L’assenza di rumore può avere un effetto terapeutico: migliora la memoria, riduce l’ansia, rende più empatici e, perfino, aiuta a dimagrire
Di Enzo Primerano – medico rianimatore
“Hello darkness, my old friend
I’ve come to talk with you again…”
L’anno 2020 verrà sicuramente ricordato come l’anno della pandemia Covid. Come una rivoluzione epocale ci è cascato addosso seminando morte, distruzione, panico e smarrimento. Tutti coloro che hanno vissuto quei terribili momenti in terapia intensiva manterranno indelebile questo brutto ricordo. Spesso la sera, quando uscivo dalla Rianimazione, attraversando il parco per giungere al parcheggio, mi colpiva un certo innaturale silenzio che avvolgeva ogni cosa. Mi accorgevo che tutto era raccolto e muto; non il vociare della gente ma uccelli, alberi, piante, siepi che non emettevano più alcun naturale suono.
Oggi mi torna ancora in mente quel silenzio: un’armonia catalizzatrice che non solo riduce lo stress ma attiva anche la formazione di nuove cellule, controlla la pressione, giova al sistema immunitario. Con il silenzio si dorme per permettere riparazione e ristoro al corpo mentre il cervello cade in un appassionante dialogo con la parte più impenetrabile e profonda della propria psiche, ricevendone istruzioni, ordini e consigli.
Tutte le tecniche di meditazione orientale e occidentale basano l’oggetto del proprio raccoglimento su un sottofondo fatto di silenzio. Nella cultura indù di Bali si celebra il Nyepi Day che è conosciuto anche come Giorno del silenzio: segna l’inizio del nuovo anno nel calendario lunare balinese e cade il primo giorno di luna nuova dopo l’equinozio di primavera. La giornata del Nyepi rappresenta, secondo la cultura e la religione locale, un momento dell’anno da dedicare alla riflessione, alla purificazione e alla liberazione dal male. Per questa ragione, dalle 6 del mattino fino alle 6 del mattino successivo è vietato tutto ciò che potrebbe interferire e distrarre da se stessi.
Il silenzio è parte fondamentale della comunicazione umana. Solo comprendendo le pause si distinguono sillabe e parole. Non è un caso, quindi, che il silenzio sia centrale anche nelle relazioni interpersonali: oltre a consentire la comprensione reciproca, è portatore esso stesso di significati. Il silenzio può̀ indicare accudimento e comunicazione, come quello che lega mamma e bambino durante l’allattamento ma anche complicità̀, vergogna, timidezza o punizione. Gran parte di ciò̀ che comunichiamo passa da gesti e sguardi, più̀ che da parole. E stare in silenzio ci aiuta a concentrarci meglio sulla relazione. Ricordiamoci che nell’ormai lontano 1964 i cantautori Simon & Garfunkel scrissero “Sound of Silence” per porre l’accento sulla crescente incomunicabilità nei rapporti umani.
Il silenzio nella musica e nel linguaggio è come lo zero in matematica: da solo indica privazione, ma se accompagna una frase o una parola ne arricchisce il concetto. Ormai da molti anni le “Medical Humanities” sono entrate a far parte del bagaglio del medico, recuperando l’importanza della comunicazione a livello diagnostico e terapeutico.
Ma esiste davvero una cura del silenzio? Possiamo affermare di sì; numerosi studi sono stati fatti al proposito e dimostrano che il silenzio migliora la memoria, riduce l’ansia, rende più empatici e, perfino, aiuta a dimagrire … I ricercatori della Brigham Young University e della Colorado State University, infatti, hanno condotto un esperimento in cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista “Food Quality and Preference”. Alcuni volontari sono stati sottoposti ad un test: mangiare dei bretzel prima ascoltando musica o rumori in cuffia a volume medio-alto, poi mangiarli a volume più basso. Dai risultati è emerso che chi riusciva a sentire i rumori della masticazione non mangiava più di 3 bretzel, mentre chi era completamente “immerso nella musica” ne mangiava 4 o più. In pratica, chi è in grado di udire la masticazione mentre mangia ha maggiore consapevolezza di quanto effettivamente sta mordendo a un certo punto si ferma, cosa che invece non accade in chi è distratto dai suoni. Ecco perché, quando possibile, sarebbe bene sperimentare il silenzio terapeutico.
Che sia quello di radio, tv, del traffico, del vociare rumoroso e indistinto delle chiacchiere per strada come in ufficio o in vacanza, il rumore è una costante delle nostre giornate. Quanto il rumore avvolga le nostre giornate è dimostrato dal senso di benessere che ognuno di noi prova quando si ritrova in un luogo silenzioso.

Le persone a contatto continuo con i rumori tendono a soffrire maggiormente di disturbi collegati al sonno e di problemi cardiaci. Al contrario, numerosi e recenti studi hanno rilevato i benefici inaspettati del silenzio. A cominciare dalla memoria. Secondo un’autorevole ricerca, portata avanti da Imke Kirste della Duke University, due ore di silenzio al giorno solleciterebbero lo sviluppo cellulare nell’ippocampo, la regione del cervello collegata alla formazione della memoria. Rimanendo concentrati, pertanto, la nostra memoria guadagna punti giorno dopo giorno. Ciò vuol dire che, se lo studio andrà avanti, si potrà scoprire un nuovo modo per trattare le persone con malattie collegate alla regressione cellulare, quali la depressione o la demenza.
Meno ansia e antidolorifici con il silenzio
Come già accennato, il silenzio è una caratteristica della meditazione i cui benefici sono oggetto di vari studi da tempo, come quello di Adam W. Hanley dell’Università dello Utah (Usa), che ha indagato circa gli effetti della meditazione su corpo e mente. Si è visto così che alcuni gruppi di persone, in procinto di sottoporsi ad intervento chirurgico, hanno riportato sollievo dal dolore, riduzione del desiderio di farmaci antidolorifici e riduzione dell’ansia. “Rumori esterni e interni ci allontanano dalla conoscenza di noi stessi”: lo afferma Moshe Bar, neuroscienziato di fama internazionale. “Attraverso la meditazione e il silenzio è possibile godere delle piccole cose che ci circondano e che molto spesso si danno per scontate.
Il rumore- è scientificamente provato- rappresenta il principale generatore di stress, con la conseguente produzione inappropriata di cortisolo (l’ormone dello stress) e di adrenalina. In particolare, uno studio condotto dal Karolinska Institut e dal Norwegian Institute of Public Health e pubblicato sulla rivista “Occupational & Environmental Medicine” ha evidenziato che l’inquinamento acustico è un nemico del girovita. Sono state esaminate 5.075 persone residenti in cinque aree suburbane e rurali nei pressi di Stoccolma: per ogni 5 decibel che eccedono il limite ‘standard’, pari a circa 45, il girovita aumenta di 0,21 centimetri, specialmente nelle donne. L’esposizione al rumore farebbe aumentare la produzione di cortisolo, l’ormone dello stress. Proprio questo ormone se presente in elevate quantità gioca un ruolo importante nel deposito di grasso nella zona addominale.
Quindi senza indugio abbandoniamoci al fascino troppo spesso inesplorato del silenzio, e il nostro corpo ce ne sarà grato. Ripagandoci in salute e benessere.