I miei amati Nobel

L’incontro con Murray Gell-Mann, premio Nobel per la Fisica nel 1969: ricordi e aneddoti di una press officer durante i convegni italiani di “10 Nobel per il futuro”

Di Paola Emilia Cicerone – giornalista scientifica

Murry Gell-Mann ((1929-2019)

Nobel Prize Outreach. Photo: Bernhard Ludewig

Come ci si comporta con l’uomo più intelligente del mondo? Parliamo, ovviamente, di una qualifica non certificata, ma comunque piuttosto impegnativa. Anche se quando mi sono trovata di fronte a Murray Gell-Mann – è di lui che si parla, premio Nobel per la Fisica nel 1969 e molto altro – avevo già incrociato un buon numero di premi Nobel e mi ero fatta qualche idea sulla categoria. Tutto è avvenuto grazie a un gruppo di colleghi visionari – o incoscienti – che mi aveva coinvolta in un’impresa coraggiosa: promuovere la divulgazione scientifica portando a Milano gruppi di premi Nobel disposti a tenere conferenze pubbliche, ma anche a incontrare ricercatori e studenti, imprenditori e naturalmente giornalisti. Di questi ultimi mi occupavo io, in quanto addetto stampa – press officer, o attaché de presse, come amavo dire nei rari casi in cui mi trovavo di fronte a un interlocutore francese. E in questi casi l’elegante definizione era l’unico vantaggio concessomi, perché scoprii presto che gli scienziati francesi e francofoni erano spesso meno socievoli e disponibili dei loro colleghi.

Un giovane Renato Dulbecco(premio Nobel per la medicina 1975)

Inevitabilmente, nel corso degli anni (i convegni nati col titolo 10 Nobel per il futuro proseguirono per quasi tutto il decennio) la frequentazione di tante menti illustri mi portò a fare alcune bizzarre considerazioni. E a farmi un’idea tutta particolare della vecchiaia: a me non ancora quarantenne i nostri ospiti sembravano tutti assai maturi, ma è indubbio che i settantenni abbondassero e non mancava anche qualche novantenne. Abbastanza da smentire qualunque luogo comune sui vecchietti dediti solo a partite a carte o alle visite all’Asl.

Rita Levi Montalcini(premio Nobel 1986)

All’epoca la rivalutazione dei senior che per fortuna viviamo oggi era ancora lontana, ma non c’è dubbio che questi grintosi signori (e signore, non dimentichiamo Rita Levi Montalcini) fossero in grado di tenere brillanti lezioni, gestire progetti di ricerca e in qualche caso amministrare istituzioni prestigiose: potevano avere i capelli bianchi, ma vecchi certamente non erano. Nel corso degli anni avevo poi stilato una mia personale classifica di gradimento, in cui i primi posti spettavano a chimici e fisici teorici, spesso insolitamente amabili, mentre i più impegnativi da gestire risultarono essere economisti e medici (non tutti: Renato Dulbecco, per dire, era una persona deliziosa). Forse chi per necessità accademiche o scientifiche era costretto a immergersi nella realtà perdeva la serenità concessa a chi viveva tra le provette o, come amava raccontare mostrando una matita Sheldon ”Shelly” Glashow (premio Nobel per la fisica nel 1979) portava in giro il suo laboratorio nel taschino della giacca. In ogni caso, era un consesso di personaggi straordinari, anche se non necessariamente di geni: c’erano personaggi geniali, ma fu presto chiaro che molte scoperte straordinarie sono dovute soprattutto a forza di volontà, ostinazione e un pizzico di fortuna.

Nel 1998, però, arrivò a Milano Murray Gell-Mann. E sulla sua genialità non c’erano molti dubbi, non solo per aver vinto il premio Nobel per la fisica per la sua teoria sulla “ottuplice via” che cercava di fare ordine tra le particelle contenute nel nucleo dell’atomo. La sua scoperta più famosa è quella delle particelle da lui ribattezzate Quark – un nome tratto dal Finnegans Wake di James Joyce – ma al di là di questo Gell-Mann vantava un curriculum impegnativo, dall’iscrizione all’Università di Yale all’età di 15 anni, alla conoscenza di un numero infinito di lingue e di discipline, senza dimenticare il suo interesse per l’ambiente e gli studi sulla complessità. “Ha cinque cervelli, ognuno dei quali è più intelligente del nostro”, ha scritto di lui il suo agente letterario John Brockman. Un tipo così mette inevitabilmente soggezione, o forse anche no: “Se è tanto intelligente possiamo stare tranquilli, è ovvio che è su un altro piano e non si aspetterà troppo da noi”, suggerii ai colleghi, piuttosto preoccupati all’idea di doverlo intrattenere. Una delle caratteristiche dei nostri eventi, infatti, consisteva nel coinvolgere gli ospiti non solo negli appuntamenti ufficiali ma anche in incontri conviviali, visite culturali, rappresentazioni teatrali e altro. Insomma, bisognava andare in giro col signor genio, sentirlo ordinare in cinese al ristorante cinese, e sperare di non apparire troppo scemi.

Sapendo di essere in buona compagnia: pare che un suo collega dal nome esotico, di fronte all’ennesimo tentativo di Gell-Mann di correggerne la pronuncia, avesse protestato esclamando ”è il mio nome! Lo so come mi chiamo!”. Insomma, eravamo nei guai. Per non parlare degli incontri con i giornalisti: organizzare interviste su temi tanto complessi non era mai facile e in questo caso, con qualche rara eccezione (ricordo con sollievo un giornalista laureato in fisica con cui finalmente lo scienziato poté discutere serenamente) dovemmo fare i salti mortali. Perché in realtà, come molte persone straordinariamente brillanti, Gell-Mann non aveva molta pazienza con chi troppo brillante non era. E tra le qualità che gli mancavano (oltre alla capacità di aggiustare il motore di un’automobile, come ricorda un suo amico) c’era probabilmente l’intelligenza emotiva. Di quei giorni passati col fiato sospeso ricordo però un momento piacevole: passando in macchina dalla Certosa di Pavia ci fermammo brevemente per fargliela vedere. E avemmo la fortuna, io e il giovane studente che ci faceva da autista, di ascoltare una bellissima lezione su quel monumento che avevamo visto tante volte e che lui, che lo vedeva per la prima volta, conosceva e comprendeva molto meglio di noi.

NB Per chi volesse saperne di più, il sito della Fondazione Nobel (www.nobelprize.org ) è una miniera di informazioni su Gell-Mann e sugli altri personaggi citati. Di Gell-Mann è disponibile l’autobiografia Il quark e il giaguaro: Avventura nel semplice e nel complesso (Bollati Boringhieri 2017). Su 10 Nobel per il futuro si trova, su Amazon o comunque on line, qualcuna delle pubblicazioni allora realizzate.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...