Di RICCARDO RENZI
giornalista già direttore di Corriere Salute/Corriere della Sera

La grande maggioranza degli italiani, oltre l’80% in tutte le ricerche, è favorevole al Servizio Sanitario Nazionale. Ma se si va a vedere quanti cittadini lo ritengano adeguato, allora le cose cambiano. E nel 2018, l’indagine annuale dell’Ipsos sul welfare, pubblicata a dicembre, ha rilevato per la prima volta che gli insoddisfatti sono saliti al 47%, contro il 48% dei soddisfatti. Siamo divisi anche su questo. Insomma, c’è poco da essere contenti per il lieve vantaggio dei benevoli: in un sondaggio, un misero punto percentuale non conta niente.
Quelle cifre indicano soltanto che siamo arrivati al limite, a un passo da un rifiuto che rischia di far crollare il consenso a un sistema che fino ad oggi è stato, nonostante tutto, un fiore all’occhiello del nostro Paese.
Ecco perché, tra i buoni propositi per l’anno nuovo, dovrebbe esserci quello di salvare il Servizio Sanitario Nazionale, cioè in definitiva la nostra salute. Data la complessità della questione, a cominciare dagli aspetti finanziari e organizzativi, non ci permettiamo qui di proporre una ricetta su come realizzare questo salvataggio.
La lasciamo a chi di ricette se ne intende e ci limitiamo a un solo aspetto del problema, che è comunque importante e forse centrale. Vorremmo parlare di come salvare l’SSN per gli anziani, o almeno di come accontentare un po’ di più i cittadini avanti negli anni, che, più di altri, del SSN hanno bisogno.
Si dice d’altra parte che sono proprio loro la causa principale della crisi, perché sono troppi in questo Paese di vecchi, e sono pieni di acciacchi (tecnicamente, malattie croniche) e costano un sacco di soldi per i continui esami e ricoveri fin troppo lunghi, perché di solito non basta una flebo e via.
E allora signora ministra, signori assessori alla Sanità, signori medici di famiglia e d’ospedale, primari o specializzandi, signori amministratori delle ASL, signori infermieri di qualsiasi livello, vi chiediamo, come buon proposito per il nuovo anno, di pensare un po’ di più a loro. Dopotutto, se sono vecchi e “cronici”, è anche merito vostro, perché avete impedito che morissero troppo presto.
E sarebbe giusto quindi continuare a difenderli.
La soluzione, in verità, è già stata pensata. Bisogna creare una medicina del territorio (ambulatori, gruppi di medici di famiglia, piccoli centri specializzati, interventi a domicilio o persino in telemedicina) che sia in grado di seguire e guidare i malati cronici, quelli che hanno una malattia e quelli che ne hanno tante, quelli che hanno handicap fisici e quelli che li hanno mentali. Ed evitare che intasino i costosi ospedali, che dovrebbero occuparsi soltanto delle emergenze e degli interventi programmati. Benissimo. Peccato che in questi anni si è proceduto con rapida efficienza a ridurre i posti letto e i servizi ospedalieri, mentre la costruzione di quella famosa rete di assistenza territoriale continua ad annaspare, procede tra polemiche e scontri di competenze, con soluzioni da fantasia al potere e poteri di fantasia. Oltre a tutto, con modalità diversissime da regione a regione.
E allora, per realizzare il buon proposito che abbiamo proposto, vi chiediamo una moratoria, una sospensione di questo processo, per quest’anno o due, vedete voi, una pausa di riflessione, almeno fino a quando la famosa rete territoriale non sarà messa a punto e potrà funzionare davvero in modo decente. E nel frattempo vi proponiamo le seguenti iniziative, temporanee per carità:
– Quando un anziano, il sabato mattina, si presenta in Pronto Soccorso con disturbi generici, smettetela di maltrattarlo e farlo aspettare ore in codice verde. Perché anzi non istituire un codice-anziani? E’ inutile dirgli che doveva chiamare il medico di famiglia, perché il suo dottore probabilmente è via per il week end. Inutile dirgli di chiamare la Guardia medica, perché, quando arriva, se non si tratta di un’indigestione, alla fine li manda al Pronto Soccorso. Se i Pronto Soccorso sono insufficienti, non è, lo sapete, colpa sua. Prendete in considerazione il fatto che la gente, soprattutto se anziana, ha diritto ad aver paura se sta male, anche se non sta morendo.
E che i medici in fondo servono anche per rassicurare.
– Smettetela intanto (almeno temporaneamente) di ridurre i posti letti e di creare soltanto reparti superspecializzati, il che tra l’altro è una delle cause di intasamento del Pronto Soccorso. Rassegnatevi per ora al fatto che vi arriverà gente la cui cartella clinica sembra l’indice del manuale di Medicina Generale (dopotutto li avete diagnosticati voi) e che consuma mezzo prontuario farmaceutico alla settimana (dopotutto li avete prescritti voi). E che proprio perché sono pazienti complicati hanno bisogno non di un singolo terapeuta ma di un un’équipe di buoni medici. E si fidano di voi. Rinforzate allora quella Medicina Generale un po’ bistrattata e create gruppi esperti di multipatologie.
– Smettetela, quando ricoverate un anziano in ospedale, di far finta di non sapere che può avere anche problemi psicologici e talvolta mentali. Chiunque in un ospedale si sente spaesato, ancor di più gli anziani. Basta lamentarsi per degenti “non collaboranti” o “indisciplinati”. La cosa strana è che siete sicuramente pronti ed attrezzati per affrontare l’emergenza di una grave epidemia, ma non lo siete affatto per gestire quella che è attualmente l’epidemia più diffusa, chiamata Alzheimer o demenza senile. Talvolta, lo sapete, un ospedale è un luogo che può portare chiunque alla malattia mentale, figuriamoci quelli che arrivano già un po’ indeboliti, non per curare l’Alzheimer, ma perché sfortunatamente possono soffrire anche di altre malattie. Organizzatevi quindi, formate il personale, perché servirà comunque in futuro.
Dubito
che tutto questo basterà, ma, visto che gli anziani sono tanti (e i
loro parenti sono ancora di più), c’è una buona probabilità che,
realizzando questi propositi, si possa aumentare il gradimento del
Servizio Sanitario per il 2019 .
E magari salvarlo.
Bellissimo articolo, complimenti !
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