C’è un film che mi affascina: “ll curioso caso di Benjamin Button”. Un orologio con le lancette al contrario è legato al sortilegio di un bambino che nasce anziano e, giorno dopo giorno, ringiovanisce. Il film del 2008, diretto da David Fincher e basato sul racconto di Francis Scott Fitzgerald, è ambientato a New Orleans alla fine della Grande Guerra. Il protagonista è un neonato che nasce con le sembianze e le patologie di un novantenne e, crescendo, pian piano, anno dopo anno, ringiovanisce. “Il curioso caso di Benjamin Button” insegna che il tempo è una convenzione umana. Sono i tempi interiori, quelli di cui parlava Proust in Alla ricerca del tempo perduto, che scandiscono il ritmo della vita, dell’amore e delle trasformazioni della mente, che non è sempre in sintonia con quelle del corpo e del fisico.
Perciò il bilancio di quest’ultimo anno verte sulle domande “chi sono, mi piaccio, che cosa posso fare per stare sempre meglio con me stessa e con gli altri?” Già nell’editoriale dell’ultimo numero del 2019 proponevo un anticonvenzionale “Che Natale sei?”invece dell’usurato “Che Natale fai?”. A maggior ragione iniziamo quest’anno chiedendoci chi siamo. Io, evviva l’immodestia, sono diventata ancor più meravigliosamente leggera, curiosa, ilare e anche “palpitante”. L’hanno già detto in tanti, ma val la pena di ricordarlo: la magia o la biologia non possono nulla sulle leggi del cuore, e sul fatto che l’uomo possa impadronirsi del tempo, plasmandolo, vincendolo, senza sconfiggere l’ineluttabilità della morte, ma conquistando i propri giorni uno ad uno nella vita. Amando, soffrendo, ridendo. Anche chiedendo aiuto. Ciò che avevamo ritegno di esternare da giovani, è questa la bella notizia, non è tabù. SIAMO noi Generazione F. Fortunati, folli, fighi più che mai. Auguri! Minnie Luongo

Minnie Luongo
Bello Minni mi sei piaciuta
Ciao
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