Si può ed è l’interazione tra vista ed udito, più frequente di quanto si pensi
Di Antonella Catarsini (interior designer) e Roberta D’Amico (architetto)
“Comandacolore”, studio di progettazione architettonica e cromatica
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Sapete che la musica è colorata? Sì, ogni nota ha il suo colore! È questa la sensazione prodotta da un fenomeno legato alla percezione sensoriale, ovvero una delle forme di sinestesia più diffuse: l’interazione tra vista e udito, nota come “audition colorée”, in cui gli stimoli uditivi vengono associati a immagini colorate.
Un esempio artistico tra i più noti è sicuramente contenuto nel film di animazione “Fantasia” di Walt Disney; in alcune scene la presentazione di alcuni estratti di famose composizioni di musica classica è accompagnata dalla visione di particolari immagini e colori.

A cominciare da Isaac Newton fino a compositori e pittori come Schonberg e Kandinskij, tanti personaggi visionari hanno speso parte della loro vita artistica alla ricerca della corrispondenza tra armonie e disarmonie intese come lotte di colori e suoni.

Quando si parla del rapporto tra musica e pittura si cita sempre l’amicizia tra il pittore Kandinskij e il musicista Schonberg. Oltre che l’affinità elettiva, li legava una ricerca parallela. Il pittore Kandinskij desiderava che le sue opere fossero ascoltate, mentre per il compositore era la musica a farsi guardare. Per entrambi, il massimo dell’espressività era raggiungere l’interazione fra le arti.
Vasilij Kandinskij, esattamente come un direttore d’orchestra, componeva la sua tavolozza con armonie e contrasti fra colori e suoni. Stabilì una connessione tra timbro di alcuni strumenti musicali, colori e sensazioni. Per Kandinsky la musica era una sorta di ossessione: i colori venivano da lui avvertiti come un “coro” da fissare sulla tela.

“In generale il colore è un mezzo che consente di esercitare un influsso diretto sull’anima. Il colore è il tasto, l’occhio il martelletto, l’anima il pianoforte dalle molte corde. L’artista è una mano che toccando questo o quel tasto mette in vibrazione l’anima umana….”. Era affascinato dalla totale astrazione che si può raggiungere tramite la costruzione musicale.
Il celebre neurologo americano Oliver Sacks, in “Musicofilia”,per spiegare che la musica poteva essere rappresentata pittoricamente e, viceversa, la pittura diventare composizione musicale, riporta il caso del compositore Michael Torke, profondamente influenzato dalle sue esperienze sinestetiche. Torke, da bambino, dopo aver ascoltato un brano musicale, riferì all’insegnante «Mi piace proprio questo brano azzurro…» e alla richiesta di una spiegazione, ribadì il concetto: «Sì, il brano in re maggiore… il re maggiore è azzurro».
Note musicali, colori, forme, tempi e vibrazioni appartenevano anche al mondo sinestetico di Luigi Veronesi, pittore e fotografo che codificò, misurandole, le estensioni delle note sulla base del colore. Veronesi sosteneva che nello spettro il rapporto di frequenze fra l’estremo viola e l’estremo rosso fosse di 1/2, esattamente come nelle frequenze delle ottave musicali fra do e do. Ecco che leggendo lo spartito i suoni più bassi nelle scale musicali sono quelli più intensi che vanno rarefacendosi quando diventano più alti. La pausa, il silenzio in musica, è per Veronesi un’assenza di colore che l’artista milanese individua nel grigio.

Il fenomeno sinestetico suono/colore ha un ruolo importante anche nella progettazione degli interni, soprattutto per il benessere e la vivibilità dei luoghi. Il colore influisce sull’udito: suoni e rumori possono essere enfatizzati o attutiti con l’aiuto di una specifica tonalità. Colori luminosi, vivaci e caldi sono più predisposti ad essere associati al rumore e alla confusione; esattamente l’opposto accade invece per i colori freddi e tenui.


