Come e perché si rese necessaria la presenza organizzata di un team interdisciplinare di noi medici alle gare automobilistiche di Monza
Di Enzo Primerano – medico rianimatore
Le gare di Formula Uno hanno sempre avuto un fascino particolare per lo scintillio di rombi e colori. Se poi queste suggestioni avvengono in luoghi leggendari, tutto di conseguenza diventa mitico: uno di questi miti della storia della Formula Uno è l’autodromo di Monza. L’Autodromo di Monza è una sorta di Over 60 d’eccezione perché dal 1922 le monoposto, ad eccezione di qualche anno, hanno sempre sfrecciato in quello che è considerato il Tempio della velocità, per la gioia del nutrito pubblico che giunge da tutto il mondo. Un tempo le gare di Formula Uno erano crogiolo di convivialità e la gara una festa di e per tutti; piloti, pubblico e staff erano tutti attori protagonisti del grande spettacolo ed insieme lo celebravano. Per il pubblico era normale soffermarsi a parlare con i piloti e quella confidenza consolidava e coagulava un coinvolgimento emotivo che magnificava l’avvenimento sportivo al di là della semplice competizione; e Monza non si è mai sottratta a questa tradizione.
Poi, con il passare degli anni, per la crescente velocità delle auto si dovettero alzare le barriere tra pubblico e piloti, così da migliorare la sicurezza. Anche se ciò non era sufficiente, poichè a quelle velocità anche i piloti in pista correvano seri pericoli.
Per comprendere meglio questo problema bisogna fare un passo indietro di oltre una quarantina d’anni. Negli anni 70 il soccorso medico in pista era affidato a pochissimi mezzi e con medici senza specifiche conoscenze in materia. Inizialmente la presenza medica era vista con ostilità dagli addetti ai lavori, che non la consideravano necessaria. Quindi a quell’epoca i centri medici dei circuiti erano spesso costituiti da una tenda poco attrezzata. Poi arrivò il Gran Premio d’Italia 1978; al via diversi piloti ebbero un grave incidente ed il pilota svedese Ronnie Peterson rimase gravemente ferito. I piloti Clay Regazzoni, Patrick Depailler e James Hunt intervennero rapidamente in suo aiuto, mentre il medico della FIA Sid Watkins era trattenuto e risucchiato dalla folla di curiosi. Passarono 18 interminabili minuti; al suo arrivò vennero fatte le prime cure al povero Peterson condotto in ambulanza all’ospedale, dove morì il giorno dopo.
In seguito a quella gara, il dottor Watkins chiese ad Ecclestone migliori attrezzature, compreso un anestesista, un’automedica e un servizio di elisoccorso sempre pronti all’uso. Tutto ciò fu messo in atto già nella gara successiva. In seguito fu deciso che l’auto veloce medicalizzata con Watkins a bordo avrebbe seguito le auto durante il primo giro della corsa, per essere rapidamente presente in caso di incidente. Nasce così di fatto il primo abbozzo della “FIA Medical”, ossia quel ramo della Federazione Internazionale dell’Automobilismo che si occupa di sviluppo, prevenzione e sicurezza dei piloti in corsa e del loro trattamento d’emergenza già in pista pochi secondi dopo un incidente in pista. Successivamente divenne obbligatoria la presenza di un elicottero sanitario, con l’inizio delle gare solo in condizioni favorevoli al decollo dell’elicottero. A questo seguirono l’implementazione e lo sviluppo dei centri medici che divennero pian piano veri e propri ospedali all’interno dei circuiti, abbinando alle funzioni di servizio medico alla gara anche funzioni di primo soccorso avanzato per pubblico e personale di servizio.








Nel 1981 la FISA diede vita ad una Medical Commission per le corse automobilistiche, nominandone presidente il dottor Watkins. L’anno successivo, il 1982, Watkins fu tra i primi a prestare soccorso a Gilles Villeneuve dopo il grave incidente nelle prove del Gran Premio del Belgio. Salito a bordo dell’automedica intubò personalmente il pilota e tenne il suo collo in trazione per tutto il tragitto verso l’ospedale di Lovanio.
Tanti e tanti furono negli anni successivi gli incidenti che videro protagonisti questi medici rianimatori a trarre in salvo piloti il cui destino, senza la tempestività di quei soccorsi, sarebbe stato diverso. Al Gran Premio di Gran Bretagna 1985 i piloti e la FIA con stima e gratitudine consegnarono un trofeo a Watkins in segno di riconoscimento, con la scritta:
«To the Prof. Sid,our hanks for your invaluable contribution to Formula 1. Nice to know you’re there» | «Al Prof. Sid , il nostro grazie per il suo incalcolabile contributo alla Formula 1. È bello sapere che sei qui.» |
Nel 1992 il dottor Watkins fondò la Brain and Spine Foundation, una organizzazione senza scopo di lucro avente come obiettivo “la prevenzione e cura delle disfunzioni cerebrali e/o spinali”. Nel 1994, in risposta alla morte di Roland Ratzenberger e Ayrton Senna (quest’ultimo intimo amico di Watkins), venne istituita la FIA Expert Advisory Safety Committee (Comitato di sorveglianza sulla sicurezza), e Watkins ne divenne presidente. Watkins collaborò a simili iniziative anche per le corse di rally e di go-kart, che nel 2004 confluirono tutte nel FIA Institute for Motor Sport Safety (Istituto FIA per la sicurezza nello sport motoristico), sempre con Watkins alla presidenza.
Nel 1994, dopo gli incidenti di Roland Ratzenberger e di Ayrton Senna suo carissimo amico, lavorò allo studio e alla progettazione del sistema HANS, “Head And Neck Support, divenuto poi obbligatorio per evitare fratture cervicali e della base cranica a causa di un impatto ad alta velocità.
Durante i test del venerdì del Gran Premio d’Australia 1995 Mika Häkkinen, a causa della foratura di una gomma, andò a sbattere violentemente ad alta velocità alla curva Brewery del circuito di Adelaide. Il pilota finlandese, violentemente sballottato all’interno dell’abitacolo, perse i sensi. Watkins, accorso subito assieme ai medici australiani, gli praticò una cricotiroidotomia a bordo pista, intervento che lui stesso descrisse come “il più soddisfacente mai eseguito durante una gara”.
Hakkinen gli doveva la vita ed ancora oggi nelle interviste Mika ricorda quell’esperienza e la gratitudine a Sid. Nel 2002 gli fu conferito l’Ordine dell’Impero Britannico e nello stesso anno fu eletto presidente della FIA Foundation for the Automobile and Society, e in dicembre anche del FIA Institute for Motor Sport Safety, entrambi creati in occasione del centenario della Federazione.
Da allora il dr. Sidney Watkins divenne per tutti il Prof. Sid e ci diresse con passione ed onore fino al 2005. Nel 2005 infatti Watkins annunciò il suo ritiro dall’attività di medico delle corse di F1, ma rimase a capo del FIA Institute for Motor Sport Safety. Nel 2012 si spense all’età di 84 anni. Il suo ricordo vive oggi in tutti noi che lo abbiamo conosciuto e che ne abbiamo apprezzato le intuizioni e la visione. Da quel momento sempre nuovi presìdi per la sicurezza vennero adottati in Formula Uno per essere pian piano trasferiti alle serie minori dell’automobilismo su pista e su strada fino a finire a far parte dei presìdi delle auto di serie che tutti noi guidiamo. Presìdi antifortunistici come il posto di guida protetto da una specie di guscio che anche per impatti molto violenti fa accartocciare tutto il veicolo, lasciando peròassolutamente integro l’abitacolo. Ultima chicca della sicurezza il Biometric Glove, un guanto pieno di sensori che il pilota indossa e che permette di monitorizzare i parametri vitali.
Il presidente della Federazione Max Mosley designò Gary Hartstein come nuovo medico ufficiale; a Gary Hartstein seguì il dottor Ian Roberts che attualmente ricopre questa carica ed è proprio a lui che deve l’invenzione del guanto biometrico.
Halo invece è un sistema di protezione usato nelle serie formula della FIA che consiste in una barra curva posta a protezione della testa del pilota. Un altro sarà molto meno visibile agli appassionati di sport motoristici poiché misura solo circa 3 mm e sarà posizionato all’interno del guanto del pilota. È un dispositivo di monitoraggio biometrico che terrà traccia dei segni vitali di ogni pilota durante la gara. La FIA ha introdotto telecamere ad alta velocità puntate verso l’abitacolo per raccogliere informazioni sui movimenti dei piloti dopo gli incidenti. Inoltre, ci sono minuscoli accelerometri aggiunti agli auricolari della radio dei conducenti .
Inoltre, i guanti biometrici supportati dalla FIA forniranno informazioni potenzialmente salvavita alle squadre di soccorso in pista di F1. Descritti dalla FIA come “potenzialmente salvavita”, questi dati saranno disponibili tramite Bluetooth entro un raggio di circa 500 metri intorno all’auto, raccolti immediatamente dagli ufficiali medici in caso di incidente. E consentiranno ai medici di prendere decisioni più precise e più rapide nel loro percorso verso il luogo dell’incidente.
Ci sono anche momenti in cui il conducente non è immediatamente raggiungibile; pertanto, se non possiamo vederlo o non siamo effettivamente accanto a lui, le informazioni che possiamo ottenere sono limitate: i guanti biometrici forniscono al rianimatore parametri biomedici del pilota in tempo reale sia in caso di incidente che di malore improvviso e ne permettono un rapido monitoraggio durante le fasi della stabilizzazione e del primo trasporto.
Nelle ultime edizioni del Gran Premio di Formula Uno di Monza (compresa l’”edizione Covid” di quest’anno 2020) ci sono 12 rianimatori in pista e 2 rianimatori presso il Centro Medico e 2 ortopedici, 1 neurochirurgo, 1 radiologo e 1 tecnico di rx presso il Centro Medico, oltre ad un rianimatore e un medico dello sport in Direzione Gara. Tutti supportati da mezzi di servizio esterni, da elicotteri e dalle squadre antincendio che, in caso di incidente, sono i primi ad intervenire e mettere in sicurezza al soccorso lo scenario dell’incidente.
Così quella visione del professor Sid permise dal 1978 che ogni manifestazione automobilistica si avvalesse del supporto e dell’assistenza di personale medico ed infermieristico specializzato ed addestrato, generando nel tempo degli affiatati medical team in tutto il mondo.
Consentendo a tutti noi, medici inclusi, di vivere questo sport bellissimo con gioia, grinta e sicurezza.