Che cosa genera in noi quelli che diventano interessi all’ennesima potenza?
di Giovanni Paolo Magistri – biologo
Sofferenza, pena, sentimento intenso e perturbante; dal latino passio “patimento”, “grande dolore”, serpeggia in noi in contrapposizione alla nostra ratio, forsanche in assenza della sua ragione motivante.
È l’“argomento” che genera la passione o “patere” è una necessità trascendente dell’animo umano? Quando Beethoven perse l’udito, la sua sofferenza fu tale da condurlo ad escogitare uno stratagemma: pose una sottile bacchetta di vetro tra le sue labbra e la superficie del pianoforte, riuscendo in tal modo a percepire maggiormente ciò che stava componendo attraverso le vibrazioni provocate dalla diteggiatura. L’intensa dolorosa condizione ha storicamente portato a considerarla un’antonomasia del grande compositore.

Le medesime ragioni condussero Mendel ad elaborare la teoria della “trasmissione dei caratteri ereditari”; il padre della moderna genetica era un appassionato di giardinaggio e note sono le sue osservazioni sulle caratteristiche delle piante che coltivava.
Definire compiutamente che cosa sia la passione non è semplice e la moderna interpretazione che ne dà la psicologia non aiuta certo alla sua risoluzione: sentimento impetuoso, basato sui piaceri o dolori procurati dai sensi umani e che può impedire il controllo della ragione.
Da anni nutro una profonda passione per lo studio del pianoforte (vi assicuro con pessimi risultati), e l’interrogativo che mi pongo è se una passione possa essere considerata tale anche nel caso non conduca a riscontri incoraggianti al suo mantenimento.
Certo è che nel “patere” il tempo svanisce, sorprendentemente non lascia traccia alcuna del suo trascorrere, il reale lascia spazio all’irreale e viceversa, sino ad alimentare la necessità di una proposta di rinnovo, una sorta di meccanismo di repressione-liberazione delle pulsioni o motivazione al piacere.
Dante, all’età di nove anni, incontrò casualmente Beatrice e se ne infatuò perdutamente; il suo amore per lei perdurò negli anni anche se pare storicamente provato che l’incontro successivo sia avvenuto otto anni dopo il primo. I fugaci incontri furono il “live-motive” delle sue opere e lo stesso Dante ebbe a dichiarare che Beatrice gli “svegliò il suo cuore” e gli fece conoscere l’amore.
“Se le mie mani potessero sfogliare” è una poesia di Gabriel Garcia Marquez che percorre tutto il rimpianto per un amore irrimediabilmente perduto, avvolto ormai in un etere ovattato, ma … “Se la nebbia svanisce, quale nuova passione mi attende?” è l’interrogativo finale del poeta.
Tutti noi possediamo passioni, nessuno escluso, a volte ci portano esageratamente alla mancanza di obiettività altre a comportamenti razionalmente inspiegabili; per passione si può giungere a sopprimere la vita altrui o annientare la propria.
Pierpaolo Pasolini ebbe a dire: “Non illuderti, la passione non ottiene mai perdono”.