Pubblicato l’Annual Report 2019 di CBM Italia Onlus, l’organizzazione umanitaria impegnata nella prevenzione e cura della cecità e della disabilità evitabile e nell’inclusione delle persone con disabilità in Africa, Asia, America Latina e in Italia.
Nel 2019 CBM Italia ha realizzato 48 progetti in 17 Paesi, insieme a 44 partner e alla fiducia dei sostenitori, raggiungendo circa 1,9 milioni di persone: adulti e bambini che hanno beneficiato di servizi medici, educativi e di programmi di sviluppo inclusivo.
Guarda il video – https://www.youtube.com/watch?v=B_d_WuI_y5U
Reena, Ivan, Zaliya: sono solo alcuni dei beneficiari dei progetti di CBM nei Paesi in via di sviluppo. Grazie al lavoro dell’organizzazione umanitaria le loro vite sono cambiate.
Reena ha undici anni e vive in un villaggio remoto in Nepal. Oggi sorride, ma la sua vita non è stata sempre facile. Abbandonata dalla mamma e con un padre alcolizzato, Reena ha vissuto i primi anni nell’indifferenza più totale. La stessa che non le ha permesso di ricevere cure per la cataratta all’occhio destro.

Grazie all’aiuto di una donna del posto, la piccola è stata affidata a una famiglia. Meena, questo il nome della mamma adottiva, ha notato fin da subito che qualcosa nella bambina non andava. È lei stessa a raccontarcelo: “Io e mio marito notammo una macchia bianca nell’occhio destro di Reena. La sua pupilla era larga. Le chiedemmo allora da quanto tempo avesse quel problema e lei ci rispose da più di un anno”.
La premura dei genitori adottivi e il supporto di un amico di famiglia conducono Reena all’Ospedale Biratnagar, sostenuto da CBM. Qui dopo un’attenta visita, alla piccola viene diagnosticata la cataratta. Dopo poche ore Reena viene operata e tolta la benda torna finalmente a vedere. La vista, come assicurato dai medici, migliorerà nel tempo. Ora l’aspetta la scuola e una nuova vita, insieme alla sua nuova famiglia.
Alla periferia di Cochabamba, nel cuore della Bolivia, nel centro oculistico di FUNDASIL, sostenuto da CBM attraverso il “Programma di Ipovisione e Difetti Refrattivi”, c’è il piccolo Ivan. A soli otto mesi Ivan, affetto da cataratta congenita, ha subito la prima operazione agli occhi. Poco dopo ha cominciato a frequentare il Centro, dove è stato accolto dagli operatori e inserito in un percorso di riabilitazione visiva.
Con lui nella sala d’attesa ci sono papà Marios, anche lui ipovedente, mamma Lourdes, cieca, e la sorellina Rosita. Lei ha solo sette anni, ma per tutta la famiglia è una guida preziosa perché è l’unica a vedere perfettamente. È Rosita ad accompagnare i genitori nel loro lavoro di venditori ambulanti allo stadio; è sempre lei ad accompagnare Ivan al centro oculistico ogni settimana, partecipando alle sedute di riabilitazione con lui.
Ivan la prende per mano e insieme entrano in una stanza buia, costellata di lucine al neon, per giocare insieme. Attraverso l’utilizzo di lampadine di diverso colore e intensità Ivan viene sottoposto dai terapisti a stimoli luminosi diversi, in modo che impari a identificare oggetti e persone, fissarli e seguirne i movimenti. Rosita osserva attentamente le attività e memorizza i giochi e gli esercizi da riproporre al fratellino anche a casa.
Pian piano Ivan sta imparando a interagire con lo spazio e con le persone. La riabilitazione è un percorso lungo e tortuoso, ma fondamentale per lo sviluppo psichico, cognitivo, psicomotorio e socio-affettivo. Ivan dovrà continuarla almeno fino ai sette anni e questo gli consentirà di vedere meglio, essere autonomo e andare a scuola come tutti i bambini della sua età.
In Niger l’insicurezza alimentare e la malnutrizione rendono la vita delle persone con disabilità ancora più dura. A raccontarlo è Zaliya, un’allevatrice di capre. Zaliya ha ventitré anni, è sposata e ha due bambine: Naima e Nana. Nove anni fa a causa di un’infezione ha perso la gamba destra. La corsa in ospedale non è valsa a nulla: l’infezione divenuta cancrena ha portato all’amputazione dell’arto. “Da quel momento non ho potuto più prendere l’acqua e la legna per casa” ci dice. Né può farlo suo marito, anche lui affetto da disabilità motoria.

Zaliya è una delle 130 beneficiarie del progetto “Coltivare la resilienza: agricoltura sostenibile e inclusiva”, avviato da CBM nella regione di Zinder nel 2017. “Le mie giornate sono simili tra di loro: dopo la preghiera mattutina, mi prendo cura dei bambini e della casa, cucino per il pranzo, per la cena e accudisco gli animali”. Gli animali di cui parla sono le capre, quelle che insieme alle sementi compongono il kit di cui ognuno di loro beneficia. Dell’orto si occupa invece suo padre, Abdou.
Zaliya e Abdou ora sono felici: “Grazie al progetto la nostra vita è cambiata: prima non avevamo nulla, né cibo né soldi. Ora abbiamo un orto e cibo in abbondanza. Mangiamo meglio e di più. Non solo: riusciamo anche a vendere le eccedenze. Quando Naima prima di andare a scuola mi chiede di comprarle un dolce o un panino non devo più doverle dire di no”. Se pensa al futuro, Zaliya è ottimista: “Non potrà che essere migliore. Ora so che posso provvedere a me e alla mia famiglia senza dover chiedere nulla a nessuno”.