Generazione F      L’autunno porta con sé meno parole e più pensieri

La famosa poesia di Giuseppe Ungaretti (1888- 1970) intitolata Soldati, come tutte quelle dell’emozionante opera cui appartengono, , traggono ispirazione dall’esperienza vissuta dal poeta nel corso del primo conflitto mondiale. Raccolta costituita da una specie di diario poetico in versi, scritti fra il 1914 ed il 1919.

Ai noi giornalisti, fra le prime cose che insegnano è: “Scrivete e poi togliete tutto ciò che non è necessario alla comprensione del testo”. Il grande Ungaretti, con questa poesia conferma come anche nel suo ambito ciò sia possibile. E lo fa con una potenza estrema: non c’è un solo termine di troppo.

Si sta come

d’autunno

sugli alberi

le foglie

Questa poesia è stata scritta quasi alla fine della guerra: è brevissima e interamente basata su una similitudine. Dice che noi tutti siamo come le foglie che stanno sugli alberi in autunno. La vita è fragile e precaria come le foglie in autunno.

Rivoluzione metrica di Ungaretti: una serie di enjambement (se fosse stata su due versi sarebbero stati dei versi settenari). La rivoluzione metrica consiste nelle parole chiave che accentuano il valore delle parole stesse, nell’andare a capo che crea delle cesure e delle pause. Un metodo che funge da malinconica riflessione e che emerge piano piano dall’animo del poeta. Troviamo, anche qui, che il titolo è parte integrante della poesia ( in caso contrario non potremmo capire il senso della poesia stessa). Essa è costruita tutta su una similitudine tra una forma impersonale “si sta“, riferita ovviamente ai soldati che implica anche l’inclusione del poeta, e “le foglie” degli alberi in autunno. Cadiamo come le foglie dagli alberi d’autunno noi soldati, fermati da una scheggia, da un proiettile. Il tema è quello della precarietà fisica e psicologica dei soldati costretti al fronte, di chi è appeso ad un filo tra la vita e la morte. Precarietà e fragilità dell’uomo di fronte al suo destino.

«La poesia è poesia quando porta in sé un segreto» (Giuseppe Ungaretti)

Giuseppe Ungaretti è stato uno dei principali poeti della letteratura italiana del XX secolo. Inizialmente influenzato dal simbolismo francese, la sua poesia fu caratterizzata nei primi tempi da componimenti brevissimi, costituiti da poche parole essenziali e da analogie a volte ardite, compresi principalmente nella raccolta “L’allegria” (1916); passò poi a lavori più complessi e articolati dal contenuto concettualmente difficile. Una terza fase della sua evoluzione poetica, segnata dal dolore per la perdita prematura del figlio, ha compreso opere meditative dall’intensa riflessione sul destino umano. Negli ultimi anni le sue poesie furono specchio della saggezza, ma anche del distacco e della tristezza dell’età avanzata. È stato inoltre considerato da alcuni critici come anticipatore dell’ermetismo.

 

Minnie Luongo

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