Quei triangolini di formaggio che ci riportano all’infanzia

Quando un sapore diventa della stessa materia di cui sono fatti i sogni

Di Paola Emilia Cicerone –giornalista scientifica

Ci sono alcuni cibi di cui ricordiamo il sapore, altri ci sono cari per motivi diversi: perché ci riportano all’infanzia, o perché abbiamo in mente  l’incarto, la pubblicità o gli omaggi allegati per renderli più appetibili. I formaggini appartengono certamente a quest’ultima categoria. Si tratta di un prodotto certamente non indimenticabile, di dubbia qualità specialmente nelle versioni originarie arricchite di polifosfati che servivano a  mantenerli cremosi e permettevano così di sfruttare scarti di formaggio altrimenti inutilizzabili. Detto così non sembra trattarsi di un prodotto particolarmente appetibile, ma i formaggini ci riportano – come ricorda Giovanni  Ballarini in un articolo pubblicato sulla rivista  Ruminantia  e rilanciato da Il Fatto Alimentare- https://ilfattoalimentare.it/formaggini-boom-economico.html alla stagione del boom economico, all’epoca insomma in cui un alimento industriale, meglio se garantito da una marca famosa e pubblicizzato da Carosello, sembrava senz’altro preferibile rispetto a un cibo artigianale: glianni della Simmenthal, delle prime merendine e, appunto, dei formaggini. Che in realtà sono nati all’inizio del ‘900, grazie all’intuizione di Walter Gerber che ha mescolato formaggio e altri ingredienti caseari non fermentati,  con emulsionanti e  altri ingredienti fra cui oli vegetali, sale, coloranti alimentari o zucchero. Ma hanno avuto un vero successo qualche decennio più tardi: in tempi in cui i frigoriferi non sono così diffusi, i formaggini, proposti di solito in spicchi o quadratini, sono comodi, maneggevoli, è facile scioglierli in una minestrina o spalmarli in un panino. All’epoca le fobie per i grassi e per il lattosio non si sono ancora affermati, e i claim  che insistono sulla ricchezza del prodotto e sulla “ doppia panna” piacciono. In più i bambini li mangiano volentieri, perché hanno un sapore delicato che non disturba, ma soprattutto perché le  marche più popolari fanno a gara a invogliare i piccoli consumatori con premi e gadget di ogni genere.

O meglio, il mondo dei formaggini, come spesso avviene, si divide in due: da una parte ci sono marche svizzere come Tigre e soprattutto Camoscio – l’unica che superasse l’esame severo di mia madre, che aveva idee tutte sue su cosa si dovesse dare da mangiare a una bambina – che puntano sulla qualità del prodotto  arricchito  di formaggio svizzero; dall’altra le marche italiane – tra cui  Ramek, Milkana, Locatelli con il formaggino Mio – che si sfidano sul terreno dei Caroselli e degli omaggi. E tra queste resta indimenticabile Invernizzi, col formaggino Milione ma soprattutto con due personaggi amatissimi come la Mucca Carolina e Susanna Tutta Panna. Protagoniste di popolari Caroselli ,ma soprattutto trasformate in grandi gonfiabili che si acquisivano con le raccolte punti, ma potevano anche essere regalati in occasione di iniziative promozionali.

Un vero successo: la prima a entrare in scena a metà degli anni ’60 – assieme al toro Annibale suo improbabile fidanzato – è la Mucca Carolina, seguita poco dopo da Susanna Tutta Panna, tanto popolare da finire col dare il nome a una versione triangolare del celebre formaggino (ancora oggi prodotto a marchio Kraft).  Una scelta che finì per  penalizzarla,  visto che le regole pubblicitarie di allora non consentivano di dedicare un intero Carosello a un marchio commerciale. Tuttavia,  la quindicina di Caroselli a lei dedicati sono bastati a renderla memorabile. Gli altri personaggi entrati in scena negli anni ’70, come i gattini Geo e Gea  e Camillo il coccodrillo, non sono in grado di soppiantare la popolarità delle due star: gli spot della Mucca Carolina sono girati da un grande come Stanislao Cavandoli, e ancora oggi i due pupazzi sono in vendita on line con buone quotazioni.

Gli altri produttori, ovviamente,  non stavano a guardare, scatenando una guerra a base di figurine animate o in rilievo – che avrebbero dovuto,  nell’intenzione  dei produttori, rimanere attaccate alle mattonelle –  modellini di auto o aerei, raccolte punti e altre delizie capaci di far dimenticare che si trattava sostanzialmente di un prodotto di seconda scelta, e non così adatto per i bambini proprio per la presenza dei polifosfati. Ma il sapore dei formaggini è della stessa materia di cui sono fatti i sogni. E ancora oggi – i formaggini sono sempre in vendita, ma hanno un ruolo abbastanza marginale. Se pensiamo ai triangolini della nostra infanzia non sentiamo il gusto del formaggio, ma una vocetta che riecheggia i celebri slogan della bionda Susanna : ”Pitupitum..pah! “  e ovviamente  della Mucca Carolina: “ Tolon tolon tolon tolon..eeeh oh! “

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