Vestire Vintage. Un modo per essere uniche

Non solo indossando abiti,  ma anche sfoggiando accessori del tutto esclusivi

di Paola Emilia Cicerone

Una volta non si chiamava vintage: per chi come me li amava, erano semplicemente “vestiti usati”, “vestiti vecchi” recuperati negli armadi di casa o in negozietti specializzati un po’ polverosi, dove si scavava alla ricerca di capi bizzarri, spesso di ottima qualità e soprattutto “ diversi”. Un modo per non sentirsi omologati, una manna per me ragazzina. Ho cominciato allora a indossare i maglioni vecchi di mio padre (oggi spesso lo faccio con quelli del mio compagno) e continuo a comprare con piacere capi “vissuti”, in negozio o scavando – ammettiamolo, è la cosa più divertente- sul banco di un mercatino.

Negli ultimi decenni l’acquisto di vestiti, spesso di qualità modesta, è aumentato esponenzialmente – 40% nell’Unione europea, secondo alcune statistiche – ma per la nostra generazione non era così insolito usare i vestiti smessi dai fratelli maggiori, o “prendere in prestito” dai genitori un capo per un’occasione speciale. Tra le gioie del vintage – oltre a un sostanziale risparmio economico – c’è anche quella di recuperare capi già indossati da una persona cara, o che hanno comunque ”una storia”. “Ma ci sono ragioni più serie per scegliere l’usato”, spiega Cristina Montorzi, che ha abbandonato la carriera di avvocato per dedicarsi a That’s Vintage, un negozio a Livorno dedicato al Vintage Inglese: “Riutilizzare i vestiti significa anche tutelare l’ambiente, visto che la lavorazione dei tessuti è un procedimento molto inquinante“. Secondo l’università di Copenaghen, per ogni chilo di vestiti usati raccolti si producono in media 3,6 kg di CO2 in meno, si consumano seimila litri di acqua in meno, e l’uso di fertilizzanti e pesticidi diminuisce rispettivamente di 0,6 e 0,3 kg. Senza contare i consumi legati al trasporto, e lo sfruttamento della mano d’opera legato alle produzioni a basso costo. Dati da ricordare quando acquistiamo capi destinati a durare meno di una stagione.

 “Gli abiti usati offrono tessuti di qualità, a ottimi prezzi ”, prosegue Cristina, che ha inserito nel suo canale You tube (https://bit.ly/3nDGKZg) anche un video per imparare a riconoscere un capo di qualità. “Gestire un negozio di vintage è appassionante ma impegnativo”, ricorda. “Bisogna curare i capi, e aver pazienza con le clienti che devono inevitabilmente mettere in disordine -“ ciacciare”, diciamo noi – per trovare quello che desiderano”.  E proprio la ricerca, insieme alla legge non scritta per cui cercavi un maglione e torni a casa con due giacche, è il meccanismo che rende appassionante questo tipo di shopping.

 In realtà il termine vintage si riferisce a capi di qualità, ”firmati o comunque di marche conosciute, altrimenti si dovrebbe parlare di second hand o vestiti di seconda mano”, spiega Cristina. Anche se le definizioni si intrecciano, perché è possibile trovare sui banchi del mercato vere e proprie chicche, e capi comunque originali e confezionati con cura. O che magari ci ricordano la gioventù, visto che oggi sono vintage abiti degli anni ’60 o ’70.

I canali per acquistare sono moltissimi, dai negozi come That’s Vintage alle fiere benefiche in cui si trovano “scarti di guardaroba” spesso di ottima qualità, ai mercati o alle catene come Mercatopoli – non riservate agli abiti – in cui si può comprare ma anche vendere. Senza dimenticare i punti vendita di associazioni come Oxfam e Humana, che usano il denaro ricavato per sostenere progetti solidali. Possibilità per tutti i gusti, da mercati come Porta Portese a Roma o la Fiera di Sinigaglia a Milano, perfetti per chi ama casual o abbigliamento americano, ai negozi più eleganti come i “Mercatini Michela”, dove per anni molte signore milanesi hanno acquistato anche capi eleganti o addirittura abiti da sposa.

Senza dimenticare gli accessori. Perché, se qualcuno può esitare di fronte a un capo indossato da altri -senza motivo perché quanto venduto è comunque lavato e igienizzato – come resistere a borse, foulard e cappelli? Che in qualche caso  – come mostra Cristina in questo delizioso video ( www.youtube.com/watch?v=sFsGoOkipZ8 ) – possono anche essere personalizzati partendo da un cappello in paglia vintage per offrire creazioni inedite. L’abbiamo già detto, che il primo obiettivo di chi veste usato o vintage è quello di essere unica?

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...