Generazione F                          Gli Over che hanno inciso positivamente su di noi

L’idea era quella, per questo numero, di parlare degli Over che hanno dato e danno un senso particolare alla nostra vita. Non riesco a fare distinzione fra chi- materialmente- non c’è più e gli altri… Come ho ripetuto spesso, almeno per me, finchè una persona viene ricordata e amata, continua a vivere. Al pari di tutti noi che continuiamo la nostra battaglia quotidiana su questa Terra.

Il difficile, per quanto riguarda la copertina, era “scegliere” i volti. Chiedo pertanto scusa a chi non ho inserito per ragioni di spazio e mi accingo al compito, davvero arduo, di spiegare con poche righe per ognuno perché assieme alla sottoscritta compaiono le foto (in senso orario) di Bruno P. Pieroni, Licia Polizzi, Giovanna Nocetti, (ancora) Bruno Pieroni, e al centro zio Felice (Zola).

Sulla presenza di Bruno Pieroni alla presentazione dei miei libri si poteva sempre contare.

Di Bruno Pieroni ho scritto spesso: maestro di divulgazione scientifica, curiosità, ironia e autoironia. Con la mente sempre in movimento per ideare e realizzare nuovi progetti. Di lui mi piace ricordare ciò che rivelò al suo funerale il figlio prete (quello musicista che Bruno, saputa della sua inaspettata decisione, condusse in giro per il mondo, Moulin Rouge per primo, per vedere di dissuaderlo, finchè capì che si trattava di un’autentica chiamata): “Sono in ospedale e so che cosa mi aspetta. Ma perché devo morire?” Splendida e ironica (propria da figlio di cotanto padre) la risposta: “Papà, oltre al fatto che hai condotto una vita fantastica, mi permetto di ricordarti che hai 91 anni e mezzo”.

29 giugno 2020: è stato un privilegio essere invitata ai festeggiamenti per i 100 anni della signora Licia

Licia Polizzi è la mamma della mia amica Rosa e ha 102 anni. Maestra elementare che amava il proprio lavoro come poche persone, è una delle persone conosciute più organizzate (ogni mattina scriveva sulla sua agenda le cose da fare, che poi- una volta portate a termine- spuntava), ma soprattutto simpatica e imprevedibile.

Ci conoscemmo durante un lungo viaggio in America e fra noi due… scattò subito l’empatia. Ricordo la visita alle Cascate del Niagara: quel giorno diluviava e tirava vento, per cui ai turisti fu dato l’ordine di stare riparati e al coperto. Lei ed io ci scambiammo un’occhiata, sotto lo sguardo attonito di Rosa (“Io mi vergogno di voi!”) e corremmo con la cerata azzurra dataci in dotazione a prenderci tutta la pioggia possibile. Era vita!

Assieme a Giovanna quest’ultimo Capodanno, per rinnovare una “tradizione” consolidata

Giovanna Nocetti, che spavaldamente ha sempre dichiarato l’età (è del 1945) è la cantante e produttrice discografica nota a un vasto pubblico che, negli ultimi due anni, sta rivivendo una seconda gioventù artistica, in giro per l’Italia a presentare le sue canzoni e, anche, un meraviglioso tributo a quelle di Milva. Ci siamo conosciute  una vita fa, all’aiola vicino a casa dove ogni mattina portavamo i nostri cani. Impossibile non attaccar discorso con lei: con l’accento toscano che con caparbietà si è sempre rifiutata di perdere, è una persona educata, gentile, sempre sorridente. Nonostante tutto, lei sorride, e Dio sa quanto le deve costare in certi momenti… Ma lei è così: risponde sempre al telefono, e se vede una chiamata persa, puoi scommetterci che ti richiama subito. Gli ultimi 6 Capodanni li abbiamo trascorsi assieme, pure nel periodo del lockdown (a casa sua, festeggiando alle 22 come da regolamento…). Per riassumere: una vera artista, e contemporaneamente una donna in grado di regalare amicizia autentica.

Giovanna Nocetti sul palco

Per il mio amato zio Felice, di cui tanto ho scritto, ho deciso di riportare il mio post su Fb del 14 agosto. Eccolo. Ciao ziastro, buon compleanno! “Ciao Minnus, che piacere sentirti. Raccontami tutto”. Cosi probabilmente oggi, 14 agosto, sarebbe cominciata la nostra telefonata. Ma tu non ci sei più da poco più di 3 anni, lasciandomi orfana del miglior surrogato di padre, ma perfetto, potessi mai desiderare. Qui eravamo alla presentazione del mio primo libro importante; tu, venuto apposta dal Venezuela dove vivevi da circa 30 anni, ti eri messo la giacca per l’occasione dopo decenni in cui non l’avevi indossata (” Scusa Minnie, la cravatta non ce l’ho proprio fatta..”), io ero emozionata come mai. Sì, c’era mio padre e sua sorella- tu eri stato il suo primo marito, e nella foto é la signora di spalle, e c’era anche vostra figlia, mia cugina, col marito- ma tu eri lì per me. Come sempre, anche se a distanza. Sei stata la persona parente/non parente che ho più amato, con la tua intelligenza, la tua ironia pressoché unica, il tuo amore per me. Oggi, lo so, mi chiederesti come fa solo chi ti vuol bene “se sono felice”. Non lo so, zio Felix, ma credo di no. E non potertelo dire mi fa star male. Inutile girarci attorno: né tu né io abbiamo mai creduto a un “post mortem” ma finché io vivrò tu continuerai ad esistere, con le tue battute esilaranti, la tua curiosità, il tuo eclettismo. E la tua passione per il mare e la sub, il jazz, i viaggi… E allora, auguri ziastro!

A Rimini in vacanza: io avevo due anni e zio Felice 25: l’amore per il mare lo devo soprattutto a lui!

Prima di chiudere questo stravagante Editoriale, c’è una comune denominatore che mi colpisce guardando i volti dei miei amati Over e che desidero evidenziare: tutti sorridono, e non certo a favore di macchina fotografica.

Il più bell’insegnamento che mi hanno trasmesso (non sempre recepito, ahimè) è questo: Sorridi; qualcosa di buono arriverà. In caso contrario, avrai regalato un sorriso. Ed è comunque tantissimo.

                                                                                                                                     Minnie Luongo

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