Le parole di una poesia sono quelle e quelle soltanto, e sulla loro stessa pelle s’imprimono. Sulla mente s’imprimono con le emozioni, con le riflessioni che suscitano in chi le legge
Di Rosa Mininno – psicoterapeuta, ambasciatrice della lettura per il centro del libro MiC (Ministero della Cultura), e presidente della Scuola Italiana di Biblioterapia

La poesia non è sempre dolce, romantica, nostalgica, amorosa. E’ anche sferzante, tagliente, bruciante. Non è sempre una carezza, un bacio, è anche una ferita, uno schiaffo, una bruciatura sulla pelle delle parole in cui vive.
Nella pagina in cui Leopardi ha scritto L’Infinito ci sono solo due, tre correzioni, tutto il resto della poesia è come il poeta l’aveva concepita. I poeti fanno poche correzioni perché le parole dentro di loro si fanno strada velocemente tra i distretti della mente della memoria, delle emozioni, del pensiero, del movimento, delle sensazioni.

Dritte in superficie alla meta del foglio bianco, confluiscono dalla mente alla mano che scrive, come un fiume che sfocia in mare, alacremente, quasi temessero di perdere il ritmo, il momento. Si fanno strada le parole come se corressero su una pista di atletica, come se prendessero un ascensore veloce di un grattacielo per arrivare lassù, quaggiù dove viviamo.
La poesia non è sempre ispirata, è anche costruita. Che sia composta da rime ricercate o versi sciolti è una forma espressiva letteraria unica.
Si può tentare di spiegare, ma ciò che il poeta o la poeta ha scritto e voluto dire nei suoi versi lo sa davvero solo lui, solo lei. Chi legge interpreta, non sa.
Le parole di una poesia sono quelle e quelle soltanto e sulla loro stessa pelle s’imprimono. Sulla mente s’imprimono con le emozioni, con le riflessioni che suscitano in chi le legge.

Basta un verso soltanto: M’illumino d’immenso per dire tutto e di più, anche l’inesplicabile, lo stupore, la gioia, la propria finitezza, la propria immensità divina.
Perché divina è la vita e la poesia sa interpretarla e trasmetterla a qualsiasi latitudine, a qualsiasi longitudine.

Intarsi colorati dalle emozioni, viaggi basculanti tra il passato, il presente, il futuro. Una osmosi mentale atemporale, panculturale, radice e fondamenta del pensiero poetico.
Oggi pomeriggio qui dove abito c’è stato un forte temporale, preceduto da un vento violento che scuoteva le chiome degli alberi facendo oscillare i fusti. I pini, gli alberi tutti ondeggiavano, poi la pioggia intensa, fitta, veloce, assordante accompagnata dalla grandine ha sommerso la terra. Il profumo della terra bagnata era prepotente, forte, penetrante. Bello.
Nonostante tutto, poetico quel momento. La pioggia battente si è impressa nella mia mente e nel corpo. Quel profumo di terra bagnata si tradurrà in parole, rimarrà sulla loro pelle, saliranno un giorno a viversi in poesia.
Finita la pioggia, poco fa, sono andata a vedere gli alberi da frutto, le rose e gli altri fiori. Alcune ciliegie sono cadute, le mangeranno gli uccelli, alcuni fiori si sono sparsi sulla terra. Sono andata a vedere il noce, bello, giovane, forte, pieno di malli verdi. Nutrono gli alberi da frutto, li guardo grata della loro esistenza.
Poetici i loro fiori, poetici i loro frutti. I malli sul noce sono ancora lì, sui rami, il vento forte non è riuscito a strapparli via.Ne coglierò un po’ il 24 giugno, a San Giovanni, per fare il nocino, il liquore di boscoche sa d’ombra e di luce, di terra e di cielo. Una poesia anche lui, una tradizione. Lo berremo a Natale, insieme, perché ha bisogno di tempo, come noi, per maturare.
Il tempo… anche donare il proprio tempo è poetico. La poesia vive sulla pelle delle parole e delle azioni.
La poesia è terapeutica? Sì.
In biblioterapia, tecnica terapeutica, educativa e formativa che utilizza il libro e la lettura scelta e guidata finalizzata al raggiungimento di obiettivi terapeutici, educativi e formativi la poesia, come il romanzo, il teatro, i saggi, i diari, le autobiografie, i libri testimonianza, ha il potere di scardinare cancelli nella mente e di liberare il pensiero, i ricordi, le emozioni chiusi in una gabbia dalla sofferenza psichica, dalla solitudine negativa, dal bisogno insoddisfatto di conoscenza e di espressione della propria creatività. Una prigione con la porta aperta, che solo occhi nuovi in noi possono vedere per uscire e vivere pienamente e consapevolmente. Vivere la propria solitudine ontologica, anche lei radice poetica, una solitudine positiva dalla quale si può uscire senza fuggire e alla quale si può tornare senza paura.
Il telaio della vita tesse trame archetipiche che nella poesia e nella narrativa, in genere, si intrecciano nel tessuto della propria esistenza, creando intarsi, disegni intrisi di vissuti soggettivi e collettivi, ma anche universali.
La poesia, più delle altre forme espressive letterarie racchiude in sé verità e libertà. La poesia è bellezza sferica, ma anche bellezza prismatica.
Sulla pelle delle parole scrive se stessa.
Non c’è nulla da aggiungere se non godere delle parole scritte sulla potenza della poesia, in particolare dell’Infinito.
Infinito potente che trasmette l’emozione del Leopardi, quando la scrisse.
Grazie
"Mi piace""Mi piace"
Grazie delle belle riflessioni!
"Mi piace""Mi piace"