccolo particolare. Vede… mi sono anche accorto che in quella casa nella quale io sono andato regolarmente di notte, nella quale mi sono intrattenuto piacevolmente con quella tale signora, sempre senza rendermene conto, io ho iniziato a sottrarre degli oggetti…

   – Ah caspita! Un tipico caso di cleptomania sonnambulica, insomma. Sempre più interessante…

   – Ecco, e io mi chiedevo, magari, se invece per questo specifico comportamento io non fossi, per caso, imputabile di…

   – No! – Dichiarò categoricamente di Dottor Zandonà. –  O meglio, non per il fatto in sé, intendiamoci. Però, è vero che se lei si è accorto di avere in casa degli oggetti che non le appartengono, diciamo pure della refurtiva involontaria… e non li restituisce… Allora…

   – Mentre invece, se io restituissi quegli oggetti…

   – Eh, allora sarebbe la prova provata della sua inconsapevolezza, dico di più: della sua buona fede.

   – … E non sarei imputabile.

   – Per nessun motivo.

   – Mi sento meglio, Dottore. Le giuro che mi sento davvero più tranquillo. E poi, fa piacere trovare tutta questa comprensione.

   – Ma si figuri!

– Allora, Dottore, – disse l’uomo definitivamente rasserenato e mentre si alzava dalla poltroncina imbottita – questo credo che sia il suo fermacravatte d’oro. L’orologio glielo porto domani, perché devo ancora capire dove l’ho infilato. Ah, e tanti, tanti cari saluti alla sua signora!

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