I più diffusi “rimedi della nonna” contro il dolore provocato da una medusa purtroppo si sono rivelati delle “fake”. Ecco le indicazioni del nostro esperto
Professor Antonino Di Pietro – dermatologo plastico

Non è solo una nostra impressione: nei nostri mari le meduse sono diventate di più. Recenti dati del CNR, infatti, confermano che gli avvistamenti di meduse nel Mediterraneo sono decuplicati negli ultimi dieci anni. È un fenomeno che riguarda solo alcune zone del pianeta, tra cui, per l’appunto, i nostri mari: “L’analisi di metadati, su scala globale, ha permesso di stabilire che in altre zone del mondo le popolazioni di meduse sono stabili o sono addirittura diminuite. Nel Mediterraneo, invece, alcune specie hanno aumentato la propria densità”, spiega Mar Bosch-Belmar, biologa marina dell’Università del Salento”. La maggior parte degli studiosi concorda nell’attribuire l’aumento (almeno di alcune specie) a due principali fattori: il riscaldamento degli oceani derivante dal cambiamento climatico e il numero crescente di attività antropiche svolte in mare.
Perché la medusa provoca dolore?
Se ci si scontra con una medusa che cosa succede? La sostanza gelatinosa a contato con la pelle libera un potente veleno, causando in pochi minuti forte bruciore, infiammazione e bolle. Le bolle poi si rompono creando erosioni e croste (a volte purulente), lente a guarire. Purtroppo in alcuni casi, se non si blocca subito l’infiammazione causata dal veleno, possono restare macchie e cicatrici permanenti.
Per chi ha scelto il mese di settembre per le vacanze al mare, più che mai preziosi i consigli del nostro professor Antonino Di Pietro. per evitare di “rovinarsi” i giorni in spiaggia (magari pochi) a causa di un incontro ravvicinato – meglio, scontro- con una medusa.

Prima però di passare ai suggerimenti dell’esperto, riassumiamo le molte leggende attorno ai “rimedi della nonna” per far passare velocemente il dolore, che questa volta- contrariamente a quanto succede con la maggioranza delle indicazioni dei nostri vecchi- si sono, in realtà, rivelate “bufale” o, come si dice oggi, fake news. Ecco le principali:
Si consiglia quindi di:
- NON usare farmaci a base di cortisone (anche in crema) oppure antistaminici, non adatti alla rimozione delle tossine e che agiscono in genere dopo i trenta minuti, ossia quando ormai il bruciore e l’irritazione cominciano ad affievolirsi da soli;
- NON toccare la sostanza urticante con le mani, che poi potrebbero essere portate a occhi e bocca scatenando reazioni più gravi;
- NON grattarsi e strofinare la zona colpita con la sabbia;
- NON fare impacchi di ghiaccio sull’ustione;
- NON fare pipì sulla ferita come spesso si sente consigliare, perché contiene al suo interno ammoniaca. In realtà però secondo alcuni studiosi, affinché possa essere efficace l’urina deve avere una temperatura non inferiore ai quaranta gradi, ben superiore a quella corporea;
- NON applicare ammoniaca, perché deve essere applicata ad alte temperature per combattere in maniera effettiva il veleno immesso nel corpo dalla medusa;
- NON fare impacchi di aceto bianco;
- NON esporsi al sole sia il giorno stesso in cui si viene punti sia durante i due o tre giorni successivi.
Che cosa fare invece secondo il nostro esperto:
♦ Immediatamente dopo lo scontro con la medusa deve subito essere eliminata la sostanza gelatinosa urticante. Non bisogna fare l’errore di sciacquarsi con acqua dolce, perché la gelatina si gonfierebbe liberando ancora di più il suo veleno. Per questo motivo occorre restare immersi nell’acqua salata e, utilizzando la parte non tagliente di un coltello o la carta fedeltà di plastica del supermercato, bisogna cercare di staccare delicatamente tutta la gelatina dalla pelle colpita.
♦ Subito dopo bisogna applicare uno spesso strato di crema al cortisone e avvolgere la parte con una pellicola trasparente. La pellicola trasparente (ma, all’occorrenza, va bene anche un pezzo di borsa di plastica pulita) serve per far penetrare più velocemente ed in profondità la crema, così da bloccare più efficacemente l’infiammazione. Sopra la medicazione può essere applicata la borsa del ghiaccio.
♦ Se nelle ore successive il bruciore tende ad aumentare, se si avverte debolezza, nausea e malessere è opportuno rivolgersi ad un pronto soccorso o ad un medico, per le opportune cure del caso. Nei giorni successivi la zona potrebbe infettarsi e ricoprirsi di pus: in questi casi il medico consiglierà l’uso di antibiotici locali e per bocca.
♦ Naturalmente, anche se sembra superfluo sottolinearlo, dopo questo problema bisogna evitare di esporre al sole le zone colpite per alcune settimane.
