Non mi ricordo

E’ davvero importante ricordare per filo e per segno la trama di un libro? No, perché leggere ci arricchisce comunque e ci fa provare emozioni assieme ai vari personaggi

 Di Marco Vittorio Ranzoni – giornalista

Penso di essere un cattivo lettore. Ho la casa piena di libri, ma se mi chiedete quali siano gli ultimi dieci che ho letto ne ho solo un ricordo fumoso. Mi capita di ricordare la trama di romanzi che mi hanno appassionato da ragazzo, tipo ‘Il vecchio e il mare’, ‘Siddharta’ o ‘Il buio oltre la siepe’ e di non saper riassumere per sommi capi l’ultimo giallo di Carrisi.

E non è questione di ‘peso’ dell’autore o di bontà della scrittura, se no la cosa sarebbe comprensibile. Allora a volte mi chiedo se la lettura sia utile, se sia davvero importante, dato che mi sembra di non trattenerne che alcuni sprazzi disorganizzati.

E i libri della scuola, dell’Università? Già pochi giorni dopo un esame ho sempre faticato a ricordare quello che per settimane o mesi mi aveva affollato il cervello.

Ma allora forse è proprio qui, il punto. Il cervello consuma un sacco di energia, anche per elaborare un ricordo: non lo fa gratis. Quindi ciò che può risparmiare, risparmia. Qualcuno mi dovrà spiegare perché alcuni ricordino tutto senza sforzo e io no, ma le differenze sono il sale della vita.

Quando mi prende lo sconforto penso però che -in fondo- noi non siamo altro che la somma di tutto quello che abbiamo fatto, vissuto, visto. E letto. Anche se non ricordiamo i dettagli, abbiamo fatto nostre le parole e condiviso per un po’ le vite dei mille protagonisti dei nostri libri. E siamo stati per qualche ora seduti in compagnia degli scrittori che abbiamo amato, come vecchi amici, davanti a un caffè o un bicchiere di vino.

Di recente, ho letto una ventina di romanzi di Simenon. Non i suoi più noti, con l’ispettore Maigret, ma una parte della sua enorme produzione di racconti ‘duri’ (li pubblica Adelphi in una bellissima collana). Li ho letti tutti di seguito, perché adoro come scrive: ogni parola sempre al posto giusto, insostituibile con un’altra, come ebbe a dire una volta Andrea Camilleri.

Bene, ne saprei riassumere con dovizia forse un paio, però ora mi sento parte permanente di quel mondo, come se fossi stato in viaggio con lui, tra i vicoli bui di Parigi, nei porti e nelle nebbie della Bretagna, a cogliere gli intrighi, le miserie e i personaggi delle sue storie crude.

La faccenda del cervello e dell’energia da risparmiare mi fa pensare che in fondo non sia necessario ricordare troppi dettagli, che si possono facilmente recuperare alla bisogna: Einstein, a chi gli chiedeva il numero di telefono, rispondeva stupito che mai lo avrebbe imparato a memoria, se poteva essere scritto su un biglietto da tenere in tasca.  

In fondo, la prima lezione, forse la più importante dell’Università è che sapendo dove cercare, non occorra portare i concetti a memoria: molto meglio concentrarsi sullo sviluppo della logica connessione tra le nozioni e le conoscenze.

Internet ci ha dato accesso all’immensa libreria della conoscenza universale: è lì a nostra disposizione. Solo pochi anni fa si trovava una minima parte di questo nelle biblioteche, mentre oggi lo abbiamo disponibile tra le mani ogni giorno.

Lì si trova tutto quel che non serve ricordare, tranne l’odore del pesce e le voci dei pescatori che tornano all’alba a Concarneau.

Per sentire quelli, bisogna per forza leggere.

Georges Simenon (1903- 1989)

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