L’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane propone una preziosa iniziativa per colmare il digital divide
DI DORIS ZACCARIA – GIORNALISTA E FORMATRICE
Nello scorso numero avevamo già affrontato il tema delle iniziative nate in tempo di pandemia per attrezzare gli Over delle competenze digitali necessarie per affrontare questo periodo difficile.
Al lavoro meritorio di istituzioni e associazioni si aggiunge anche quello di alcune comunità religiose. Ne è prova l’impegno messo in campo dall’UCEI (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane) con il progetto “INSIEME, A CASA.”
Sul sito www.insiemeacasa.it si trovano le semplici istruzioni per seguire in diretta delle vere e proprie pillole di formazione digitale erogate ogni giorno attraverso la piattaforma Zoom.
Sebbene si tratti di un’iniziativa rivolta soprattutto ai meno giovani, fra i numerosi approfondimenti proposti chiunque può trovare spunti per migliorare l’ uso della Rete: per esempio con un corso di fotoritocco, o un’utile panoramica di Google Translate.
Una helpline telefonica è disponibile per chi avesse difficoltà tecniche a collegarsi alla videocall, mentre accedendo a un gruppo Whatsapp è possibile ricevere tutti gli aggiornamenti in tempo reale.
Per chi non avesse l’opportunità di collegarsi nella fascia oraria prevista, inoltre, ci sono gli archivi (https://www.insiemeacasa.it/archivio-lezioni): in quest’area del sito è possibile navigare fra i seminari che si sono già svolti e seguire quelli che si ritengono più utili e interessanti.

Il sito web e le lezioni online sono stati realizzati grazie alla partnership fra l’organizzazione non profit israeliana Machshavà Tovà (che in ebraico significa “Buon pensiero”) e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
“L’idea è di contribuire a colmare il ‘digital divide’, specie tra le fasce della popolazione che hanno avuto meno accesso in questi anni alle risorse della rete: i meno giovani, ma anche gli appartenenti ad aree sociali marginali e svantaggiate”, sottolinea la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni.
In effetti, come avevamo già avuto modo di sottolineare, oggi una piena e consapevole cittadinanza passa anche attraverso l’accesso agli strumenti offerti dal digitale. Serve una base di competenze che permetta a tutti di partecipare ai tanti servizi disponibili online, che si tratti di fare un certificato senza doversi recare all’Anagrafe, ordinare la spesa da un’app o assistere a una riunione virtuale.
Resta solo un ultimo (ma non piccolo) nodo da sciogliere: l’accesso agli strumenti e ad una connessione dignitosa. Se sul fronte dei device qualcosa si sta muovendo (molte istituzioni e associazioni hanno distribuito tablet e computer alle fasce sociali più svantaggiate), quello della qualità della linea internet è un problema annoso del nostro Paese.
Chi vive in città può godere di connessioni veloci e stabili, ma è sufficiente allontanarsi di pochi chilometri dalle infrastrutture della banda larga per ritrovarsi in situazioni che ci riportano a fine anni ’90. Basti pensare che l’ Italia è al quarantotttesimo posto al mondo per velocità di connessione Internet.
Ve lo posso certificare: nel tempo che mi è servito a scrivere questo articolo, la rete ballerina mi ha fatto penare.
Confidando che questi problemi siano presto superati, non possiamo che ringraziare UCEI che assieme a Machshavà Tovà offre un servizio importante nella logica della piena inclusione digital.