L’emigrato siciliano che scoprì l’importanza della terapia del dolore cronico
Di Enzo Primerano
Dopo l’incontro con Virginia Apgar proseguiamo con la serie dei grandi doc americani che posero le basi per la moderna medicina di oggi. La storia di John J. Bonica narra le vicende avventurose del sogno americano di un giovane emigrato siciliano che scopre e insegna come curare tutte le forme di dolore.
John J. Bonica nacque nel 1917 a Filicudi, una delle isole Eolie.
Il sole il mare e quei luoghi hanno sicuramente giocato un ruolo importante per Giovanni Bonica nello studio e nel trattamento volti a lenire le sofferenze. Suo padre, Antonio Bonica, durante il periodo della prima guerra mondiale, venne eletto vicesindaco e, in seguito, direttore del servizio postale. La madre, Angela Zagame Bonica, era ostetrica e infermiera: perciò, per i 2600 abitanti dell’isola, anche uno dei pochi punti di riferimento nelle questioni riguardanti la salute.
John iniziò a restare affascinato dalla medicina quando proprio a Filicudi, all’età di otto anni, assistette all’operazione di un ascesso al seno, realizzata dal medico locale con la collaborazione della madre. Anche se di primo impatto svenne alla vista dell’incisione, questa esperienza avrebbe lasciato in lui un ricordo indelebile, tanto che nelle sue memorie leggiamo come proprio quell’episodio fece scaturire in lui l’entusiasmo di fare il medico.
La sua vita è stata un fulgido esempio del self-made men della tradizione americana.
Il padre di John, vista la situazione difficile dell’epoca, decise di emigrare in America destinazione Brooklin (New York City) per offrire una migliore prospettiva di vita al futuro dei figli. Pur potendo contare sui risparmi da parte, le leggi valutarie di allora gli impedirono di usarli, motivo per cui l’intera famiglia Bonica si rimboccò le maniche per riuscire ad andare avanti. Tutto andava per il meglio quando nel 1934 il padre inaspettatamente morì e John dovette prendere in mano le redini della famiglia. Nonostante le avversità, grazie anche a tanti umili lavori, potè iniziare a frequentare i primi due anni della Long Island University. Fu lì che riuscì a distinguersi in ambito sportivo, interessandosi al mondo del wrestling amatoriale, pur rimanendo uno studente lodevole. Inoltre, durante un incontro di lotta, nel 1936, John incontrò Emma, una giovane donna di origini veneziane, con cui condivise il tetto coniugale per oltre 50 anni.

Venne subito notato come wrestler da uno dei principali esponenti dell’ambiente che lo spinse a diventare professionista. Per quattro anni fu considerato imbattibile in tutti i tornei che fece in giro per gli Stati Uniti. Nel 1938 vinse il titolo americano di campione nazionale e, l’anno dopo, quello canadese, per diventare nel 1941 campione del mondo dei pesi medio-massimi. Ma le lesioni muscolari e articolari che dovette subire durante quegli anni influirono non poco sulla sua salute. Ecco perché quando Bonica parla di dolore cronico e di terapia del dolore, le sue considerazioni vengono non tanto dalla sua conoscenza accademica quanto dalla sua esperienza personale.
In ogni caso, come già accennato, nonostante il rilevante impegno richiesto dal wrestling, John non trascurò mai la sua formazione universitaria. Pertanto nel 1938 si immatricolò alla Marquette University School of Medicine e, nei quattro anni restanti, si riconfermò un eccellente studente. Fu letteralmente rapito dall’anatomia del sistema nervoso, a tal punto che, durante il secondo e terzo anno, impartì lezioni di anatomia agli studenti appena immatricolati.
Intanto era scoppiata la guerra. Laureatosi nel maggio del 1942 e sposata Emma Louise Baldetti, effettuò il tirocinio in anestesiologia, per diciotto mesi, presso il Saint Vincent’s Hospital a New York.
Un anno dopo John si vide coinvolto in una scena straziante che lo segnò inevitabilmente. Alla moglie, durante le doglie per la nascita della loro prima figlia Angela Carol, venne somministrato un cattivo anestetico da un medico interno inesperto che ebbe un effetto quasi fatale, dovuto all’ipossia indotta dall’aspirazione di contenuto gastrico. Spinto da questo incidente, Bonica iniziò a finanziare una campagna mondiale per migliorare l’analgesia e l’anestesia nell’ostetricia. Terminata la specializzazione, nel maggio del 1944 ricevette un incarico importante: Responsabile del reparto di anestesia della sala operatoria, dell’organizzazione e della supervisione della terapia polmonare, della banca del sangue e della gestione dei pazienti con intenso dolore dovuto alle ferite di guerra, al Madigan Army Medical Center presso Fort Lewis a Washington (a quell’epoca il più grande ospedale militare americano, con7700 letti).
Fu durante il lavoro di direzione e organizzazione della struttura ospedaliera che si accorse come la letteratura medica non desse il meritato spazio al controllo del dolore. Cominciò così quella sua opera sopraffina con cui affinò le tecniche di anestesia nelle varie discipline e, in particolare, nella analgesia da parto e nel blocco ai vari livelli delle varie terminazioni nervose. Parallelamente, cominciò un’opera di formazione dei medici che gli avrebbe consentito di far sì che le sue metodologie venissero usate dapprima in tutti gli ospedali degli Stati Uniti, per poi diffondersi nel mondo.
A lui si deve la consapevolezza che il dolore cronico era pressoché sconosciuto, oltre al fatto che neanche la letteratura scientifica mondiale sembrava dargli adeguato spazio. Cominciò allora a studiare le problematiche che affliggevano tali malati e assieme a Dorothy Crowley infermiera di Anestesia, e un neurochirurgo, Lowell E. White, fondò presso l’Università di Washington la prima Clinica del Dolore, basato su un approccio multidisciplinare.

Fu questo il primo vero programma di formazione inerente alla medicina del dolore, che poté dirsi pienamente concluso solo nel 1970. Lo studio partiva dal presupposto che problemi anche complessi sarebbero potuti essere curati più efficacemente grazie ad un team di ricerca interdisciplinario, in cui ogni membro avrebbe contribuito con le proprie conoscenze e capacità, al fine di sviluppare la miglior diagnosi e quindi strategia terapeutica.. Tutte le esperienze accumulate e la pratica diffusa messe in atto finirono per far parte di un programma educazionale che portò nel 1953 alla pubblicazione di “Managment of Pain”, considerato ad oggi ancora la Bibbia della Terapia del Dolore. Attorno al 1970 uscì la seconda edizione e, nel 1990, fu pubblicata anche una terza edizione.
Giovanni Paolo II lo invitò a Roma e volle che una copia del suo Managment of Pain facesse parte della sua biblioteca privata. Il Papa gli scrisse:
“Il lavoro che stai compiendo è immensamente importante per il bene dell’umanità, perché cerchi il sempre più importante contenimento del dolore fisico, dell’oppressione mentale e spirituale che spesso il dolore fisico porta con sé “
(Papa Giovanni Paolo II, 26 luglio 1987)
Non si contano i libri tematici da lui scritti e i numerosi lavori scientifici inerenti il dolore cronico. Numerose anche le affiliazioni e i programmi di formazione registratisi in vari Paesi del mondo. Quest’opera culminerà nella fondazione della IASP (International Association for the Study of Pain) che si occupa di tutti i programmi formativi e sociali di cura del dolore e della sofferenza, e nel 1975 fu pubblicata la prima copia del periodico “Pain”.
John morì a circa un mese di distanza dalla morte della moglie Emma, che rappresentò per lui una perdita psicologicamente insuperabile, dal momento che lo aveva sempre seguito e affiancato per tutta la carriera. Colpito da un’emorragia cerebrale all’età di settantasette anni, si spense nell’agosto del 1994 presso il S.Mary’s Hospital di Rochester, Minnesota.https://www.ted.com/talks/latif_nasser_the_amazing_story_of_the_man_who_gave_us_modern_pain_relief