Generazione F Un compleanno con sorpresa

Chissà se mi servirà di lezione questa mania di festeggiare il compleanno, qualsiasi sia il numero delle candeline da porre sulla torta… Ma il 15 luglio 2021 era un compleanno molto importante e molto Over, e allora- approfittando del fatto di essere al mare- perché non organizzare un aperitivo all’aperto presso il bar di Chiara, invitando tutte le persone che proprio qui nel corso degli anni ho avuto modo di conoscere? Oddio, già dalla faccia della mia amica quando glielo avevo proposto, avrei dovuto intuire che per lei non era piacevole dedicare tempo ed energie per un evento che le avrebbe impedito di dedicarsi ai tanti “veri” clienti che alle 18,30 del pomeriggio affollano il locale. Né altrettanto entusiasmo avevo ricevuto da parte di quanti avevo invitato: Vedrò se riesco a fare un salto; certo devo venire via prima dalla spiaggia; ti farò sapere…

Vabbè, sono testarda e non avrei cambiato idea. Anzi, per renderlo un compleanno ancor più memorabile (60+10 è un’età da festeggiare, non si discute) avevo mandato un sms anche al principe azzurro dei miei 15 anni, certa che avrebbe declinato l’invito e, al massimo, mi avrebbe telefonato per gli auguri.

E invece… Alle 18,30 di un giovedì estivo, senza afa e senza pioggia (almeno il tempo mi aveva graziato), mentre mi aggiravo tra i pochi e annoiati presenti, sentii un botto: qualcuno con l’auto aveva preso in pieno il palo posto davanti al bar Cin Cin.  Guardai e vidi all’interno della vettura un sudaticcio signore di una certa che faceva disperate manovre per sbrogliarsi dalla situazione. Stavo intervenendo (chi come me vive a Milano sa effettuare parcheggi perfetti, considerati i centimetri di spazio a disposizione con cui deve fare i conti, fra un’auto e l’altra), quando trasalii. Ma era lui, il mio principe azzurro! Non ci potevo credere: aperta la portiera l’immagine che si presentò era tragicomica: un anziano di altezza media (d’accordo che con l’età ci si accorcia, ma lui era decisamente alto, o almeno così lo ricordavo) e con la pancia che iniziava da uno spropositato stomaco e, sotto, due gambette magre magre a completare il quadro d’insieme. Già, perché va bene che eravamo al mare, ma un paio di braghe lunghe non poteva indossarle per l’occasione? E io che intanto non potevo fare a meno di ricordare che a 17 anni, invece (quando se lo sarebbe potuto permettere), la sera di quel Ferragosto in cui ci eravamo conosciuti aveva un paio di calzoni lunghi sotto una bella camicia azzurra, notavo- a proposito di azzurro- che anche gli occhi non erano più di questo colore, bensì di una tinta indefinita. Quella che si definisce can che fugge, con tutto il rispetto dovuto ai cani. Mi abbracciò (ahimè sì, nonostante il sudore che aveva accumulato durante il viaggio) e per completare in bellezza esclamò: “Ciao Milly! Ne sono passati di anni, eh?”

Per me, che già detesto chi non aggiunge la e finale al mio nome, sentirlo storpiare a quel modo fu il colpo definitivo. Ciò che seguì è presto detto: si sedette al tavolino e iniziò a trangugiare tutto ciò che gli passava davanti (che già era poco; non so perché ma Chiara non era stata alle mie richieste e aveva preparato rinsecchiti salatini che ben si adattavano, del resto, ai rinsecchiti partecipanti di quel patetico compleanno). Poi l’ormai ex principe azzurro snocciolò le attività cui si dedicava (passeggiatine, parole crociate, tv a gogo). E io cercavo di scorgere un’ombra, almeno una, di colui per il quale avevo provato emozioni indelebili e per il quale- per molte ore- non avevo lavato la mano che lui mi aveva tenuto sul cuore ballando. Ora invece, con la scusa delle norme igieniche antiCovid, continuavo a strofinarmi mani e braccia col gel disinfettante, nel tentativo di togliermi quel sudore umidiccio che percepivo solo standogli vicino.

Poi ci fu il momento inevitabile che attendevo: chiese dov’era la toilette. Alla sua età la prostata – al pari di quella dei coetanei- reclamava continue soste in bagno. E sull’argomento prostata mi intrattenne a lungo, in aggiunta alle patologie (per carità, nulla di grave) di cui soffriva e per le quali doveva ricordarsi di prendere quotidianamente una decina di farmaci. In quel preciso momento il suo orologio suonò: era l’ora della pastiglietta contro la pressione alta, anzi altissima. Subito un bicchiere d’acqua prima che mi stramazzasse lì, il giorno del mio compleanno!

Io restai in silenzio praticamente per tutto il tempo. Proprio io che volevo mostrargli di non essere più la “ragazzina muta” di 55 anni prima, e che avrei desiderato chiedergli un’infinità di cose: sulla sua famiglia, i nipotini di cui mi aveva accennato al telefono, su ciò che era. Su ciò che pensava.

E invece lui parlava parlava e parlava, mentre io muta (e questa volta non perché “non sapendo che cosa dire di intelligente”, come facevo da adolescente, preferivo non esporre ciò che pensavo) calcolavo quanto ancora sarebbe durato quel patetico compleanno, senza torta, decorazioni, affetto, partecipazione, abbracci, sorrisi… Tutti coloro che dicono che alla nostra età è meglio non festeggiare gli anni che passano, né soprattutto illudersi di ritrovare emozioni o sensazioni scadute molto peggio di quanto può scadere uno yogurt andato a male nel frigorifero, hanno perfettamente ragione. Ora l’avevo capito.

Finalmente lo sconosciuto venuto da un passato che forse mi ero solo immaginata risalì sulla sua macchinetta, non prima di avermi augurato ancora tante belle cose (ma come parlava?); ciao Milly!

Ormai libera, salutai quei quattro gatti che avevano fatto atto di presenza, ansiosi di andare a cena e comunque in cuor loro soddisfatti per aver compiuto un bel gesto partecipando al compleanno di una vecchia che ancora credeva ci si potesse incontrare. Per ridere. Volersi bene. Stare bene assieme, soprattutto.

Se fosse andata realmente così, per prima cosa avrei chiuso Generazione Over60, in quanto mi sarei resa conto di quanto strampalata sia l’idea da cui la rivista è nata, che si riassume in soldoni in “mai dire ormai”.

Io e Chiara, regista della festa

Con Elisa

Premesso ciò, è quasi inutile dire che per chi come la sottoscritta mette al primo posto l’amicizia (e non perde occasione per ribadirlo) l’aperitivo di compleanno si è rivelato perfetto. Sotto l’abile regia di Chiara e famiglia, sono stata festeggiata da un incredibile numero di amici di tutte le età, che mi hanno espresso come meglio non era possibile affetto e vicinanza. Ho avuto abbracci e manifestazioni d’amicizia sincera, con contorno di palloncini colorati e quantità varia e abbondante di squisitezze di ogni tipo, oltre a una torta personalizzata.  

Con Martina

E il principe azzurro? Nella realtà è diventato ancora più azzurro: lo definirei un Re Blu a tutti gli effetti. Avete presente Richard Gere? Allora, provate a combinare un mix di lui come Zack Mayo in Ufficiale e Gentiluomo (in sella a una moto) e come Edward Lewis nel finale di Pretty Woman quando arriva, con ombrello in una mano e un mazzolino di fiori nell’altra, in piedi su una limousine per liberare la “principessa Vivian”, alias Julia Roberts.

Chi mi conosce sa che il romanticismo non è proprio cosa per me, non lo è mai stato o potuto essere per una serie di motivi che anche un analista della mutua, ascoltata la mia storia familiare, sarebbe in grado di spiegare. Ma le emozioni (magari per l’esasperazione di una inevitabile sensibilità sottostante: l’“ipersensibilità di mxxda”, come la definiva gentilmente mia madre) quelle sì. Quelle mi appartengono e riguardano momenti piccoli e grandi della mia esistenza: ogni volta che entro in mare, accarezzo un cane, prendo un aereo, vedo la mia firma su un articolo o un libro. E, ovviamente, mi ritrovo con amici o amiche. E quando mi scontro con sorprese inaspettate, come in questo caso.

Beh, su una grossa moto e con un mazzolino rubato in un giardino lui mi si è presentato così (Richard Gere aveva 33 anni però all’epoca di Ufficiale e Gentiluomo, e poi non è detto che in corsa al suo posto non ci fosse una controfigura). E al di là dell’aspetto fisico (sarebbe meschino ridursi a questo), che comunque ho trovato pressoché identico, è stato importante e, per l’appunto, emozionante ciò che ci siamo detti o non detti guardandoci negli occhi. Io muta? Macché: sono rimasta travolta da una logorrea inarrestabile. Peccato abbia parlato tanto senza dire nulla e, per questo, facendolo a malapena rispondere qualcosa. Perché? Perché ero troppo emozionata…

E la cosa davvero incredibile è che anche lui era emozionato. Esattamente come me.

Sperando di avere la possibilità di incontrarci di nuovo e riuscire ad imbastire uno straccio di dialogo, ho comunque avuto la prova provata che, anche se mai si è consumato in nessun modo un amore fra noi (e non per questo motivo, come suggerirebbero alcuni scettici), le emozioni, i palpiti, la voglia di vivere restano immutati e immutabili. A qualsiasi età. Credo, anzi, si possano solo accrescere grazie all’aggiunta di una nuova amicizia.

Per ora grazie a tutti per questo compleanno da fiaba, che il mio Re Blu ha reso speciale!

Minnie Luongo

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