L’affermazione della società monogama segnerebbe il passaggio dell’imbellettamento dagli uomini alle donne
Di Giovanni Paolo Magistri – biologo

La spinta alla procreazione è premiata, quantomeno negli animali superiori, con il reciproco soddisfacimento sessuale; secondo i moderni sessuologi l’orgasmo è da considerarsi il maggior appagamento psico-fisico e non potrebbe essere diversamente in quanto, contrariamente, ne comprometterebbe il successo evolutivo.
Di pari passo il mimetismo è utilizzato dagli animali per “imbrogliare” i predatori e rendere loro difficile l’identificazione della preda. Nel regno animale solitamente tra i due sessi quello femminile è più geneticamente predisposto al suo utilizzo; la femmina ha colori meno sgargianti, tendenti a confondersi con l’ambiente e a volte a cambiare secondo il ritmo delle stagioni, diversamente dal maschio che possiede una livrea più appariscente, capace di indurre la femmina all’unione procreativa in quanto è rappresentazione di salute ed efficienza fisica.
La differenza strabiliante tra la ruota del pavone maschio esibita per il corteggiamento e la sua assenza nella femmina, unitamente agli spenti colori, ne sono solo un esempio.

Questa strategia genetico-comportamentale è stata utilizzata anche dall’uomo fino a tempi relativamente recenti ove il maschio attraverso esclusive danze tribali proponeva alla femmina le vicendevoli alternative.

Con il formarsi delle iniziali società umane monogame e la conseguente creazione del “nucleo familiare” come unità collante delle società organizzate parrebbe iniziare una sorta di inversione di quanto descritto; la femmina, al riparo ormai delle mura domestiche e con il maschio indaffarato nella ricerca del cibo, inizia ad avere la possibilità di crescere la propria prole con minor apprensione e forsanche dedicare maggior attenzione al proprio aspetto e intanto, per l’appunto, indurre il partner alla routinaria e incessante ricerca del cibo.

Poggiando il proprio comportamento su queste leve la femmina umana si è impadronita di quanto era un’esclusività maschile: incipriarsi il volto, rimarcare i lineamenti degli occhi, tingersi le labbra. Così come sovrastare i feromoni naturali con quelli artificiali ha assunto importante rilievo per la propria affermazione e la conquista del maschio.
In questi ultimi anni stiamo assistendo ad una sempre maggior proposta dell’industria della cosmesi al mondo maschile e interessante sarebbe stimare quanto sia dovuto ad una effettiva richiesta e da quanto, invece, sia dovuto ad una forzatura di mercato.
La femminilizzazione del comportamento maschile così come lo scemare della femmina civettuola e gentile- unitamente al condiviso assottigliamento delle differenze nel mondo del lavoro tra i due sessi- lascerebbero intravvedere un nuovo mutamento all’orizzonte sull’organizzazione delle società monogame; anche le molteplici legislazioni hanno dovuto rivisitare regole che apparentemente fino a qualche decennio fa apparivano inconfutabili ai più.
Tra i capovolgimenti di fronte precedentemente descritti e le moderne spinte socialmente riscontrate sembrerebbe emergere la necessità di un avvicinamento comportamentale tra i due sessi umani; d’altronde, uno studio dell’Università di Pisa ha verificato come nella fase iniziale di una relazione il livello di testosterone si abbassi nei maschi e viceversa s’innalzi nelle femmine e il livello di cortisolo, ormone dello stress, sia invece praticamente identico.
Un’ultima considerazione interessante è constatare come in gioventù il maschio, contrariamente alla femmina, esibisca un atteggiamento più libertino e che con il passare degli anni, in entrambi i sessi, subisca una sorta di inversione.