Il Generale e il Pangolino

Era il 1957 e il mondo venne colpito dalla grave pandemia che ricordiamo con il nome di Influenza Asiatica. Tanta la paura tra la gente che appena uscita da poco più di un decennio dalle brutture della guerra e che si trovava a cimentarsi con un nuovo ed invisibile nemico. L’altro pericoloso nemico di quegli anni, la Poliomielite, era stato addomesticato dai vaccini di Salk e successivamente Sabin.
Erano gli anni dei primi esperimenti nucleari e della conquista dello spazio e di Elvis Presley e da li a poco John F. Kennedy sarebbe diventato presidente degli Stati Uniti.

Lo sgomento era grande anche in mia madre che mi portava in grembo. Nei suoi racconti che mi faceva da piccolo si leggeva ancora la paura di quei momenti. Sessanta anni dopo eccoci ancora a combattere un nemico invisibile. Alla fine dello scorso anno dalla Cina giungono, dapprima sporadiche poi sempre più frequenti, notizie di un virus mutato ed ad alta virulenza e contagiosità. Qualche mese dopo ad epidemia conclamata si diede il nome di COVID-19 acronimo dell’inglese COronaVIrus Disease 19, una malattia infettiva respiratoria causata dal virus denominato SARS-CoV-2 appartenente alla famiglia dei coronavirus. Il virus è di origini ignote; un’ipotesi prevede che abbia subito una mutazione trovando habitat in un animale ospite che poi trasmette il virus all’uomo. Una persona infetta può presentare sintomi dopo un periodo di incubazione che può variare tra 2 e 14 giorni circa (o raramente ci sono stati casi di 29 giorni), durante i quali può comunque essere contagiosa. Per limitarne la trasmissione devono essere prese precauzioni, come adottare un’accurata igiene personale, lavarsi frequentemente le mani e indossare mascherine con filtro.  Coloro che ritengono di essere contagiati devono indossare una mascherina chirurgica e chiamare immediatamente un medico al fine di ricevere appropriate indicazioni. Il coronavirus colpisce principalmente il tratto respiratorio inferiore e provoca una serie di sintomi descritti come simil-influenzali, tra cui febbre, tosse, respiro corto, dolore ai muscoli e stanchezza; nei casi più gravi può verificarsi una polmonite, una sindrome da distress respiratorio acuto, sepsi e shock settico, fino ad arrivare al decesso del paziente. Il trattamento della malattia consiste in genere nel gestire i sintomi clinici poiché ad oggi non è stato trovato alcun rimedio efficace; tuttavia, sono allo studio alcuni farmaci, tra cui alcuni antivirali, già impiegati con altri agenti patogeni. Ma aldilà delle considerazioni prettamente mediche questo virus Covìd a sfasciare tutta l’organizzazione globale del mondo mettendola in discussione.

Il nuovo Coronavirus sembra infatti comportarsi come un mirabile stratega militare che usa l’arte marziale del Ju-jutsu utilizzando cioè il Paradosso e la Sorpresa. E come il Generale  Annibale usò gli elefanti che irruppero nella battaglia di Canne il neo promosso Generale Covìd ha usato il pangolino per far fare quel salto di specie ad un virus che da banale diventa improvvisamente arma in grado di mettere in ginocchio il mondo. Quando in battaglia non si trova soluzione usare la tecnica del Paradosso e Sorpresa: qualcosa che nessuno pensava e che avviene all’improvviso.

Per chi si occupa di Problem Solving quando ha di fronte un problema piccolo o grande che non si riesce a risolvere prima fa brain storming,  poi si cambia il solutore, ma se la soluzione tarda a venire si usa la tecnica del Ju-jitsu. Ma l’altra grande mossa del Generale Coronavirus sta proprio nella conoscenza dei suoi avversari

Popoli che liberato il campo dai valori che mantenevano coesi i gruppi sociali sono ormai servilmente appesi alla logica del profitto. Popoli comandati da esecutivi eletti che di fronte ad un’emergenza non faranno ciò che è giusto nel bene di tutta la comunità ma ciò che più conviene a se stessi. Tutti coloro che ormai da troppo tempo emettono giudizi ed opinioni per compiacere servilmente chi li paga.

Le guerre non si combattono solo con le armi ed i grandi generali della storia lo sapevano bene. Napoleone chiamò Generale Inverno la rigida stagione che gli impedì di conquistare la Russia e che poi fece lo stesso con Hitler. Altri esempi di paradosso e sorpresa sono il vento Kamikaze che permise al Giappone di battere la Cina o la tempesta di mare che distrusse l’Invicibile Armada la flotta  spagnola alla conquista dell’Inghilterra.

pangolinoEd il nostro Generale Covid sembra eseguire gli ordini che gli impartisce la Natura. Natura che come un grande regista con le sue telecamere ed una serie di piccoli indicatori e spie che percepisce ciò che non va per corregge tempestivamente tutte le  variazioni che possono nuocerle.

Il Generale Covìd ci sorprende giorno per giorno e sta diventando una fonte inesauribile di insegnamenti e riflessioni sulla meschinità e provvisorietà dei giorni nostri. In un weekend ci ha insegnato su grandi numeri ciò che a stento e con goffa difficoltà stiamo dimostrando con la pratica clinica di tutti i giorni su piccoli numeri. Il generale ha dimostrato come la Comunicazione Efficace ed Autorevole sia uno degli elementi più importanti della cura. Le parole pesano come macigni ed è compito dell’oratore saperle usare come strumento di costruzione piuttosto che di distruzione. Le autorità che hanno gestito la Comunicazione hanno chiesto ai cittadini lombardi un grande sacrificio per fare l’unica cosa efficace in questo caso: ridurre il numero totale di infetti. E la gente ha risposto civilmente a queste disposizioni comprendendo bene come ogni singolo cittadino possa contribuire con il suo piccolo contributo al bene comune della salute pubblica.

Hanno capito bene che isolare tutti avrebbe permesso di abbattere i numeri finali degli infetti delle potenziali polmoniti (20%) e dei decessi (1%). Fare i conti con 1000 infetti vuol dire avere 200 polmoniti e 10 morti ma se gli infetti fossero 100.000 avremmo 20.000 polmoniti e 1000 decessi: quindi la terapia più rapida e sicura è non far entrare in contatto tra di loro infetti e sani.

Senza dimenticare che se dovessimo lavorare su scenari a numeri così elevati persino la virtuosa sanità lombarda sarebbe messa in ginocchio per questa epidemia e per l’impatto sull’attività d’emergenza stagionale e di routine in termini di risorse. E pian piano nella nostra stupidità ci siamo arrivati riempiendo in poche settimane tutti gli Ospedali e le Rianimazioni della Lombardia che è il più grande erogatore di salute del paese. In poco tempo gli ospedali sono diventati trincee dove si combatte il nemico in ogni reparto. Ed anche oggi ci siamo guardati in faccia Generale Covìd. Ormai ti riconosco sai, quando ti vedo specchiato negli occhi terrorizzati e scintillanti di chi chiede aiuto perché gli manca il fiato.

Il resto, come un rituale da combattimento, avviene automaticamente con gesti sottocorticali di rapida calma. Io non conosco ancora se hai altre armi segrete ma neanche tu sai ancora quali io userò. Fuori dall’ospedale riecheggiano numeri, percentuali, congetture e vani chiacchiericci ma dentro l’astronave della Terapia Intensiva si chiamano Antonio, Eleonora Giovanni o Francesca e non hanno più percentuali o punteggi di gravità: o si vince o si perde in queste partite non ci sono pareggi.
Grazie Milano che non sei città piagnucolona dal bicchiere mezzo vuoto ma che piuttosto che ci hai insegnato a riempilo quel bicchiere.

Grazie Generale per avere, con la tua irruzione, smascherato tutte quelle ipocrisie ideologiche che fanno sembrar buone le nefandezze e viceversa.

E grazie anche a te Pangolino che con le tue strane fattezze ci ricordi sempre come sia difficile per un umano riconoscere un angelo da un diavolo.

…. Segue seconda puntata >> https://generazioneover60.com/2020/04/23/il-generale-e-il-pangolino-seconda-puntata/

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