L’apprezzata artista 93enne racconta le sue ossessioni grazie a immagini fantastiche, che hanno conquistato anche il mondo della moda
Di Paola Emilia Cicerone – giornalista scientifica

Ha passato la vita usando l’arte per sconfiggere le proprie fragilità. E l’ha fatto creando un mondo di immagini fantastiche, apprezzate anche dal mondo della moda che le ha riproposte nelle sue creazioni.
Parliamo di Yayoi Kusama, artista giapponese oggi novantatreenne: è lei l’autrice delle tre enormi zucche variopinte che hanno stupito i milanesi, e che fino a metà febbraio ravviveranno il grigiore di piazza San Babila.
Louis Vuitton ha scelto di celebrare così l’apertura della sua nuova sede milanese nell’ex garage Traversi (www.louisvuitton-com), confermando la collaborazione tra Kusama e l’azienda francese, che ha riproposto i pois caratteristici della sua arte, ripetuti all’infinito in diverse dimensioni e colori, su borse, accessori e capi di abbigliamento, ma anche nell’arredamento del nuovo spazio.

E’ un’occasione per conoscere meglio un’artista straordinaria, pittrice e scultrice, ma anche performer, regista e poetessa. Per Kusama l’arte rappresenta lo strumento con cui è riuscita a sconfiggere le proprie ossessioni trasformandole in creatività: “Creare è il solo metodo che ho trovato per alleviare la mia malattia”, ha scritto nella sua autobiografia Infinity Net. “Mi ha permesso di trovare un percorso che mi permette di vivere”.

Nata nel 1929 in una famiglia benestante nella cittadina di Matsumoto, Kusama ha cominciato giovanissima a disegnare nonostante le opposizioni della famiglia, traducendo in immagini le allucinazioni visive che la spaventavano: si racconta che si sia dedicata ai pois e ad altri pattern ripetitivi e rapidi da eseguire, per riuscire a completare un disegno prima che la madre intervenisse per strapparle i fogli. In seguito si trasferì a Kyoto per studiare arte, nonostante la sua insofferenza per i metodi tradizionali di insegnamento, e cominciò a esporre le proprie opere.

A segnare la svolta fu l’incontro casuale con un libro dedicato all’arte di Giorgia O’Keeffe, moglie di Alfred Stieglitz. Colpita da quei lavori la giovane artista decise di scrivere a O’Keeffe e l’artista americana rispose dicendo che aveva mostrato i suoi lavori a un gallerista, e proponendole di venire a New York.
Nel 1957 cominciò così l’esperienza americana di Yayoi Kusama, prima a Seattle e poi a New York. Lì l’artista giapponese si affermò come uno dei pionieri della pop art, lavorando senza sosta fino a cadere vittima di una crisi psicotica. I suoi disturbi non le impedirono però di inserirsi nella vita artistica e politica degli anni ’60 insieme a celebrità come Andy Warhol o Roy Lichtenstein, dando vita a performance in cui ricopriva di pois il proprio corpo nudo o quello di attori reclutati per l’occasione, o partecipando alle manifestazioni contro la guerra del Vietnam.
E non solo: nel 1966 portò scompiglio alla Biennale di Venezia, presentandosi senza aver ricevuto un invito ufficiale per proporre la sua installazione Narcissus Garden, che consisteva nel gettare 1.500 sfere galleggianti nei canali della città.
Nel corso degli anni le sue opere hanno attirato l’attenzione di critici e appassionati e sono oggi esposte in importanti musei e gallerie tra cui il Museum of Modern Art di New York, la Tate Modern a Londra – dove si trovano le Infinity Mirror Room – e il National Museum of Modern Art di Tokyo.
Nel 1973 Kusama decise di rientrare in Giappone, e dal 1977 si ricoverò volontariamente all’ospedale psichiatrico Seiwa di Tokio, dal quale esce solo per lavorare nello studio che ha affittato di fronte alla struttura.
Nel 1993 tornò alla Biennale, questa volta invitata ufficialmente come rappresentante del padiglionegiapponese, con Mirror Room (Pumpkin), una stanza ricoperta da una decorazione a sfondo giallo zucca a pois neri, contenente un altro spazio interno a specchi dotato di uno spioncino che invita lo spettatore a curiosare nella mente dell’artista.
Da quel momento in poi, l’artista ha iniziato a realizzare anche opere su commissione, che hanno come protagonisti fiori ed elementi del mondo naturale.
Per le sue rare apparizioni pubbliche Kusama si mostra in genere con una parrucca rosso fuoco e un vestito, inevitabilmente, a pois.
