Informazione promozionale
La scienza è una cosa grande, recita l’ultimo riuscito spot di Yakult. Ed è proprio così, se consideriamo un binomio cui abbiamo accennato tante volte in queste pagine: microbiota ed intestino. Vediamo allora di approfondire e riassumere circa il loro rapporto sul nostro organismo. Non per nulla, repetita iuvant.
Per farlo dobbiamo necessariamente partire dal microbiota intestinale, fino a pochi anni fa indicato con il termine “flora”: una parola che, benché meno precisa dal punto di vista microbiologico, senz’altro si prestava bene ad un paragone fra l’intestino umano ed un ecosistema molto ricco e variegato, al pari di una foresta di alberi.
In sintesi, il microbiota è una “foresta” di microrganismi diversi tra loro – oggi si parla di circa 38 trilioni di microbi appartenenti a circa 1.000 specie – che interagiscono e formano un ecosistema specifico, eterogeneo da individuo a individuo, influenzato da numerosi fattori che favoriscono lo sviluppo preferenziale di alcune specie rispetto ad altre.
Con questa premessa, si comprende come la composizione del nostro microbiota sia strettamente legata al nostro intestino. Ad esempio l’ambiente acido o la presenza di determinate sostanze, comprese quelle che “nutrono meglio”, possono favorire la proliferazione di un certo tipo di flora e creare questa diversità interindividuale.
L’intestino svolge molteplici funzioni indispensabili per il nostro organismo, che sono influenzate dalla composizione del microbiota.

Ad esempio, un intestino in salute può essere un importante scudo per contrastare l’ingresso di microbi dannosi nel nostro corpo. E ciò è particolarmente importante, se pensiamo che le pareti dell’intestino sono a diretto contatto con l’ambiente esterno. Fondamentale quindi il suo ruolo di organo immunitario. Per fare questo, non a caso, l’intestino è dotato di circa la metà delle cellule del nostro sistema immunitario.
Con due importanti centri di Ricerca scientifica, Yakult svolge studi sul microbiota intestinale, in individui sani e in diverse condizioni patologiche, per capire in che modo la microflora intestinale influisca sulla salute nei diversi aspetti dalle funzioni digestive alle difese immunitarie, senza dimenticare l’attività endocrina e quella del sistema nervoso. Al tempo stesso si continua a studiare la flora intestinale per conoscerne meglio la struttura e le funzioni e individuare batteri ancora ignoti.
L’importanza del microbiota
La “flora” intestinale è la protagonista di un’altra funzione del nostro intestino: essa è infatti in grado di nutrirsi di sostanze che arrivano indigerite all’intestino, tipicamente le fibre, che vengono pertanto fermentate. Come risultato di questo processo, si ha la produzione di diverse sostanze utili al nostro organismo. Una di queste, il butirrato, aiuta ad esempio a mantenere in salute le cellule dell’intestino stesso.
La flora intestinale viene a contatto con tutto ciò che ingeriamo, e che può avere su di essa un effetto, positivo o negativo. Fattori che possono minare l’equilibrio del microbiota sono ad esempio alcuni farmaci, come gli antibiotici. Un altro fattore può essere lo stress, che ci porta ad un’ulteriore funzione del nostro intestino, ovvero alla sua proprietà di “comunicare” con il cervello.
Comunicazione microbiota-cervello
Molti studi suggeriscono che le interazioni tra il microbiota e l’ospite a livello dell’intestino portano al rilascio di molecole del sistema immunitario, neurotrasmettitori e metaboliti microbici che possono influenzare i messaggi neuronali ed eventualmente regolare le funzioni cerebrali e il comportamento.
I ricercatori hanno dimostrato che il metabolita microbico 4-etilfenilsolfato è sufficiente per indurre un comportamento simile all’ansia nei topi e che il microbiota intestinale è in grado di modulare il sistema nervoso enterico, una rete di neuroni che governa le funzioni del tratto gastrointestinale.
Inoltre, si è visto che il microbiota sintetizza e risponde a numerose sostanze neurochimiche, tra cui la serotonina e il GABA (acido gamma-amminobutirrico), coinvolte nel comportamento e nelle attività cognitive umane.
Infine, molti metaboliti del microbiota come gli acidi biliari secondari e gli acidi grassi a catena corta sembrano implicati nelle funzioni gastrointestinali, nella regolazione della pressione sanguigna, nel ritmo circadiano e nella funzione neuroimmune.
Sì, decisamente la scienza è una cosa grande …